Lavoro e professione

Pianeta medici: il labirinto della formazione e la ricetta di Anaao giovani per uscirne

Una riforma del test d'ingresso legata al concetto di numero programmato e a quello più generale di «programmazione». Per offrire un valido sbocco professionale ai camici bianchi e frenare la «fuga» dei giovani. Ridefinire le modalità dei quiz con un'attenzione alla valutazione «vocazionale» e attitudinale, garantendo un rapporto ottimale tra studenti e strutture di formazione e modulato sulle uscite pensionistiche. Puntare sul tirocinio «professionalizzante» e sui teaching hospital per «imparare facendo». Riorganizzare la macchina dei contratti di specializzazione. Il tutto a partire dalla «cultura del dato», che rappresenta l'anno zero da cui ricominciare per analizzare il problema formazione medica in un'ottica di sistema. È la ricetta dell'Anaao giovani, che analizza i come e i perché del flop italiano.

Le variabili che entrano in gioco sono molteplici. Basti pensare come oggi non esista una garanzia di un flusso informativo condiviso tra le diverse banche dati (Miur, Cineca, Alma Laurea, Regioni, Mef, Ordini professionali), come solida base per una lettura critica e propositiva del percorso professionale medico, dall'accesso all'Università sino al pensionamento. È del tutto evidente, dunque, che in mancanza di una centralizzazione delle informazioni, qualsiasi riforma strutturale della formazione risente di logiche del tutto estranee che comportano errori di valutazione che esitano a esempio in ricorsi al Tar, fino a "correre" ai ripari con emendamenti a leggi preesistenti.

Un esempio di criticità riguarda una possibile riforma del test di ingresso al corso di laurea in Medicina e chirurgia, spesso al centro di discussioni per trasparenza e meritocrazia, sulla base del "modello francese", ovvero l'apertura del primo anno a tutti gli iscritti lasciando la "selezione" in un secondo tempo. L'idea è di mantenere il numero chiuso, ripensato con modalità a test da definire, più inclini a una valutazione "vocazionale" e attitudinale, garantendo un rapporto ottimale tra studenti e strutture di formazione e modulato sulle uscite pensionistiche; si dovranno considerare il numero di docenti, gli standard ospedalieri e l'esigenza di acquisire un'esperienza attraverso un modello di rete formativa che per il percorso di studi pre e post laurea si delocalizzi dall'Università verso determinati Teaching hospital del Ssn.


Resta cogente il precoce inserimento dei giovani medici nel mondo lavorativo attraverso una riforma dell'esame di Stato da svolgersi all'interno del percorso di studio del corso di laurea in Medicina e chirurgia con l'ottenimento di una "laurea in sé abilitante alla professione".

Prioritaria anche la parificazione del curriculum di studio italiano con quello dei colleghi del resto d'Europa, che rappresenta oltre che un controllo sul "prodotto" finale, anche un'esigenza vista una mobilità lavorativa che sta diventando sempre più una realtà o meglio una necessità.

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