Lavoro e professione

Credifarma, Racca «ufficializza» la crisi:«Mancano le condizioni per proseguire»

dal Mattinale dell'Ordine dei farmacisti del Lazio

Credifarma, la finanziaria dei farmacisti per due terzi proprietà di Federfarma e per il restante terzo, con quote paritarie, delle banche BNL - Bnp Paribas e Unicredit, sembra essere giunta al capolinea, almeno nel ruolo di "polmone" finanziario a tutela del sistema farmacia che ha sempre giocato fin dalla sua fondazione, che risale all'ormai lontano 1987.
A confermare la notizia, nel corso dell'assemblea nazionale del sindacato svoltasi ieri, è stata la stessa presidente di Federfarma Annarosa Racca, raggiunta nella giornata dall'accorata lettera aperta indirizzatale dai 60 dipendenti e dai sindacati di Credifarma (cfr. il Mattinale di ieri) che chiedevano un confronto sul futuro della società.

I bilanci sono in profondo rosso e, complice la lunga crisi economico-finanziaria del Paese, che ha colpito anche le farmacie, e l'atteggiamento prudenziale delle banche partner (tradottosi in una riduzione del finanziamento), all'orizzonte non si intravvedono prospettive di miglioramento, anche se la presidente del sindacato ha affermato - come peraltro già fatto in precedenti occasioni, l'ultima nella precedente assemblea Federfarma dello scorso ottobre - che prosegue l'interlocuzione con i soci bancari in cerca di soluzioni che possano consentire a Credifarma di continuare a svolgere quella attività di intermediazione finanziaria che, in più di un quarto di secolo, l'ha portata a sostenere 8.000 farmacie sul territorio nazionale, per un ammontare di oltre 48 miliardi, e a recuperare oltre il 70% (710 milioni) degli interessi anticipati dai farmacisti per i ritardati pagamenti.

La crisi, manifestatasi in tutta la sua evidenza in sede di approvazione del bilancio 2013, chiuso con una perdita di 4,2 milioni di euro, sembra ormai aver superato il livello di guardia e portato la società a un rapporto tra attività di rischio e patrimonio di vigilanza al di sotto del limite fissato dalla Banca d'Italia per consentire la continuazione dell'attività.

Condizione che (in assenza di eventi positivi al momento difficilmente ipotizzabili) costringerà Credifarma - entro il prossimo 15 giugno, è sembrato di capire - a dismettere le sue vesti e trasformarsi in qualcosa di molto diverso da ciò che è stata finora. Racca ha fatto cenno, al riguardo, a una "società di servizi", senza aggiungere ulteriori dettagli in ordine a quale potrebbe essere il suo assetto e la sua nuova mission e senza comunque rinunciare a manifestare un certo ottimismo in ordine all'atteggiamento e alle intenzioni delle banche socie.

Ottimismo che il presidente di Credifarma, Carlo Ghiani, intervenendo ai lavori assembleari, ha chiaramente detto di non condividere, esprimendo anche critiche alla decisione di non ricevere in udienza, nonostante le reiterate richieste, i dipendenti di Credifarma, i cui posti di lavoro sono a questo punto seriamente a rischio.

In attesa di comprendere quale sarà, nell'immediato futuro, il percorso della parabola di Credifarma, non sembra del tutto inutile ricordare un'altra vicenda, pressoché parallela, quella di Farmafactoring, società che venne costituita nel 1985, ovvero due anni prima di Credifarma, della quale fu in qualche misura e per qualche verso ispirazione e modello. A darle vita fu un gruppo di aziende produttrici di farmaci e di apparecchiature biomedicali italiane e multinazionali, per fare fronte all'esigenza di avere un unico interlocutore nella complessa operatività della gestione dei crediti in un settore "particolare" come il Servizio sanitario nazionale: una necessità, come si vede, del tutto analoga a quella che suggerì la creazione di Credifarma.

Con un percorso molto attento all'interlocuzione con la Pubblica amministrazione, settore strutturalmente problematico in materia di pagamenti, negli anni subito successivi alla modifica del Titolo V della Costituzione Farmafactoring avviò un intenso confronto con Regioni e Asl per fare fronte al problema del saldo dei debiti attraverso accordi regionali mirati e diretti con i vari fornitori, associazioni di categoria, operatori del settore e promuovendo operazioni di cartolarizzazione dei debiti sanitari stessi.

Guadagnatasi un pubblico riconoscimento, nel 2004/2005, come migliore società di intermediario finanziario all'interno della Pubblica amministrazione, nel 2006 Farmafactoring introdusse una svolta importante: il pacchetto di controllo azionario passò infatti a FF Holding SpA, società interamente controllata dai fondi Apax Partners, gruppo di private equity tra i più importanti del mondo, con l'obiettivo dichiarato di ampliare e sviluppare ulteriormente l'attività della società. La scelta non tardò a produrre risultati importanti: nel 2012 la prestigiosa classifica IFE assegnò a Farmafactoring il primato nella categoria delle società di factoring italiane.

Quasi scontato, a quel punto, il passo successivo: nel corso del 2013 la società si rafforza e avviene la trasformazione in Banca Farmafactoring, a garanzia dei servizi forniti alla propria clientela e al mercato di riferimento.
Nell'anno in corso, Banca Farmafactoring ha collocato la prima emissione obbligazionaria per un ammontare nominale complessivo di 300mln euro e ha lanciato il conto deposito online Conto Facto, primo prodotto retail del nuovo istituto di credito, che ormai opera su scala internazionale: oltre alle sedi italiane di Milano e Roma, infatti, Banca Farmafactoring è operativa anche a Madrid e Barcellona in Spagna.

Partite pressoché insieme, con le stesse premesse, nello stesso contesto e con analoghi obiettivi, le "vite parallele" di Farmafactoring e Credifarma tanto parallele, alla fine, non sono state. Per un qualche accidente della storia o per altre ragioni? Una riflessione per rispondere all'interrogativo, al netto di ogni polemica e strumentalizzazione, forse non risulterebbe del tutto inutile.