Lavoro e professione

INTERVISTA/ Troise (Anaao): «A noi un ruolo di gestione, 6 politico a Lorenzin»

di Rosanna Magnano

Medici in cerca di una nuova identità. Delusi e in crisi ma anche pronti a rivendicare un nuovo ruolo gestionale. Quello che finora gli è stato sostanzialmente negato. Per il segretario nazionale di Anaao, Costantino Troise, «serve una svolta».

Ma è il momento giusto?

Credo che il livello di insoddisfazione abbia raggiunto punte tali che di per sé reclama una soluzione, non solo per la sorte della categoria ma per la sorte del sistema sanitario pubblico. Se è vero che la questione medica viene da lontano, è vero anche che negli ultimi anni si è amplificata e incattivita per questioni strutturali, come la crisi economica, ma anche per questioni sovrastrutturali. Stiamo assistendo all'invasione della cittadella della professione medica da parte delle professioni sanitarie, che stanno erodendo le competenze tradizionalmente mediche. Una tendenza che mette in crisi l'idea di un baricentro del sistema che si identifica con il medico. I risultati della ricerca non ci stupiscono. È la fotografia di un professionista che cerca una nuova identità, un nuovo autore, una nuova sceneggiatura.

Insomma serve un nuovo centro di gravità permanente...

Questa rivolta verso l'aziendalismo, questa ricerca di un nuovo stato giuridico, quindi di una collocazione diversa dal pubblico impiego o di un'uscita dal pubblico impiego, non può essere una fuga dalle responsabilità organizzative e gestionali. Perché chi non accetta di gestire, accetta di subire e di essere gestito.

Qui si innesta il problema del governo clinico mancato. La colpa viene individuata soprattutto nelle ingerenze della politica, ma c'è anche una responsabilità dei medici? Se dipartimenti e collegio di direzione non sono bastati, che cosa serve per rafforzare il loro ruolo?

Serve una dirigenzialità diffusa, un'idea di esercizio di un ruolo non limitato a figure numericamente scarse, come i capi dipartimento o i responsabili di struttura complessa, ma che in qualche modo faccia parte del bagaglio professionale di chi deve sentirsi - in autonomia e responsabilità - partecipe delle scelte gestionali, anche di quelle più dolorose, come quelle finalizzate al contenimento dei costi. Per questo serve un plus di professionalità.

Quanto calcolate di aver perso in questi anni di blocco di contratto? Pensa che il 2015 sarà davvero l'ultimo?

Secondo il nostro calcolo - che somma il blocco della contrattazione nazionale e di quella integrativa aziendale - c'è stata una decurtazione di oltre 30mila euro. Questa è una perdita media, ma per i giovani che hanno compiuto cinque anni di anzianità a ridosso del blocco, la perdita è stata maggiore, fino a 50mila euro, che si ripercuotono anche sul monte previdenziale. Per il 2015 è importante che svaniscano gli effetti deleteri del Dl 78 del 2010, tanto più che per gli operatori sanitari gli avanzamenti di carriera sono finanziati dai fondi contrattuali. L'operazione è a costo zero, ma permetterebbe di dare sostanza alla contrattazione integrativa aziendale, che consente di avviare un percorso virtuoso anche in logiche di scambio, finalizzate nelle aziende a trovare la possibilità di un ristoro economico ai blocchi di aumenti contrattuali.

I medici chiedono una revisione del ruolo giuridico. In che modo potrà essere salvaguardata la specificità della dirigenza medica?

Oggi la dirigenza sanitaria è regolata dall'articolo 15 del decreto 229/99, mentre tutta l'altra dirigenza è normata dalla legge 175 del 2001 sul pubblico impiego. Si tratta di rafforzare questa posizione puntando sugli aspetti di dirigenza professionale e non solo amministrativa. Oggi abbiamo due occasioni legislative: la delega che nasce dall'articolo 22 del Patto e il Ddl delega sulla riforma della pubblica amministrazione che all'articolo 10 prevede che i medici non vadano inseriti nel ruolo unico della Pa ma in altro ruolo da specificare. Quindi all'interno della dirigenza del pubblico impiego va definita la specificità del ruolo medico.

