Lavoro e professione

Anticorruzione/ Smi, Calì e Onotri: «Via le incompatibilità dagli Ordini. Amedeo Bianco scelga»

Bufera sul vertice della Fnomceo dopo la delibera dell'Autorità anticorruzione sull'incompatibilità tra ruoli ordinistici e politico-istituzionale: la neo segretaria generale dello Smi Pina Onotri ribadisce infatti la richiesta al presidente della Federazione degli Ordini dei medici di «optare per una delle cariche che ricopre». Per lo Smi, che come ricordano dal sindacato «ha anche inserito espressamente nel nuovo statuto una norma che prevede chiare incompatibilità anche a livello sindacale, non è solo una questione legale, ma anche di buonsenso e di opportunità».

Onofri sottolinea poi l'aspetto della credibilità: «Per essere classe dirigente credibile, è importante anche avere comportamenti conseguenti. Anche a casa nostra, nel governo del sistema ordinistico (ma anche previdenziale e sindacale). Non si può essere allo stesso tempo controllori e controllati. Non solo: l'ordine ha una precisa mission rispetto ai propri iscritti all'albo, sui quali esercita la giustizia domestica, il disciplinare, la formazione (ecc…), non può diventare rappresentanza politica, quella spetta ai sindacati. Questa pluralità di soggetti è garanzia di democrazia. La tragica esperienza della "Camera delle corporazioni", per fortuna, l'abbiamo lasciata alle nostre spalle.
«Ci auguriamo - conclude la segretaria nazionale dello Smi - che non si prosegua nella strada dello scontro, che si recepisca la circolare dell'Autorità anticorruzione e che si eviti un'altra polemica che possa arrecare ulteriore danno alle credibilità dei medici. I medici italiani lavorano in condizioni spesso disastrose – continua – negli ospedali e nel territorio, vorremmo che si parlasse di tutto ciò, e non della presunta lobby che siede in Parlamento e che è incapace, poi, di portare alcun risultato a tutela della categoria, ma, soprattutto, della sanità pubblica. La distinzione dei ruoli, la trasparenza, come avviene in paesi dove il lobbismo, pur con qualche contraddizione, è regolato bene, favorisce il consenso, ma anche la capacità di far approvare provvedimenti legislativi positivi per un segmento di professionisti, piuttosto che per un comitato di cittadini. Il pasticcio italiano, invece, è solo controproducente, come dimostra, tra gli altri, il "Caso Stamina", dove la Fnomceo ha brillato per la sua assenza di protagonismo».

Il commento del presidente Smi Salvo Calì. È dovuto intervenire Cantone e l'autorità anticorruzione, nonostante la vicenda fosse e sia di una evidenza assoluta: Amedeo Bianco non poteva e non può stare con un "piede in due scarpe". Ma il senso dell'opportunità e del buonsenso, spesso, non sono patrimonio comune nella categoria dei medici e le nostre reiterate osservazioni e molteplici appelli sono stati ignorati. Anzi, trattati con fastidio, al punto che nessuno della FNOMCeO ha partecipato ai lavori del nostro Congresso appena svolto. Non era mai accaduto: "Guai a chi disturba il manovratore", verrebbe da pensare. Certo, in un Paese che ha come manovratori capitani come Schettino, allora il disagio diventa forte preoccupazione: non vorremmo affondare e annegare per colpa di altri. Così siamo giunti alla circolare dell'Anticorruzione, una provvedimento che aprirà ulteriori polemiche, che si aggiunge agli altri scandali che indeboliscono agli occhi dell'opinione pubblica l'immagine dei medici, non ultimo quello relativo ai testi di ammissione alla scuola di formazione specifica in mg o quello delle sponsorizzazioni delle acque minerali, con relativa multa dell'Antitrust.
Assediati, quindi, da un lato dalla "malasanità", di cui spesso siamo, in realtà, vittime insieme ai cittadini, dall'altro da comportamenti incomprensibili, e autolesionisti, dei nostri rappresentanti.

Gli stessi medici s'interrogano oggi su quale ruolo esercita l'ordine, quali vantaggi essi traggono dall'iscrizione, quale peso specifico nei processi decisionali rappresenta per la categoria. Se poi gli interpreti super partes si candidano e sono eletti in Parlamento e non avvertono l'opportunità di rimettere il proprio mandato, per l'evidente conflitto d'interessi tra l'essere espressione di una parte politica e di un gruppo parlamentare e occupare uno spazio legislativo, rispetto al ruolo di rappresentante istituzionale d'interessi categoriali, se questo avviene tra il silenzio, addirittura il plauso, allora si è persa completamente la bussola.
Con una duplicazione e sovrapposizione di ruoli evidente, trovandosi spesso a sollecitare, appunto, provvedimenti normativi che la stessa persona sotto altra veste è chiamata a promuovere in sede legislativa.

Questo strabismo istituzionale, figlio di una malintesa concezione del potere, purtroppo non è un comportamento soggettivo imputabile alla persona, ma appartiene alla categoria che nel tempo ha accumulato e "confuso", per esempio, i percorsi della rappresentanza sindacale con quelli istituzionali e degli organismi di governo degli enti previdenziali: quasi che vi sia una carriera interna al mondo sindacale che fa premio rispetto ai ruoli ricoperti e che non si scandalizza della contestuale occupazione di incarichi decisionali ai massimi livelli, a volte inopportuni quando non incompatibili. Non imputiamo alle singole persone responsabilità che invece appartengono al malvezzo di una categoria che dimostra tutti i suoi limiti di fronte all'esercizio del potere.

Così, aggiornando il codice deontologico, la Fnomceo non si è posta il problema, questo sì deontologico, del ruolo dei medici nelle istituzioni e delle incompatibilità sostanziali, ancor meno in occasione del "caso Stamina", dove le implicazioni deontologiche sono evidenti operando il medico in… scienza! e coscienza, abbiamo registrato una netta presa di posizione della Fnomceo in ordine alla opportunità di somministrare una terapia non validata da nessun organismo scientifico internazionale, anzi già censurata negli Stati Uniti. Dov'era nella circostanza la Fnomceo? Non pervenuta!