Lavoro e professione

Congresso Fimmg/ Milillo: «Siamo il futuro del Ssn»

di Barbara Gobbi

Dalla ripresa del tavolo negoziale per la riscrittura dell'Acn ai rapporti con la "nuova" Conferenza Stato-Regioni. Dagli umori della base al trattamento economico. Dalle tecnologie alla formazione, con l'annuncio di una scuola di formazione in ricerca in Medicina generale. È un Giacomo Milillo a tutto campo quello che presiede il 70° Congresso nazionale Fimmg, in corso a Cagliari fino all'11 ottobre. Forte di un nuovo clima - parole sue - nelle relazioni con la parte pubblica rappresentata dalla Sisac e della distensione inaugurata dalla gestione Chiamparino. Forte, soprattutto, del mandato - incassato all'unanimità dal Consiglio nazionale - a ricandidarsi al ruolo di segretario, in vista dell'elezione di venerdì 8 ottobre.

Partiamo dal titolo: "Noi, orgogliosamente medici di famiglia". Una realtà o un auspicio?
Stiamo vivendo uno dei momenti storici di passaggio in cui la medicina di famiglia riacquista importanza non solo agli occhi degli Mmg ma anche del sistema, per non parlare rispetto agli assistiti. Abbiamo ricevuto una nuova chiamata alla centralità del nostro ruolo, prima con la conversione in legge del decreto Balduzzi, poi con il Patto salute e infine con i lavori sull'Acn. Dopo il quale si tratterà di mettere alla prova la capacità sia della parte pubblica sia nostra di concretizzare parole e auspici. Quindi il titolo che abbiamo scelto per il congresso di Santa Margherita di Pula è decisamente una realtà, che ovviamente speriamo di confermare nel futuro.

A che punto siete con l'Acn? La bozza Sisac (si veda pag. 16) contiene un bel po' di novità...
Voglio precisare che quelle sono, appunto, proposte della Sisac. Rispetto a quei contenuti mi sento di dire che noi perseguiamo esattamente l'opposto: basta leggere la nostra bozza di indice e di articolo 1 che abbiamo già pubblicato e che esporremo al tavolo negoziale non appena sarà possibile.

Cosa andrebbe modificato?
Non si può procedere per aggiustamenti: è tutto da rifare. E la nostra proposta è decisamente alternativa. Già l'indice comporta la riscrittura completa dell'impostazione, con l'esplicitazione del ruolo unico, su cui tutto si fonda. Noi proponiamo una revisione completa dell'accesso e già l'articolo 1 contiene il 90% dei princìpi fondamentali: a partire dal fatto che il Cnl è vincolante e che non è in alcun modo modificabile dagli accordi regionali, i quali non possono "togliere nulla" e devono essere pienamente coerenti con l'Acn, così come quelli aziendali del resto. Gli altri ingredienti cruciali della nostra proposta sono il disegno del ruolo unico del Mmg e una regolamentazione dell'attività che solo in parte potrà essere simile a quella precedente. Ancora: la ristrutturazione del compenso non in termini di attribuzione di cifre ma di classificazione; un capo probabilmente separato per l'emergenza sanitaria e uno per la medicina penitenziaria, sempre che le Regioni non decidano di rinviare ancora. Infine, le modalità di transizione dalle vecchie alle nuove regole.

Come vi ponete rispetto allo stretto legame che la bozza Sisac instaura tra il medico e il management?
Il professionista collabora con l'azienda in modo coordinato, cioè non subordinato. Il profilo del Mmg è quello di un medico che deve rispondere a un doppio contratto, con il Ssn e con l'assistito che lo sceglie ed è quest'ultimo che va messo al primo posto. A monte, c'è un rapporto assolutamente paritario in sede di trattativa, tra parte pubblica e parte sindacale.

E rispetto alla configurazione assegnata da Sisac ad Aft e Uccp?
Il centro di tutto per noi è l'Aft, mentre la parte pubblica tende a mettere al centro la Uccp. Ma, viene da dire, questo è un "problema loro". Che nasce da una lettura errata - a parere nostro e di numerose analisi legislative - del comma 1, art. 1 legge Balduzzi, relativo a cosa devono fare le Regioni e non già i medici. I professionisti sono chiamati a negoziare con le Regioni, le quali devono riuscire a ottemperare alla Balduzzi attraverso la negoziazione. Non siamo noi a doverci adeguare... In ogni caso siamo fiduciosi che il cambio di atteggiamento e la maggiore apertura registrati in Sisac negli ultimi tempi possano portare, se i ritmi del confronto saranno intensi, alla definizione dell'Accordo anche entro la primavera.

Già l'anno scorso dichiarò che la Medicina generale era giunta «all'ultimo miglio». Però a oggi siamo in alto mare...
Intanto, va considerata la situazione italiana nel suo complesso, con riforme di cui si parla da decenni e non ancora attuate. Poi, va ricordato che come Fimmg abbiamo impiegato sei anni per arrivare con la legge Balduzzi a un provvedimento legislativo che riconoscesse la nostra proposta e modificasse la 502. A quel punto però le Regioni hanno fatto resistenza al cambiamento e per la stessa firma del Patto per la salute si è dovuto attendere tre anni... In definitiva, se consideriamo quanto c'è voluto per arrivare allo step attuale, posso dirmi contento all'idea di chiudere la Convenzione in 12 mesi. Ovviamente, anche in questo caso, la premessa è che non si registrino eccessive resistenze nelle Regioni. Se invece queste ultime dovessero di nuovo irrigidirsi, sono pronto a trattare per quattro anni. Perché io una convenzione peggiorativa e che non rispetti o non dia soddisfazione al progetto di riorganizzazione della Medicina generale, non la firmerò.

