Lavoro e professione

OSSERVATORIO POLITECNICO/ E-health «andamento lento»

di Paolo Locatelli, Marco Paparella, Chiara Sgarbossa, Osservatorio Innovazione digitale in Sanità, School of management, Politecnico di Milano

L'esigenza di condividere le informazioni cliniche, all'interno e all'esterno delle strutture sanitarie, è aumentata rapidamente negli ultimi anni. Per questo è essenziale ripensare sia i metodi usati fino a oggi per gestire queste informazioni sia le procedure di condivisione tra operatori sanitari. A fronte della grande rilevanza ricoperta dalle soluzioni Ict finalizzate alla gestione delle informazioni clinico-sanitarie dei pazienti, la fotografia della situazione attuale - scattata dalla Ricerca dell'Osservatorio Innovazione digitale in Sanità della School of management del Politecnico di Milano - mostra un quadro ancora frammentato e disomogeneo, nonostante i notevoli benefici potenzialmente raggiungibili, sia in termini di efficacia e miglioramento delle prestazioni sia di efficienza e governo dei processi.

Cartella elettronica al ralenti. In particolare, tra le diverse soluzioni digitali che abilitano la condivisione delle informazioni clinico-sanitarie, l'Osservatorio ha approfondito il livello di sviluppo della Cartella clinica elettronica: il sistema informatico che fornisce un supporto alla gestione uniforme, aggiornata e integrata dei dati clinici e sanitari del paziente lungo tutto il ciclo di assistenza all'interno di una struttura sanitaria.
La cartella elettronica rappresenta infatti già da diversi anni il principale ambito di investimento per gran parte delle strutture sanitarie italiane, con una spesa complessiva di 58 milioni di euro nel corso del 2013 e con una previsione di crescita prevista per il 2014 superiore all'8%. La diffusione delle diverse funzionalità, tuttavia, è ancora solo parziale. Anche la funzionalità più diffusa, cioè la consultazione di referti e immagini, è presente con supporto completo in tutte le unità operative solo nel 44% delle aziende del campione. Si rileva, inoltre, la tendenza diffusa a sviluppare funzionalità basilari - come la gestione di richieste e prestazioni diagnostiche o la visualizzazione delle informazioni di riepilogo sul paziente. Sono tralasciate, invece, sia le funzionalità più caratterizzanti della cartella clinica - come la gestione della farmacoterapia o la gestione clinica di ricovero - sia soprattutto le soluzioni più evolute a supporto della clinical governance, con il supporto alle decisioni cliniche e l'utilizzo di linee guida e best practice completamente assenti in oltre il 60% dei casi. Il supporto mobile alla cartella clinica elettronica, fondamentale per il pieno raggiungimento dei benefici di efficienza e di efficacia, è ancora molto limitato: solo per le funzionalità di prescrizione e somministrazione e per la gestione delle informazioni di riepilogo sul paziente, infatti, si raggiunge una quota di diffusione di strumenti mobili superiore al 30 per cento. Si tratta, infatti, di attività tipicamente svolte a bordo letto, per le quali il supporto mobile, tramite l'utilizzo di Pc portatili o tablet che consentono di accedere alla cartella elettronica, rappresenta un elemento necessario che consente di cogliere appieno i benefici dell'informatizzazione del processo clinico. Oltre alla Cartella clinica elettronica, l'Osservatorio ha approfondito un altro tipo di soluzioni che consentono l'interscambio delle informazioni clinico-sanitarie tra i diversi attori del sistema sanitario (Asl, Regioni, medici di medicina generale, ministero della Salute). In particolare, in questo ambito, assume un ruolo fondamentale il Fascicolo sanitario elettronico, che - nelle Regioni in cui è presente - rappresenta il principale sistema con cui le aziende sanitarie e i medici sul territorio si scambiano documenti e informazioni sui pazienti.

Investimenti e best practice. In termini di risorse economiche, nel 2013, il 60% delle strutture sanitarie ha investito in soluzioni per l'interscambio di informazioni con sistemi regionali o nazionali (fascicolo compreso), per un valore complessivo pari a circa 21 milioni di euro, in forte aumento rispetto al 2012, quando la spesa era di 12 milioni di euro, e con una crescita prevista anche per il 2014, pari quasi al 5%, segno dell'enorme rilevanza attribuita a questi strumenti.
Ma al di là dei budget destinati a questo tipo di soluzioni, quali sono nella pratica i documenti e le informazioni condivise? La figura 2 mostra come l'utilizzo di tali sistemi sia finalizzato soprattutto alla condivisione di dati clinici e di documenti relativi ai pazienti con altre strutture e professionisti sanitari. L'adozione, almeno in fase di prime sperimentazioni, riguarda il 72% delle aziende del campione sotto la lente: dalla gestione dei certificati di malattia (71%) alle reti di patologia (63%) fino alla condivisione di immagini diagnostiche con altre strutture e professionisti (60%) e alla gestione delle ricette elettroniche (56%). I livelli di adozione sono chiaramente molto diversi nelle singole Regioni, alcune delle quali possiedono soluzioni per il fascicolo elettronico o piattaforme di interoperabilità già a regime, come la Lombardia o l'Emilia Romagna, mentre altre sono ancora indietro.
Un caso interessante per quanto riguarda la condivisione delle immagini diagnostiche è, per esempio, la Toscana, in cui sono presenti sistemi di gestione di queste immagini (Pacs) unici a livello di area vasta. I benefici di una piena integrazione tra gli strumenti aziendali e quelli regionali o nazionali come il fascicolo sanitario elettronico sono ovviamente notevoli, perché permettono ai diversi operatori che hanno in carico un paziente di essere consapevoli delle iniziative diagnostiche e terapeutiche intraprese dai colleghi, migliorando così l'assistenza e la tempestività dei processi e consentendo insieme un intervento rapido ed efficace in caso di emergenza.

Agenda digitale. Per ottenere tali benefici è importantissimo, però, attuare la roadmap emanata dall'agenzia per l'Italia digitale, in accordo con il ministero della Salute e finalizzata a guidare l'implementazione di Fse regionali interoperabili tra loro entro la fine del 2015. Allo stesso tempo bisogna evitare che l'eccessiva enfasi sul Fascicolo sanitario elettronico rallenti o limiti il percorso di creazione del corretto ecosistema di processi, contenuti e servizi digitali nelle aziende sanitarie e sul territorio. Il rischio, altrimenti, è quello di creare costosi contenitori vuoti, "autostrade deserte" prive di valore e non utilizzate dai cittadini perché non adeguatamente supportate dai sistemi informativi all'interno delle aziende sanitarie, integrati tra loro e in grado di alimentarle.

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