Lavoro e professione

Salute&ambiente, studi Sentieri «inascoltati». L'appello dei medici Isde, Fnomceo, Simg

«Nei Siti di Interesse Nazionale (estese aree contaminate che necessiterebbero di interventi di bonifica ndr), almeno 6 milioni di persone sono esposte da 40-50 anni agli effetti patogeni di sostanze nocive per la salute immesse nell'ambiente da produttori di rischio non adeguatamente controllati dalle competenti istituzioni». E gli studi Sentieri evidenziano come questa esposizione abbia dato luogo a gravi e diffusi danni alla salute degli esposti. Nonostante questo, si assiste a un «trasferimento mancato» nella sanità pubblica delle importanti indicazioni provenienti da tali studi, da colmare con una adeguata integrazione del Piano della Prevenzione (2014-2018). E la richiesta contenuta in una lettera ai ministri della Salute e dell'Ambiente e alle Regioni, firmata da Isde-Medici per l'ambiente, Associazione italiana pneumologi ospedalieri, Fnomceo, Slow medicine e Simg.

«Molte persone si sono ammalate e sono morte - si legge nella lettera - e molte altre si ammaleranno e moriranno!».

Ma il Piano della prevenzione 2014-2018 nella versione attuale appare uno strumento insufficiente. «Per quanto riguarda la prevenzione primaria e i rapporti tra ambiente e salute - continuano i firmatari - è veramente desolante: non vi è alcun accenno alla necessità di avviare opportune e incisive attività di prevenzione primaria nei territori in cui insistono i Sin, mentre i riferimenti scientifici su cui viene impostata la prevenzione primaria e quella oncologica appaiono obsoleti.
Di più: a nostro avviso, l'approvazione del Piano della Prevenzione nella sua attuale versione, comporterebbe l'affermarsi nella pratica di un modello di "sanità pubblica" in cui si osservano gli effetti sulla salute di popolazioni lasciate vivere per decenni in condizioni di inquinamento ambientale noto per la sua dannosità, limitandosi a verificare se al loro interno si determini un eccesso di malattie e morti, senza poi intervenire, lasciando che gli esposti continuino a subire gli effetti di un inquinamento ambientale noto, prevenibile e non prevenuto e la persistenza di un intollerabile danno sanitario, ponendo così in essere una anti-etica discriminazione sociale nei confronti di chi vive in aree a rischio minore o non a rischio».

Un quadro inaccettabile. «Per tali motivi riteniamo improponibile per le popolazioni esposte - sottolinea la lettera - non etico per gli operatori della
sanità pubblica e del tutto inappropriato per il funzionamento del Servizio sanitario nazionale, un Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 che non affronti il problema di trasferire in sanità pubblica le indicazioni provenienti dagli studi SENTIERI, attraverso un percorso programmatico
concertato, partecipato e orientato dalle conoscenze disponibili in letteratura, dando luogo, seppur con enorme ritardo, all'avvio di un processo di mappatura in ciascun Sin dei rischi realmente
presenti e delle iniziative di prevenzione primaria adottate o ancora da adottare».

Rafforzare il ruolo dei Dipartimenti di prevenzione. «A tal fine è indispensabile - concludono - potenziare e orientare l'attività dei Dipartimenti di Prevenzione delle Unità Sanitarie Locali, cui spetta il compito istituzionale di "garantire la tutela della salute, prevenzione delle malattie e della disabilità, miglioramento della qualità della vita" (DLgs 502/92 e succ. mod, art 7-bis, comma 1) e di "promuovere azioni volte ad individuare e rimuovere le cause di nocività e malattia di origine ambientale, umana e animale" (ibidem, art. 7- bis, comma 2). È, inoltre, necessario attuare interventi per favorire le indispensabili interazioni con il
sistema delle Agenzie Regionali per l'Ambiente, altro terreno su cui si registrano diffuse inadempienze».

Un tavolo di lavoro per integrare il Piano prevenzione. «Nel segnalare il grave vulnus che, in assenza di tale iniziativa, verrebbe inflitto al diritto alla salute degli almeno sei milioni di esposti che vivono nei Sin (un decimo della popolazione italiana), i firmatari della presente chiedono l'apertura di un tavolo di lavoro che preveda la partecipazione di loro rappresentanti, per integrare gli indirizzi operativi previsti nell'attuale versione del Piano della Prevenzione 2014-2018, mettendo a disposizione, ove necessario, le competenze scientifiche presenti».