A quanto pare i rapporti con le Regioni sono decisamente migliorati e questo fa ben sperare in vista di una conclusione
Il comunicato congiunto che ci è arrivato dal presidente Sergio Chiamparino e dal presidente del Comitato di settore Claudio Montaldo alla vigilia della ripresa delle trattative è uno dei principali segnali di distensione che abbiamo registrato. Certo, non ci illudiamo di esserci lasciati le difficoltà alle spalle, ma registriamo una maggiore attenzione. Se si tratta di lavorare sodo per confrontarsi, siamo pronti. Se si tratta di "prendere o lasciare", siamo pronti a reagire.

Intanto, Lei con ogni probabilità uscirà da questo congresso con una conferma di fiducia pienissima
Ho ricevuto un "ordine" unanime a ricandidarmi. Se dovessi dar retta alla stanchezza, avrei lasciato già anni fa. Mi spingono a perseverare la testardaggine personale e l'unità sindacale conquistata lentamente in otto anni, ma oggi decisamente consolidata. Credo che il sindacato nella sua crescita sia ormai ben avviato.

Come stanno vivendo questo cambiamento i vostri 30mila iscritti?
Con preoccupazione. Che non deriva dai contenuti delle nostre proposte ma da fantasmi agitati da altri. Le nostre proposte corrispondono ai progetti dei nostri iscritti, in particolare a quella fetta sempre più ampia di Mmg che hanno ben compreso come non si possa andare più avanti con questo assetto. Il sindacato tutto si è assunto la responsabilità di lavorare in funzione di un cambiamento produttivo per la categoria, perché questo è strategico per la nostra stessa esistenza e per il potere negoziale che potremo avere domani. E anche per le pensioni di chi adesso non vede l'ora di andarci, in pensione.

Cosa dire ai vostri iscritti in tema di ristrutturazione del compenso?
Che, in linea con quanto previsto dalle leggi finanziarie, si prevede un non aumento della massa salariale ma, anche, non dobbiamo temere nemmeno riduzioni, previdenza inclusa. Le voci andranno riclassificate, ma lasciando a ciascuno quello che prende oggi.
I nostri iscritti devono essere consapevoli che la Medicina generale è essenziale per il futuro del Ssn. Tanto che, al contrario di quanto è accaduto al pianeta della dipendenza, gli accordi regionali e aziendali, anche onerosi, noi continuiamo a firmarli anche in tempi di crisi. Quindi si tratta non tanto di puntare a recuperare risorse dal livello nazionale, dove di soldi non ce ne sono, ma di creare regole perché gli accordi locali possano efficacemente riconvertire risorse male impiegate o non appropriate. Ed è così che si può sviluppare la medicina generale. Questa è la ristrutturazione da fare per conservare la capacità di guida. Poi, dovremmo anche incrementare le nostre capacità di produzione attraverso collaboratori non medici.

Come vi ponete rispetto all'apertura, prevista anche nella bozza Sisac, a società di servizio?
Ben vengano, se utili in un'ottica di razionalizzazione della spesa e oggetto di rendicontazione, con il vantaggio di sgravare il medico delle incombenze burocratiche e organizzative.

Sul fronte delle tecnologie i medici sono attrezzati?
I medici hanno ormai compreso l'utilità della digitalizzazione ma certo non comprendono - io per primo - la logica del tutto errata imposta da Sogei. In contrasto con l'evoluzione ormai assodata del pensiero internazionale sulla digitalizzazione: la regola è che si parta dall'utente finale, dal bisogno del fruitore per risalire al "cosa fare". Mentre il criterio centralistico inibisce sia nelle aziende private sia nelle pubbliche quell'autonomia di progettazione che metterebbe a disposizione mille strumenti in più. A ciò si aggiunge l'atteggiamento fiscale dell'Authority sulla privacy che impedisce al medico e al cittadino di comprendere l'utilità effettiva della digitalizzazione. Siamo d'accordo che il Fse va fatto: però bisognerebbe poter applicare dei "gestionali" in cui i dati sorgenti vengano sottoposti ad algoritmi che li trasformino in dati vivi. Questo è il "cloud" e non è certo una novità assoluta, ma ne siamo ancora lontani. Con Federsanità abbiamo creato la fondazione Nusa, che mi onoro di presiedere, proprio per "fare cultura" su questi temi, proponendo soluzioni che presentano costi assolutamente irrisori. Il nostro auspicio, infine, è che il documento di programmazione sulla sanità digitale contenuto nel Patto per la salute porti a qualche innovazione.

Anche perché le tecnologie sono cruciali nella gestione di emergenze come la cronicità
Porterebbero a risparmi, soprattutto di costi sociali, enormi. Dall'Ecg alla spirometria, il paziente cronico troverebbe in uno studio attrezzato gran parte delle risposte diagnostiche utili. E solo il 20% dei pazienti sarebbe costretto a spostarsi in ospedale o in un poliambulatorio. Quanto alla ricerca, oggi gli studi di medicina generale sono abbastanza impediti dalla configurazione dei comitati etici. Ma a questo proposito è in arrivo una novità...

Di che si tratta?
Con il sostegno non condizionato di Merck Sharp & Dhome la Fimmg attiverà tra fine 2014 e inizio 2015 sotto la direzione scientifica di Walter Marrocco una scuola biennale di formazione in ricerca in medicina generale, cui parteciperanno 400 medici selezionati da un comitato scientifico, anche in base a un criterio geografico e al numero di assistiti. È un sogno che coltivavamo da anni e che finalmente si concretizza