Lavoro e professione

Riforma Pa, Anaao: «Sconcertanti gli emendamenti proposti dalle Regioni»

«Le regioni con gli emendamenti proposti al decreto sulla pubblica.amministrazione: rinunciano alla funzione di gestori del Ssn, mantengono il silenzio sui rinnovi contrattuali, si accaniscono sui medici del Ssn, elargiscono compiacenti favori agli universitari». E' durissimo il commento dell'Anaao Assomed al testo degli emendamenti proposti dalle Regioni al decreto legge 90/2014 di riforma della Pa (ANTICIPATI SU QUESTO SITO: VEDI ).

Gli emendamenti sono, secondo il sindacato «sconcertanti».

L'Anaao sottolinea che non c'è alcuna protesta per l'articolo 27 che sottrae alle Regioni l'autorizzazione alla realizzazione di strutture sanitarie, consentendo ai Comuni di realizzarle anche al di fuori della programmazione regionale e senza una valutazione del fabbisogno complessivo e della localizzazione territoriale: «Via libera dunque al consumismo sanitario più sfrenato e alla corsa al convenzionamento con il rischio di sottrarre ulteriori risorse al servizio sanitario pubblico», è il commento.

E silenzio totale anche sui rinnovi contrattuali e sulla determinazione delle aree per la ripresa della contrattazione «paralizzata» dalla Legge 150/90. «Le Regioni si dimenticano - prosegue il sindacato - anche di quanto esse stesse avevano formulato, sin dal 2011, in sede di conferenza Stato-Regioni (necessità di un'area della dirigenza sanitaria) e istigano il legislatore a favorire in ogni modo la rottamazione dei dirigenti sanitari, chiedendo l'abolizione della legge 183/2010, senza alcuna contropartita occupazionale. Si vuole evidentemente regalare alla sanità privata e accreditata personale altamente qualificato a basso costo stante la contribuzione previdenziale ridotta».

Infine, l'Anaao attacca frontalmente quello che definisce l'ennesimo favore all'Università: «Tuttavia le Regioni non hanno perso occasione di compiacere il sistema universitario facendosi promotori di una modifica che esclude gli universitari e solo loro dalla risoluzione del rapporto di lavoro. Se un ospedaliero potrà essere licenziato a 62 anni il corrispettivo direttore universitario resta intoccabile fino a 72 anni».

«Si è superato ogni ragionevole limite di buon senso ed equità - conclude il sindacato - violentando fondamentali principi costituzionali».