Lavoro e professione

Salute&ambiente, Siti: negli ultimi 20 anni controlli scarsi e frammentati

Il rapporto salute e ambiente e quello tra alimentazione e salute sono temi di fondamentale importanza per prevenire le malattie di maggior rilevanza sociale (patologie cardiovascolari, tumori, malattie dell'apparato respiratorio) e per qualificare la spesa sanitaria. Su questi due focus si sono confrontati cento igienisti italiani, specie delle Regioni del Sud e delle Isole, a Capri dal 15 al 16 maggio in occasione del Convegno promosso dalla Società italiana d'igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) dal titolo: «Adeguare la Sanità Pubblica al momento storico del Paese».

Gli operatori hanno analizzato i principali problemi della prevenzione e della sanità pubblica anche in relazione alla bozza del Piano nazionale Prevenzione 2014-2018 (Pnp). I problemi emersi sono molteplici e il presidente nazionale della Siti, Michele Conversano, ha anticipato che saranno presentate proposte di modifica e di integrazione alla bozza di Pnp in fase di completamento da parte dei tecnici del ministero e delle Regioni e che comunque la Siti si adopererà per aiutare e affiancare le Regioni in fase di articolazione regionale del Pnp, per migliorarne profondamente il testo proposto a livello nazionale.

La debolezza dei controlli ambientali. Uno dei nodi fondamentali da sciogliere è quello della scarsa efficienza e frammentarietà con cui sono stati condotti negli ultimi venti anni i controlli ambientali. Un contributo positivo potrebbe arrivare dall'introduzione dei Livelli essenziali di prestazioni tecnico-ambientali (Lepta). «Sarà così possibile definire - spiega la Siti - quali sono i controlli realmente necessari per la tutela della salute umana in un contesto di semplificazione delle procedure, collaborazione con il mondo produttivo e di informazione alla popolazione».

A questo proposito, gli igienisti italiani chiederanno di partecipare al Tavolo dei Lepta, previsti dalla nuova legge sulle Agenzie ambientali approvata il 17 aprile dalla Camera e ora in discussione al Senato.

«Si tratta di un provvedimento passato all'unanimità che potrebbe aumentare la credibilità del sistema dei controlli - spiega la Siti - con la garanzia di standard qualitativi e quantitativi di controlli ambientali in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. E finalmente gli operatori della prevenzione potranno dire quali e quanti controlli ambientali sono necessari per la tutela della salute umana. Purtroppo non vengono previste risorse economiche e c'è il rischio che tutto resti come prima».

L'Ue chiede ai Paesi Membri una pianificazione dei controlli basata su "ampio e diffuso sistema informativo ambientale, coordinamento dei corpi ispettivi, collaborazione con le imprese", ma l'Italia è ancora lontana da questo modello e sconta un eccesso di frammentazione.

«Il nostro sistema è caratterizzato da undici strutture e Corpi ispettivi - spiega la Siti - che fanno controlli in campo ambientale, con regole complesse che sfociano in incertezze (delle pubbliche amministrazioni), ritardi (che penalizzano le imprese) e sanzioni che sono spesso applicate con un eccesivo grado di discrezionalità».

«Sono diverse le ragioni - sottolinea Carlo Signorelli, vicepresidente della Siti - del sostanziale fallimento delle politiche ambientali italiane negli ultimi 20 anni, come ha sancito l'OCSE in un documento dello scorso anno. Ci sono state azioni non coordinate tra ambiente, sanità e imprese e troppe frammentazioni normative che hanno favorito ideologie contrapposte. Ci sono anche grandi difficoltà dei decisori per i gravi fenomeni legati alla criminalità organizzata. Occorre per il futuro fare uno sforzo di integrazione tra operatori sanitari e altre professionalità e in particolare con gli addetti ai controlli ambientali per programmare e valutare i dati rilevanti per la salute dell'uomo e delineare le azioni di prevenzione e di precauzione".