Lavoro e professione

Medicina generale: si tratta da giovedì 15. La piattaforma Smi

Dopo le polemiche Fimmg-Regioni (VEDI ), chiuse con la "promessa" di entrambi le parti di trattatre "nel merito"dell'assistenza territoriale, giovedì 15 maggio si entra nel vivo della trattativa e sopo la prima riunione in cui la Sisac ha illustrato il suo schema di trattativa (VEDI ) sarà la volta della messa a punto vera e propria dell'articolato.

E dopo quella della Fimmg (VEDI ) e quella dello Snami(VEDI ), arriva sul tavolo della struttura regionale per le convenzioni anche la bozza di piattafroma del sindacato medici (Smi), accompagnata da una lettera del segretario generale, Salvo Calì alla Sisac dove sottolinea come le trattative si siano «aperte con una sensazione di deja vu, con il ripetersi di vecchi riti da "I Repubblica"». «La Fimmg prima, lo Snami poi - scrive - hanno chiesto incontri separati dalle altre sigle sindacali, interpretando, o meglio, mortificando così le stesse norme che regolano i tavoli per la contrattazione per il rinnovo dell'Acn per la medicina generale». «Non si comprende – continua - come un sindacato, oltretutto il più rappresentativo dell'area, possa avere il "panico" da confronto, forse un'inconscia paura della democrazia. Seguito, come un replicante, dalla seconda sigla del settore, spinta da chissà quale spirito emulativo. Lo Smi non è d'accordo con queste richieste perché prive di logica: la trattativa è tra la parte pubblica e i sindacati dei medici, in modo trasparente, pubblico, con una dialettica aperta tra tutti i protagonisti nell'interesse della categoria e del Ssn».

«Infine – conclude Calì rivolgendosi alla Sisac - se passasse questa linea dei tavoli separati ne deriverebbe un effetto domino anche sulle altre convenzioni, cioè Specialistica Ambulatoriale e Pediatria…Una sorta di balcanizzazione della contrattazione. Un effetto deleterio, che vorremmo tutti che si scongiurasse».

Entrando nel merito delle proposte, Maria Paola Volponi, responsabile nazionale Smi per l'area Convenzionata (e componente della delegazione trattante che parteciperà all'incontro del prossimo giovedì - 15 maggio), spiega: «Si punti alla medicina di iniziativa, ai team multi professionali, funzionali alla domanda di salute dei cittadini e del territorio, però si sgomberi il campo da modelli associativi rigidi, inutili e obbligatori. Ma andiamo con ordine. Non è accettabile che il nuovo Acn, con la scusa della riorganizzazione, riduca la retribuzione dei medici. Una migliore gestione delle risorse (lotta al malaffare e alla cattiva gestione), oltre allo spostamento di fondi dall'ospedale al territorio, servirà senz'altro a finanziare la maggiore qualità dall'assistenza operando una rimodulazione e una redistribuzione del finanziamento del Ssn per il potenziamento e la riorganizzazione della rete territoriale. Le esperienze del passato recente dimostrano come l'attività sanitaria territoriale in prima linea, di front-office con gli assistiti, non sia sufficientemente valutata con formule matematiche e ragionieristiche: l'assistenza medica territoriale è più assimilabile ad un processo di tipo biologico che a una serie di teorie matematiche contabili. In questa logica va inquadrata la riorganizzazione delle cure primarie, non uno slogan per i giornali, ma una vera razionalizzazione dei servizi che veda il territorio come snodo strategico per il superamento della costosa, inefficiente e ormai antiquata visione ospedalocentrica del Ssn».

«In attesa di investimenti adeguati, questa nuova convenzione si rinnova a risorse invariate, cioè a "costo zero" – chiarisce Volponi - possiamo però introdurre alcuni assi portanti per questo importante cambiamento (che abbiamo riassunto di seguito con alcune parole chiave). Tra questi, è centrale la stretta correlazione tra ruolo unico e tempo pieno. Non è pensabile che nel prospettato processo di unificazione di tutte le figure della medicina generale non si includa la fine della precarietà e dell'attuale frammentazione: bisognerà dare certezze e prospettive ai professionisti che operano nel ruolo unico, prevedendo, nelle forme e nei tempi possibili anche alla luce delle esperienze di alcune regioni, il tempo pieno, garanzie e la fine del ricorso massiccio ai contratti a tempo. Non solo: si devono affrontare altri nodi irrisolti o, almeno, cominciare a prefigurare risposte adeguate, anche dal punto di vista formativo, a una vera e propria mutazione antropologica del lavoro dei camici bianchi, si pensi alle sfide dell'innovazione tecnologica, agli aspetti relazionali derivanti dal lavoro in équipe, ma soprattutto al passaggio dalla medicina di attesa a quella di iniziativa, anche nel rapporto con i cittadini. Non possiamo arrivare impreparati, scaricando tutto l'onere di questa trasformazione sulle spalle dei medici e nel volontarismo delle Regioni».

«Infine – ribadisce la dirigente Smi - in questo contesto, tra tutti i medici impegnati sul territorio va richiamata l'attenzione sull'area dell'emergenza 118 che, oltre a garantire i cittadini nei momenti più difficili della loro vita, rappresenta anche il tipico esempio di collegamento tra Ospedale e Territorio. Questi professionisti operano comunque, il più delle volte, in situazione di incertezza contrattuale e normativa, quindi vanno garantite tutele e certezze attraverso un accordo di transizione propedeutico al passaggio a dirigenza. Allo stesso modo, va data maggiore attenzione contrattuale ai medici della continuità assistenziale, della medicina dei servizi e della medicina penitenziaria, mentre per tutte le figure della Medicina Generale bisogna riconoscere le tutele di cui godono tutti i lavoratori».

«E anche se lo spazio giuridico degli Acn non consente di affrontare alcuni dei temi accennati – conclude Volponi – allo stesso modo non si può prescindere dalla consapevolezza che le future convenzioni debbano essere inserite in un quadro di insieme coerente con le prospettive dell'area, indipendentemente dalla possibilità di conseguire risultati nel breve periodo».