Lavoro e professione

Patto/ Personale, Smi: «No a medici di serie A e di serie B, vergognoso l'ennesimo attacco ai livelli retributivi della categoria»

Eliminare criticità penalizzanti per i medici, come quelli su accesso e carriere negli ospedali e stop a ulteriori aggressioni ai livelli retributivi della professione. Sono alcune delle considerazioni che il Sindacato dei Medici Italiani (Smi) ha messo nero su bianco sulla bozza del ddl delega ex articolo 22 del Patto per la salute, a pochi giorni dalla riunione interministeriale e con le Regioni del 20 novembre.

Per Pina Onotri, segretario generale Smi, «la bozza ha molte criticità, ed è quindi auspicabile che il provvedimento definitivo elimini alcuni aspetti fortemente negativi e penalizzanti per i medici, tra questi quelli relativi all'accesso e alle carriere degli ospedalieri. Se così non fosse, nel percorso di approvazione e definizione della delega ci impegneremo per evitare che passi un ulteriore attacco alla professionalità della categoria».

Entrando nel merito del provvedimento, il segretario generale Smi, attacca: «Opposizione netta ad altre "aggressioni" ai livelli retributivi della professione, a medici di serie A e altri di serie B, mediante un subdolo tentativo di aumentare il precariato medico al ribasso. No alla possibilità di essere assunti negli ospedali con lo stipendio della caposala senza avere il titolo di specialista. Contrari, infine, alla distinzione della carriera del medico ospedaliero in professionale e manageriale per decreto, sì alla riapertura della trattativa per la manutenzione di un CCNL scaduto da 5 anni».

Lo Smi si dice favorevole, invece, a rivedere il processo di specializzazione, rispetto all'attuale sistema, fermo restando che tutto ciò non rientri in alcune delle ipotesi paventate dalla bozza di delega. «Siamo d'accordo sui percorsi formativi professionalizzanti sul campo – prosegue Onotri – è una risposta alla futura carenza di medici e ai colleghi che tra la laurea e la formazione o la specializzazione rischiano di rimanere nel limbo del precariato e della disoccupazione. Condivisibile l'idea di estendere la formazione post laurea anche agli ospedali territoriali: consentirebbe di aumentare le borse di studio e favorirebbe, a formazione conclusa, l'ingresso nel mercato del lavoro in virtù di una sempre più crescente domanda di practice territoriale. Da preservare, inoltre, l'accesso programmato alle facoltà di Medicina e chirurgia che garantisce la qualità della formazione e concorre a evitare l'inoccupazione di professionisti altamente preparati. Positivo, infine, che si elimini il tempo che intercorre tra la laurea e l'ingresso in specialità».

«Con i ministeri – conclude - siamo disponibili fin da subito, tramite i responsabili del settore giovani dello Smi, ad aprire un confronto per trovare soluzioni adeguate».