Lavoro e professione

Stamina, dall'Intersindacale solidarietà ai medici di Brescia: «Altolà a procedure scientifiche non validate imposte da politica e magistratura. Ciascuno torni a fare la sua parte»

Dai medici dell'Intersindacale arriva chiara e forte un'attestazione di solidarietà nei confronti dei medici di Brescia che in nome del rispetto di criteri scientifici e della deontologia professionale rifiutano di applicare il metodo Stamina. A dispetto delle sentenze della magistratura, affermano le sigle sindacali Anasso-Assomed, Cimo, Aaroi, Emac, Fp Cgil Medici, Fvm, Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Uil Fpl Medici.

«La sentenza del Tribunale di Pesaro, che il 5 giugno ha disposto, per la prima volta, con uno spettacolare escamotage giuridico-amministrativo, la nomina di un "commissario ad acta" affinché presso gli Spedali Civili di Brescia fosse somministrato il trattamento "Stamina" ad un bimbo affetto dal morbo di Krabbe", produce sconcertanti commistioni di compiti "ausiliari" di organismi amministrativi con ruoli sanitari, al fine di aggirare l'intervenuta indisponibilità dei medici dell'ospedale bresciano alla somministrazione di tale "protocollo terapeutico"», spiega infatti l'Intersindacale in un comunicato. E continua: «Una sentenza del Tribunale di Venezia, giunta proprio in queste ore, obbliga l'ospedale allo stesso trattamento, da farsi entro luglio, su un'altra bimba. Il tutto nel silenzio degli organismi di autogoverno della magistratura in merito alla correttezza di un percorso che ha portato al disconoscimento di qualunque regola sull'erogazione delle cure sanitarie, facendo leva sulle disperate, e comprensibili sul piano umano, aspettative di pazienti e familiari («le prime vittime», come le ha giustamente definite la Fnomceo), la cui strumentalizzazione non può certo rendere giustificabile la sottrazione alla scienza e alla coscienza dei medici di ogni competenza professionale in favore di una malintesa "libertà di essere curati"».

Le sigle sindacali registrano «con sconcerto la crescente delegittimazione delle competenze mediche e sanitarie nella tutela del bene salute, condividendo in pieno, nel merito dell'appropriatezza delle cure, le chiarissime e unanimi posizioni dell'intera comunità scientifica nazionale ed internazionale, nonché della Fnomceo, che non avallano terapie non supportate da documentate e dimostrabili evidenze di efficacia. Tale posizione è basata anche su quanto previsto dall'art.13 del Codice Deontologico appena approvato: "La prescrizione deve fondarsi sulle evidenze scientifiche disponibili, sull'uso ottimale delle risorse e sul rispetto dei principi di efficacia clinica, di sicurezza e di appropriatezza… Il medico non acconsente alla richiesta di una prescrizione da parte dell'assistito al solo scopo di compiacerlo. Il medico non adotta né diffonde pratiche diagnostiche o terapeutiche delle quali non è resa disponibile idonea documentazione scientifica e clinica valutabile dalla comunità professionale e dall'Autorità competente. Il medico non deve adottare né diffondere terapie segrete"».

Da qui la richiesta a rientrare "nei ranghi": «Riteniamo - si legge ancora nel duro comunicato diffuso oggi - che nessuno possa autorizzare né imporre procedure scientificamente non validate, o addirittura minacciare persecuzioni giudiziarie contro chi non si adegua alle più o meno "forti" pressioni in tal senso, e pertanto esprimiamo la massima solidarietà ai colleghi degli Spedali Civili di Brescia, impegnati in una manifestazione di disobbedienza civile, e all'attuale amministrazione che ha ereditato scelte pregresse al vaglio della magistratura. Come affermato dal Ministro Lorenzin in Commissione Igiene e Sanità del Senato "È necessario riportare la vicenda in un ambito scientifico. Gli altri ambiti si sono dimostrati molto deboli". Laddove si crea un vuoto, esso viene inevitabilmente riempito. La magistratura colma i vuoti lasciati dalla politica, e insieme esse creano un vuoto nella governance sanitaria del Ssn, colmato poi in modi completamente contrastanti tra loro. E' ora che politica e magistratura tornino a fare ciascuna la propria parte, e restituiscano a tutti i professionisti del nostro Ssn la loro, garantendo il rispetto delle regole, oggi sempre più latitanti anche a causa della progressiva emarginazione delle organizzazioni sindacali».