Lavoro e professione

L'appello: «Parità di genere nella nuova Fnom»

La presenza femminile nei rinnovati Consigli dei 106 Ordini provinciali dei medici è stata già analizzata (www.24oresanita.com), sia per la presenza di sei presidenti donne (5,66%) sia per i sette ordini con piena parità di genere. Il dato saliente sembra essere la presenza in oltre sessanta consigli provinciali - composti da 11 o 17 componenti - di solo due/tre donne. Ci siamo chieste quanto la presenza femminile di iscritte nei diversi Ordini, fosse correlata al numero delle elette. Nel grafico riportato sono confrontati, per ogni Regione in termini percentuali, il numero delle iscritte con quello delle elette. Sono ancora molte le Regioni dove la forbice fra iscritte ed elette è ampia.

La maggiore corrispondenza si ha nella Regione Molise, due soli ordini e meno di 2.500 medici, dove le iscritte (38,98%) in percentuale sono sovrapponibili alle elette negli organismi Omceo (38,57%).
Spicca nel grafico il dato della Sardegna che ha, in tutte le Province, la percentuale più alta di donne iscritte: si va dal 52% di Nuoro (unica Provincia in cui le iscritte sono più degli uomini) a quelle di Cagliari 49, Sassari 48 e Oristano 46.

Questi dati, proposti per un dibattito costruttivo, evidenziano come i miglioramenti ottenuti siano lontani da obiettivi di autentica parità e poco corrispondano alla presenza femminile nella professione.
Consce che la parità di genere da sola non sia garanzia di qualità, né unico criterio con il quale giudicare le attività degli Ordini, è lecito interrogarsi su cosa accadrà nel prossimo rinnovo degli organi di governo della Federazione degli ordini.

Non si ritenga l'argomento poco rilevante, perché un riequilibrio tra i generi potrebbe, nel prossimo Comitato centrale, costituire un cambiamento clamoroso e innovativo. Tutti sappiamo che le organizzazioni traggono vantaggio dall'immissione di diversità di genere, di generazioni, di culture. E la cultura della parità va in parallelo con la cultura del rispetto fra persone. Inoltre abbiamo contezza di come le colleghe, presenti con diverse funzioni negli ordini e nelle organizzazioni sanitarie, svolgano svariati compiti, sempre con competenza, creatività e perizia.

Crediamo che in questo periodo la professione medica possa avere un ruolo propositivo solo attraverso la riforma degli ordini. Per affrontare il vulnus sulla qualità della professione derivante da un vetusto ordinamento istitutivo, poco coerente con i dettati costituzionali, stiamo lavorando per realizzare il prossimo 12 marzo, alla Camera dei deputati, un seminario con costituzionalisti, politici, esponenti delle professioni. Vorremmo contribuire a costruire, per l'istituzione ordinistica, una possibilità di partecipazione attiva nella governance della sanità pubblica con il controllo della qualità e del ruolo della professione medica. Perché crediamo che la professione medica abbia la diretta responsabilità del bene salute dei cittadini. Il rispetto dei vincoli costituzionali e comunitari, in materia di "pari opportunità" sarà, senza recriminazioni, il punto di leva per affrontare la complessa problematica.

Qualche mese fa è stata presentata dall'Onu una Campagna chiamata HeForShe - gli uomini per la parità di genere - con la quale si è chiesto a tutti, ma in particolare agli uomini, di essere in prima linea per raggiungere concrete uguaglianze nei diritti e nelle opportunità, perché la parità di genere, a beneficio di tutti, non può essere portata avanti solo da una metà del mondo.

Proponiamo quindi un analogo coinvolgimento: un percorso inclusivo e collaborativo che porti la Federazione ad attivarsi per rendere l'uguaglianza di genere strumento di aderenza ai tempi e di miglioramento.