Vedremo mai i medici anti-spreco?

Se non si usano i medici non si va da nessuna parte. Per questa funzione è assolutamente necessario un utilizzo mirato delle competenze clinico-professionali. Qui si inserisce il ruolo dirigenziale di una categoria che non si arrende a essere gestita ma che vuole partecipare ai processi decisionali.

Dal sondaggio Anaao emerge anche una forte avversione al modello aziendalista e al ruolo accentratore dei Dg...

Da tempi non sospetti ritengo che il modello aziendalista sia arrivato al capolinea e molti economisti ritengono che la malattia della sanità sia una una malattia di governance. In questi processi decisionali in cui il medico è la rotella di un ingranaggio poco trasparente va individuata una delle cause dell'insoddisfazione. Oggi la catena di comando è troppo corta e non ha impedito che ragioni estranee la facessero da padrone. Parliamo dell'ingerenza pervasiva della politica: un condizionamento pesante sulle carriere, ma anche su organizzazione, programmazione e persino sui contenuti di un singolo incarico professionale. Lo dico subito: non basterà l'albo unico nazionale. Non basta alzare l'asticella delle competenze del manager. Va cambiato il sistema.

Che fine ha fatto la riforma dell'intramoenia?

L'unica cosa certa è la trattenuta del 5% disposta dalla Balduzzi, che va ad aumentare i bilanci aziendali. Ma il sistema fa fatica a decollare e certo non per colpa dei medici.

Il sindacato non sembra in crisi, ma su incisività ed efficacia delle azioni i consensi sono un po' bassi...

Il sindacato sconta una scarsa possibilità di manovra. La crisi cambia i connotati del conflitto sociale e riduce di molto i margini. Il dato sulla fiducia non ha eguali in Italia e in Europa. Credo che i colleghi apprezzino almeno il tentativo del sindacato di contrastare uno scivolamento verso il peggio.

Il Jobs act vi sfiora? Che ne pensate?

Ci risulta che non riguardi il lavoro pubblico. Io avevo sperato che riducesse la pletora di contratti atipici in sanità. Ma sembra di no.

Farete sciopero?

Nessuno farà sciopero. Ha un costo troppo elevato rispetto ai benefìci e poi le normative vanno giudicate nel loro insieme. Proverò a mettere insieme una mobilitazione unitaria della sanità che sia non "contro" ma "per" la sanità pubblica, perché entri nell'agenda del governo.

Che voto darebbe al premier Renzi?

Un 6 e mezzo. Perché c'è un attivismo positivo che deve ancora sedimentare. Per ora tutta l'ondata innovativa ha lasciato la sanità in un cono d'ombra.

Forse è meglio, vista la tendenza diffusa alla privatizzazione...

La tendenza è europea ma bisogna fare attenzione. Chiunque voglia cambiare la natura giuridica del Ssn dovrebbe avere un chiaro mandato elettorale in questa direzione. L'obiettivo è di ottenere risultati migliori spendendo di meno.

Il suo voto alla ministra Lorenzin?

Sei. Per l'indubbia capacità politica, a difesa delle ragioni economiche del Ssn. Non di più...

Un 6 politico, dunque...

Sì, perché mi sconcerta che non conosca le ragioni del mondo ospedaliero, che rimane sempre sotto traccia nei suoi interventi a volo d'angelo. Finora ha rifiutato di confrontarsi con le sue rappresentanze, non interpretando la sofferenza in crescendo del personale, in un settore che conta 600mila dipendenti. Il lavoro per la difesa della tenuta economica del Ssn è stato ottimo, ma non ho ancora capito se servirà a finanziare l'invarianza o a creare migliori condizioni di lavoro per tutti.