Lavoro e professione

Specializzazioni mediche, il ministro «salva» i test annullati ma resta il rischio ricorsi

di Marzio Bartoloni (da «Scuola 24», quotidiano della Formazione, dell'Università e della Ricerca de Il Sole 24 Ore)

«Le prove per l'accesso alle Scuole di specializzazione in Medicina del 29 e 31 ottobre non dovranno essere ripetute. Abbiamo trovato una soluzione che ci consente di salvare i test». L'annuncio del ministro Stefania Giannini è arrivato a sorpresa ieri sera dopo una giornata piena di polemiche e la minaccia dei 12mila aspiranti medici pronti a una class action e una pioggia di ricorsi dopo che sabato scorso il ministero dell'Istruzione aveva annunciato di voler annullare le prove del primo concorso nazionale. A far decidere di azzerare le prove era stata la scoperta di una «grave anomalia»: in pratica erano state invertite dal Cineca - il consorzio del Miur che si occupa dei quiz - le 30 domande di una selezione (quella dell'area medica) con un'altra (quella dei servizi). Un pasticcio che aveva convinto il ministero a chiedere di ripetere le prove il 7 novembre.


La marcia indietro: test salvi. Ieri sera invece c'è stata la retromarcia: a pesare sono stati soprattutto i "consigli" dell'avvocatura dello Stato che ha studiato il delicato dossier e i timori di trovarsi di fronte a un maxi contenzioso legale con gli aspiranti medici già pronti a ricorsi di massa.
Il ministero, così, ha deciso - fa sapere una nota - di «procedere con il ricalcolo del punteggio» dei candidati ai test di ammissione alle scuole di medicina «neutralizzando le due domande per Area che sono state considerate non pertinenti».

Dopo una valutazione da parte della Commissione nazionale incaricata questa estate di validare le domande del quiz si è deciso che 28 domande su 30 sono comunque valide ai fini della selezione: «I settori scientifico-disciplinari di ciascuna area sono infatti in larga parte comuni». Una soluzione, questa, nata soprattutto «per tutelare - spiega la Giannini - gli sforzi personali e anche economici dei candidati e delle loro famiglie a seguito del grave errore materiale commesso dal Cineca». Quindi le prove già effettuate sono salve e non dovranno essere ripetute.

Dagli studenti la richiesta di erogare le borse a tutti i candidati. Il lieto fine però non è scontato. Anche perché ci saranno comunque sempre degli scontenti. In particolare tutti quelli che saranno esclusi dalle scuole di specializzazione e che potranno "appigliarsi" all'anomalia dei test per fare ricorso: i posti disponibili (con borsa di studio annessa) sono solo 5.500 su 12.168 candidati che si sono presentati alle prove. E già ieri aspiranti specializzandi, studenti e associazioni di categoria erano sul piede di guerra con un presidio di fronte al ministero dell'Istruzione. Un appuntamento analogo è stato fissato anche per domani.

Le intenzioni degli studenti, almeno prima che arrivasse la notizia del "salvataggio" delle prove da parte del ministro, erano chiare: no a soluzioni tampone che darebbero comunque adito a ricorsi e via libera invece all'erogazione di tante borse di studio per quanti sono i partecipanti al concorso. Basterà la soluzione in extremis del Miur ad accontentare tutti? «Per noi rimane un'unica strada percorribile - ha spiegato ieri in una nota, Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell'Udu, l'Unione degli universitari - quella dei finanziamenti e dell'aumento delle borse fino alla copertura totale dei richiedenti, quelle 12mila borse che in tanti anche sui social stanno chiedendo in questi giorni», avverte . Ma quanto costerebbe al ministero pagare le altre 6.600 borse di studio? Un conto salatissimo: circa 200 milioni.

Da Veneto e Lombardia arriva la richiesta di «regionalizzare» i concorsi «Qualsiasi tentativo, e purtroppo sono tanti, di accentramento statale di una situazione qualsiasi finisce in un grande pasticcio, con inevitabile corollario di disagi per i cittadini, in questo caso gli specializzandi di Medicina», ha spiegato il governatore del Veneto, Luca Zaia. Che ieri ha lanciato una proposta: «La regionalizzazione è l'unica via d'uscita. Bisogna togliere dalle mani di questi uffici complicazione cose semplici la vita e il futuro della gente».

Sulla stessa falsariga il vicepresidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia, Mario Mantovani: «La Regione è pronta ad affrontare anche questa responsabilità, con competenza, rigore e trasparenza. Potremmo infatti organizzare le selezioni in modo autonomo, anche tenendo conto del reale fabbisogno locale e valutando altresì la previsione di specifici contributi economici aggiuntivi». «Già oggi la Regione - ha concluso Mantovani - sta, per esempio, finanziando con 17,5 milioni di euro di risorse proprie 137 contratti di formazione specialistica post laurea».

L'Ordine dei medici infine chiede «rispetto per i nostri giovani e per il loro impegno e le loro speranze» e si scaglia contro l'«insopportabile nebbia che ormai avvolge tutta la Formazione medica, dall'accesso alle Scuole di medicina alla Formazione post lauream» e «questi errori nel sistema, che vanno tragicamente ad accumularsi, sono perfetti indicatori del baratro di una crisi senza uscita».