Lavoro e professione

Codice deontologico dei medici: luci e ombre di sindacati e politici

Sindacati "mediamente" soddisfatti; politici "politicamente" entusiasti. A conti fatti i festeggiamenti per l'approvazione del nuovo Codice deontologico dei medici approvato dalla Fnom (VEDI), risultano tutto sommato "tiepidi".

Ecco i commenti.

Leo Mencarelli e Rosella Zerbi, segretria Nazionale Anaao Assomed: «Il nuovo codice, oltre che rappresentare quali punti fermi dei doveri delle categorie interessate, si apre a nuove prospettive ponendosi come esempio propulsivo di nuovi orizzonti che dovranno poi essere tradotti in quadri normativi. E' un codice molto ampio, in alcuni aspetti forse eccessivamente, che si occupa di nuove problematiche sinora escluse, vedi la medicina potenziativa, la medicina militare ed i rapporti con le nuove tecnologie informatiche. Importante soprattutto l'articolo 3 che definisce le competenze del medico stabilendo confini più precisi di riferimento all'azione comune dei professionisti. Rilevante non solo per i professionisti, ma anche per i cittadini che devono orientarsi tra oltre 20 professioni sanitarie.
Altrettanto importante il concetto di non delegabilità delle specifiche competenze professionali e il ruolo attivo che il medico deve avere nell'innovazione e organizzazione sanitaria, nonché i fondamentali e irrinunciabili concetti di autonomia e indipendenza da qualsivoglia condizionamento. Ampio risalto viene dato alla lotta all'abusivismo sanitario condivisa all'unanimità da tutti i presidenti. Rilevanti anche le norme deontologiche sul funzionamento dei comitati etici e delle sperimentazioni anche alla luce dei fatti recenti, vedi caso Stamina, che in mancanza di confini definiti provocano disorientamento nella società. Ancora importante la scomparsa della parola eutanasia dal vocabolario della una professione.
Quindi un codice che tende ad adeguarsi ai cambiamenti molto rapidi che avvengono nella società e nella professione e che tende a ricondurre nell'ambito etico problematiche che sino ad ora erano rimaste in ombra. Un codice che non insegue i cambiamenti, ma in alcuni casi si propone come centro propulsivo e fonte di indicazione per l'esame di nuove problematiche etiche emergenti».

Riccardo Cassi, presidente Cimo-Asmd: «L'approvazione del Codice Deontologico rappresenta un dato importante per il mondo medico, dopo aver avuto infatti un percorso travagliato testimoniato dal lungo tempo intercorso dalla sua prima presentazione, conseguente al fatto di apparire un testo che sembrava rivolgersi più all'esterno che all'interno della categoria (valga per tutto la trasformazione del paziente in persona assistita, poi parzialmente rivista nel testo finale).
Va quindi registrato come dato estremamente positivo che sia stato approvato dal 90% dei Presidenti. Il ritrovare la compattezza sulle regole della professione è stato importante in un momento in cui la crisi generale che coinvolge le istituzioni interessa anche quelle ordinistiche e di categoria, verso le quali si cerca da parte di alcuni, invece di riaffermare i valori della professione come base del ruolo e della carriera, di indirizzare la protesta contro un disagio, che è sempre più presente nei medici a tutti i livelli, come se la soluzione fosse la delegittimazione degli Ordini e l'abolizione dell'obbligo di iscrizione; scelta oltremodoo suicida nel momento in cui la professione è sotto attacco da più parti e le professioni sanitarie ne chiedono l'istituzione per loro.
I sindacati sono stati coinvolti tardivamente nel dibattito e vi è stata un'obiettiva difficoltà a predisporre osservazioni comuni a causa di una visione diversa del medico dipendente (professionista o burocrate?) che divide oggi il mondo della dipendenza, alla fine siamo arrivati alla presentazione di ossevazioni condivise solo da alcuni.
Noi avevamo posto principalmente tre questioni: l'art. 3, l'autonomia delle scelte cliniche dai vari condizionamenti e il non inserimento dell'obbligo assicurativo in assenza di chiare norme. Da quanto so si sarebbe trovata una soluzione accettabile per tutte e tre, anche se prima di esprimere un giudizio voglio leggere il testo finale; per noi è irrinunciabile riaffermare la centralità del medico nei percorsi assistenziali, nel momento in cui le legittime aspirazioni di altre professioni ad adeguare le proprie competenze agli studi compiuti, rischiano in assenza di regole chiare, di aprire conflitti e spacchettamenti surreali del paziente in una componente assistenziale ed una diagnostica – terapeutica che viaggiano paralelle».

Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici: «Dopo 8 anni il rinnovamento del codice deontologico non sembra aver prodotto grandi novità per i medici, e per i cittadini. Il tema centrale che sembra aver attirato l'attenzione dell'opinione pubblica è il cambiamento della parola paziente. Alla fine il risultato è pirandelliano. Un cittadino può essere una persona, una persona assistita o un paziente.
Un punto critico può essere rappresentato dall'obbligo di assicurarsi che però non può ricadere sui medici che lavorano nel servizio pubblico, per i quali la legge deve prevedere un pari obbligo di assicurazione per le aziende sanitarie nell'ambito di una urgentissima riforma complessiva della responsabilità professionale.
Per quanto riguarda i temi etici il codice deontologico sostanzialmente non cambia, e le problematiche aperte dipendono più dalla politica, a partire dalla inaccettabile situazione di ospedali che non garantiscono un numero adeguato di non obiettori per garantire l'interruzione volontaria di gravidanza come previsto dalla legge 194.
Bene la conferma dell'articolo sul rapporto di collaborazione e condivisione con le altre professioni sanitarie. così come la nuova definizione della responsabilità della diagnosi per il medico. Ma il nuovo articolo 3 che "prenota" tutte le competenze esclusive per i medici rischia di vanificare la possibilità di un affidamento condiviso a diverse figure professionali sanitarie di specifici atti nell'ambito della cura e della diagnosi, ferma restando la responsabilità medica dell'unitarietà del percorso clinico diagnostico-terapeutico, avendo come stella polare la salute dei cittadini».

