Lavoro e professione

Tavolo ex art. 22, Cozza (Fp Cgil Medici): «Bene le reti formative, no allo specializzando assunto a tempo»

di Massimo Cozza (Segretario Nazionale Fp Cgil Medici)

Nelle bozze di disegno di legge delega in materia di gestione e sviluppo delle risorse umane ex art.22 Patto per la Salute vengono affrontati diversi aspetti che presentano luci ed ombre. C'è in primo luogo un problema di metodo, rappresentato dalla volontà, di brunettiana memoria, di voler definire attraverso la legge tutti gli aspetti riguardanti la giusta necessità di valorizzazione delle risorse professionali ed umane del Servizio Sanitario Nazionale e l'integrazione multidisciplinare delle professioni sanitarie.

E' invece il contratto, ormai bloccato da 6 anni, lo strumento principale attraverso il quale poter arrivare a un'articolata revisione dei percorsi professionali e alla valorizzazione normativa-economica, da condividere con i sindacati che rappresentano chi quotidianamente opera nelle aziende.

Nel merito fondamentale è il recepimento del principio, da noi da tempo richiesto, della individuazione degli standard di personale, al fine di determinare il fabbisogno dei professionisti e non solo dei posti letto, tenendo conto anche dello sviluppo delle competenze dei professionisti sanitari.

La differenziazione dei percorsi di natura gestionale dai percorsi di natura professionale può rappresentare una strada da percorrere, laddove non ci sia una suddivisione tra medici di serie A e di serie B ma un reale riconoscimento, anche economico, della professionalità, attraverso giusti modelli valutativi.

Una volte per tutte si deve consentire l'adozione di efficaci misure per la stabilizzazione del precariato, senza fermarsi a provvedimenti che interessano solo pochi casi.

Per quanto riguarda la formazione, una volte per tutte, riaffermiamo la nostra contrarietà a qualsiasi ipotesi che trasformi lo specializzando in un medico dipendente a tempo, con una doppia beffa: di lavorare senza formarsi, a basso costo per le Regioni, e di occupare nei fatti posti che potevano essere ricoperti dai giovani medici una volta specializzati.

La carenza sempre maggiore di medici dipendenti (meno 5mila solo dal 2009 al 2013) non deve essere colmata con il trucco della formazione, che potrebbe servire solo a far cassa a danno della qualità dell'assistenza, della stessa formazione e dell'occupazione.

E' ora inoltre di affrontare il tema delle borse di studio per la specializzazione anche delle altre figure sanitarie laureate quali i veterinari, gli psicologi, i biologi, i farmacisti, etc.

Bene invece la scelta di inserire a pieno titolo nelle reti formative le strutture ospedaliere senza confinare nei Policlinici la pratica formativa, garantendo una maggiore qualità attraverso la revisione del sistema di accreditamento.