Lavoro e professione

Nuovi Lea, tutti i dubbi della Cgil

La proposta di aggiornamento degli attuali Lea – prevista nel Patto per la Salute 2014-2016 e oggi in discussione tra Governo e Conferenza delle Regioni - riprende in gran parte il lavoro compiuto con il Dpcm Prodi nel 2008. Decreto che fu poi ritirato dal Governo Berlusconi (per mancanza di copertura finanziaria ?). Questa volta, purtroppo, la proposta è stata costruita "quasi fosse un segreto", senza quel confronto anche con le forze sociali (sindacato confederale e associazioni dei cittadini utenti) che aveva caratterizzato positivamente il percorso del 2008. Bisogna cambiare metodo: se si vogliono rendere effettivi ed esigibili i Lea ai cittadini, Governo e Regioni devono aprirsi al confronto e alla partecipazione democratica.

Il rischio di approvare un buon provvedimento ma velleitario.
Il contesto rispetto al 2008 è molto cambiato: la lunga crisi economica e sociale, aggravata da insensate politiche di austerity che hanno tagliato il finanziamento alla Sanità (30 miliardi) e ai servizi del welfare socio-assistenziale, ha messo in discussione la garanzia dei Lea, soprattutto in alcune regioni, come ha denunciato a fine anno 2014 la Corte dei Conti. Se non si mette in sicurezza il finanziamento del Ssn, l'aggiornamento dei Lea proposto rischia di essere un buon provvedimento ma velleitario. Eppure è una necessità condivisibile: può dare alla programmazione regionale e locale un punto di riferimento più forte, per favorire i processi di riorganizzazione dei servizi sanitari e sociosanitari, rispondendo in modo appropriato alla domanda di salute e di cure dei cittadini e alle trasformazioni intervenute in questi anni (vedi articoli da 21 a 35: più "territorio", più integrazione fra sociale e sanitario) e per questa via attuare una virtuosa spending review.

I tagli rendono dubbia la copertura finanziaria. È del tutto incerta la "copertura finanziaria" per l'aggiornamento dei Lea: la Relazione del ministero della Salute la quantifica in 415 milioni di euro, che andrebbero a gravare sul finanziamento esistente, già pesantemente ridotto per effetto dell'ultima legge di Stabilità. La polemica tra il ministro della Salute Lorenzin e il Presidente della Conferenza delle Regioni Chiamparino conferma questa incertezza. Il Dpcm da solo non basta per garantire uniformità ed esigibilità dei Lea. In ogni caso l'aggiornamento non basta, dovrà essere completato con gli strumenti adeguati a favorire l'uniformità nella diffusione dei Lea in tutto il Paese e la loro reale esigibilità. Si tratta in primo luogo di adottare i provvedimenti già previsti nel Patto per la Salute 2014/2016 sul monitoraggio del Lea (articolo 10). Per applicare e rendere esigibili i Lea servono, con le dovute flessibilità per adattarli ai diversi contesti locali, indicatori di risultato, di offerta e standard organizzativi di riferimento (dei servizi, del personale, target di utenza % su popolazione, ecc.). In particolare il fabbisogno del personale adeguato. Gli indicatori e gi standard esistenti sono del tutto parziali (e ancora concentrati sull'Ospedale), pur con i miglioramenti introdotti dalla cosiddetta "griglia Lea". Inoltre, l'effettiva garanzia dei Lea è strettamente legata alle liste di attesa. E ancora, senza la definizione dei corrispondenti Lea per l'assistenza sociale l'esigibilità e l'uniformità del diritto all'assistenza sociosanitaria resta impossibile. Infine, occorre definire una relazione chiara tra prestazioni e diritti, come prevede la Costituzione, compreso l'esercizio dei poteri dello Stato, anche sostitutivi, per rimediare quella frantumazione del Ssn che ha prodotto venti differenti sistemi regionali. Per questo l'attuale revisione dei Lea va considerata una tappa del percorso per garantire l'esigibilità e l'uniformità del diritto alla Salute e alla protezione sociale. Anche per questo la Cgil prosegue con la campagna nazionale "Salviamo la Salute".