Giacomo Milillo, segretario nazionale Fimmg: «Il Codice approvato dalla stragrande maggioranza degli Ordini, come tutte le cose non è perfetto, ma è quello che ci vuole secondo la grande maggioranza dei presidenti e anche dei medici che questi rappresentano. La democerazia esige si trovi un punto di caduta comune per tutti e il testo finale lo è. Sono contento come medico di quel che è stato fatto perché vuol dire che i presidenti garantiscono come devono la professione. Il puntio negativo della vicenda è invece rappresentato da quel nucleo di Ordini che si è costituito non solo verso la Fnom, ma in tutta la vita associativa della professione e contro tutte le sue istituzioni per fare cartello rispetto a un'opposizione sempre costante e pregiudiziale, che presumo possa avere motivazioni che prescindono dal merito delle azioni. I loro interventi e le loro argomentazioni cominciano a essere sempre meno prese in considerazione non solo dalle istituzioni (Fnom, Enpam ecc.), ma dai singoli presidenti e credo anche dai singoli medici, perché di affermazioni successivamente smentite dall'evidenza in questi anni ne hanno fatte fin troppe. Sono dieci presidenti "perfetti" che unici al mondo sanno vedere in tutti gli altri 96 i difetti e i limiti: beati loro che sono perfetti!».

Pierpaolo Vargiu (Scelta Civica), presidente della commissioe Affari sociali della Camera: «L'ultima revisione del Codice deontologico risaliva al 2006: una revisione nel 2014 denota un atteggiamento molto dinamico della professione e valuto molto positivamente che ci si sia attivati in tal senso. La professione cambia con rapidità estrema e il fatto che l'organismo che rappresenta l'unico garante della professione sia veloce nell'attuare modifiche nel codice mi sembra una grande risorsa». «Non valuto negativamente neanche il fatto che ci siano dieci Ordini che non le condividono: il dinamismo della professione consente di tollerare tranquillamente certe diversità di vedute. Nel merito trovo che le modifiche abbiano riguardato temi sfidanti reali come il tema del rapporto con l'organizzazione del sistema sanitario, l'innovazione tecnologica e il tema della bioetica».

Emilia Grazia di Biasi (Pd), presidente della commissione Igiene e sanità del Senato: «L'aggiornamento del Codice deontologico dei medici è un fatto particolarnmente importante perché in primo luogo prende coscienza dei cambiamenti di contesto del sistema sanitario e contemporaneamente presnde atto diquanto sia cambiata la professione medica. Pensiamo alle tecnologie, all'emergere di nuove figure professionali che compongono l'universo dell'intervento sulla salute. Sono tutte novità che rafforzano la figura del medico nelle sue funzioni fondamentali ma contemporaneamente aiutano anche a prendere coscienza del fatto che la prersa in carico della persona comporta una serie di profesionalità complementari. Tra i temi cruciali spiccano ad esempio il rapporto con le tecnologie, la figura del medico in relazione al vecchio concetto dell'alleanza terapeutica, la questione dell'autonomia del soggetto medico e dunque il rapporto con la libertà di di cura e la scienza in un contesto etico. E' un codice che ricolloca nella contemporaneità il ruolo medico in un mondo moderno in cui le risposte non sono univoche e richiedono una grande forza morale».

Antonio Tomassini, presidente dell'Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione: «Questo rinnovamento del codice deontologico sia necessario e tempestivo rispetto a quelle che sono le mutate e contingenti condizioni in cui ci troviamo ad operare come medici. Credo il sistema di aver attinto a tante esperienze abbia consentito di fare un buon lavoro. Come sempre ci può essere chi eccepisce o tenta di spostare il dibattito sui fondamentalismi ma credo che nella salute e nella medicina bisogna cercare assai più ciò che unisce rispetto a ciò che divide anche perché la Sanità e la salute debbono rivolgersi a tutti i cittadini indipendentemente da quali siano i loro pensieri e opinioni. Quello votato a Torino mi sembra al momento il passaggio più condiviso e possibile, cioè il comun denominatore più rappresentativo».

Maria Rizzotti (Fi-Pdl), chirurgo plastico evicepresidente della XII commissione del Senato: «Un aggiornamento del Codice era senz'altro necessario: sono stati affrontati temi importanti come itema della medicina potenziativa estetica o l'uso della medicina come supporto all'attività del medico e così via. La cosa che ha fatto discutere è l'articolo 3 per quento riguarda il seguire comunque le linee del Ssn: da alcuni viene considerata una sorta di perdita di autonomia. Le polemiche continueranno ma penso che si possa ancora discutere e che l'etica del medico nel rapporto medico-paziente non sia mai stata messa in discussione».