Lavoro e professione

Riforma Pa «senza vere rivoluzioni»: il giudizio critico di anestesisti e veterinari

«Nella riforma della Pubblica amministrazione, approvata il 13 giugno non si intravvede ad oggi alcuna misura che possa rivoluzionare il rapporto tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni» secondo Aldo Grasselli, presidente della Federazione Veterinari e Medici (FVM-Cosmed). Secondo Grasselli «non ci sono norme nette che riducano il carico burocratico per gli utenti delle pubbliche amministrazioni e non ci sono risorse per coprire gli interventi innovativi che si annunciano per sommi capi».

«La riforma - dice Grasselli -, se vuole rappresentare una concreta discontinuità, deve abbandonare la logica dei tagli lineari e il blocco del turn over. Leggere nel provvedimento un solo punto, cogente e chirurgico, quale è il taglio che dimezza i permessi retribuiti ai rappresentanti sindacali sorprende, colpisce, e fa capire che la ‘casta dei politici rottamatori' vuole acquisire benemerenze e sottrarsi dal cono d'ombra degli scandali e delle ruberie dei partiti mettendo nel mirino della pubblica opinione la 'casta' dei sindacalisti».

La decadenza dell'obbligo assicurativo per i medici e sanitari del Ssn e l'incremento del numero delle borse per la specializzazione dei medici, fanno sperare secxondo Grasselli che il settore abbia nei prossimi passaggi legislativi la giusta attenzione. Invece, l'estensione della rottamazione ai direttori di struttura potrebbe favorire la già pesante falcidia di posizioni apicali della sanità. Se i medici e i dirigenti sanitari, come chiesto ripetutamente negli ultimi anni, saranno classificati al di fuori del ruolo unico della dirigenza della PA potrebbe aprirsi una stagione più rispettosa della competenza tecnico scientifica di chi opera nel settore; una fase in cui le carriere si potranno nuovamente basare più sul merito professionale che sulla managerialità di dirigenti cui, nella stragrande maggioranza dei casi, nelle aziende sanitarie bloccate dai piani di rientro e dai tagli non è di fatto consentito gestire niente. «Questa riforma - conclude Grasselli - avrà un senso e una utilità pratica solo se riuscirà a rimotivare i professionisti della salute, anche attraverso un nuovo stato giuridico che li preservi dalle logiche burocratiche che rispondono alle esigenze dei ministeri e mediante un percorso nuovo che, anche ridiscutendo l'obbligo di una specializzazione universitaria per l'inserimento nel Ssn, fondi le specializzazioni e la carriera sull'apprendimento sul posto di lavoro, sul merito e sulla professionalità».

Luci e ombre anche secondo Alessandro Vergallo, presidente nazionale degli anestesisti AAROI-EMAC che giudcia la riforma non un «cambio di direzione», ma «un balletto legislativo di cui si intravede non una regìa coerente, ma una coreografia continuamente variata, con cambi di scena repentini e con sipari chiusi e poi riaperti. D'altronde, pare che una "riforma" non possa essere definita tale se non presenta quasi unicamente elementi di durezza e intransigenza, apparentemente finalizzati a snellire la "burocrazia", ma che in realtà altro non fanno che irrigidirla».

Secondo Vergallo, tali sono le novità normative in tema di turn-over, mobilità, mansioni; per quanto riguarda, invece, l'abolizione del trattenimento in servizio, e il divieto di incarichi a soggetti in quiescenza, è inutile sottolineare che non sono affatto una novità, così come è inutile ricordarne, nell'intermittenza normativa finora avvenuta, la loro costante e burocratica disapplicazione.

«Unici elementi di novità - sottolinea - si profilano essere quelli relativi all'incremento delle risorse previste per le specializzazioni post-laurea, il chiarimento sull'insussistenza dell'obbligo assicurativo per i professionisti pubblici dipendenti, e la semplificazione delle prescrizioni terapeutiche per le patologie croniche. Ma, mentre sulla portata positiva di quest'ultima iniziativa non paiono esserci dubbi, non altrettanto può dirsi sulle altre due. Il sostegno alla formazione specialistica, infatti, potrebbe sottendere, scientemente o meno, a una successiva spinta alla progressiva sostituzione, nell'assistenza sanitaria, dei medici specialisti con gli specializzandi, con il rischio di creare, tra qualche tempo, una crisi occupazionale post-specializzazione paradossalmente peggiore di quella attuale. Ecco perché non ci sentiamo di condividere, nel merito, le entusiastiche dichiarazioni di alcuni nostri giovani Colleghi».

Sul versante assicurativo, invece, «finalmente si fa chiarezza su un principio che avrebbe dovuto esser chiaro sin nella prima stesura di quel pasticciato provvedimento noto come "Decreto Balduzzi"; ma, stanti lo stallo normativo e la deriva giurisprudenziale in tema di responsabilità professionale, la reale risoluzione delle problematiche legate al contenzioso sanitario viene così solo rinviata a data da destinarsi, e con una progettualità ancora oscura, ammesso e non concesso che ce ne sia almeno una. Al contrario - prosegue il presidente Aaroi-Emac - non v'è alcun dubbio su un percorso comune a tutte le ultime legislature: il progressivo e ininterrotto svuotamento delle possibilità di esercizio delle prerogative sindacali. Questa riforma, nello specifico, prevede il dimezzamento complessivo di distacchi, aspettative e permessi, all'indomani, si badi bene, di un CCNQ siglato lo scorso 5 maggio e che li aveva già ridotti: che senso ha sottoscrivere un contratto se questo viene, a distanza di pochi giorni, demolito da un decreto governativo, destino comune a tutti i contratti di lavoro degli ultimi anni? Una tale dilagante modalità di decontrattualizzazione collettiva del lavoro comporta inevitabilmente una grave difficoltà, per i Sindacati, nello svolgimento della loro funzione di interlocutori sociali, garantito, sempre più in teoria, dalla Costituzione».