Lavoro e professione

Interrogazione Pd su Sofosbuvir: «Regioni in ritardo, farmaco indisponibile»

dal Mattinale dell'Ordine dei Farmacisti di Roma

«Il Governo intervenga per far luce sull'organizzazione delle Regioni che devono essere in grado di somministrare il farmaco contro l'Epatite C».
È quanto richiesto con un'interrogazione al Ministero della Salute presentata nei giorni scorsi da Federico Gelli, deputato Pd e membro della Commissione Affari sociali, in merito all'entrata nel prontuario farmaceutico del farmaco Sofosbuvir, in grado di sconfiggere l'epatite C.

Un medicinale rivoluzionario e costosissimo (se ogni cittadino volesse acquistarlo di tasca propria dovrebbe pagare ben 70 mila euro), in grado di far guarire da una patologia diffusa e pericolosa che in Italia, si stima, riguarda tra i 400 e i 500mila pazienti di cui 80mila in condizioni gravi con costi sanitari e sociali altissimi. Il farmaco, in grado di eradicare il virus, consentirà risparmi enormi, abbattendo il numero dei trapianti di fegato e i casi di tumore di questo organo, che in Italia sono oltre 10mila ogni anno (per il 70% riconducibili proprio all'epatite C). L'impiego del Sofosbuvir, inoltre, permetterà di azzerare i costi delle altre cure, oggi somministrate a vita.

Come si ricorderà, la Legge di Stabilità 2015 dispone lo stanziamento di un fondo ad hoc pari a un miliardo di euro per l'acquisto, in due anni, di ben 50 mila dosi di questo farmaco ad un prezzo favorevole.

«L'arrivo di questo medicinale è una grande conquista e una importantissima opportunità - ha sottolineato Gelli - però ci sono alcune Regioni che sono ancora indietro perché devono ancora individuare i centri epatologici che seguiranno i pazienti. Al momento sono partite con la somministrazione solo il Lazio e la Lombardia e questo rischia di generare tensione tra i malati e le famiglie. Per questo motivo ho chiesto al Governo di intervenire con la massima urgenza per consentire l'avvio della somministrazione in tutte le regioni superando i ritardi fin qui registrati - ha concluso il deputato democratico - assicurando così la possibilità di cura ai pazienti con la precedenza a quelli più gravi».