Lavoro e professione

Sondaggio Eures: l'infermiere «specialista» trova consensi

Nove medici su dieci sono soddisfatti del rapporto con le professioni sanitarie mentre 8 su 10 approvano la figura dell'infermiere specialista.
Sono i risultati dell'indagine «L'interazione medico-infermiere nelle strutture sanitarie» condotta nel 2014 dall'Eures, Istituto di ricerche economiche e sociali, che ha analizzato tutte le aree geografiche (Nord, Centro, Sud), generi (uomo, donna) e fasce di età (fino a 39 anni, 40-54 anni, 55+ anni), in 212 strutture sul territorio nazionale per un totale di 380 reparti coinvolti. L'indagine è stata presentata nell'ambito del XVII congresso della Federazione nazionale dei collegi Ipavsi.
Il sondaggio affronta anche il nodo del «comma 566» della legge di Stabilità, ossia il nodo delle competenze tra medici e infermieri: a livello di dirigenza (primari soprattutto), in 1 struttura su 4 non si affronta in genere la questione della collaborazione tra le diverse figure sanitarie, mentre il 4,2% la «tollera» pur non incentivandola, e un residuale 0,5% la ostacola.

Ruoli diversi e complementari Otto medici intervistati su 10 (il 79,3%) sono favorevoli all'introduzione dell'infermiere specialista, sulla quale è già pronto un accordo Stato-Regioni. In particolare il 25,6% dei medici si dice "del tutto favorevole" e il 53,7% "abbastanza favorevole", mentre il 20,7% è contrario (il 16,1% "piuttosto" e il 4,6% "del tutto"). In realtà solo l'11,9% di tutti i medici intervistati è contrario perché ritiene che la figura genererebbe sovrapposizione e confusione dei ruoli. Oltre 2 medici su 3 sono convinti che la presenza dell'infermiere specialista sarà "molto" o "abbastanza utile ed efficace" in tutte le aree mediche in cui sarà impegnato

Il commento della presidente Silvestro «La ricerca – sottolinea Annalisa Silvestro, senatrice e presidente della Federazione Ipasvi – dimostra che c'è bisogno di professionalità sempre maggiori e soprattutto di una forte collaborazione trasversale per aiutare davvero il cittadino e ottimizzare i servizi. Si devono abbandonare quindi le trincee ideologiche e nessuna famiglia professionale deve arrendersi a essere quella di tanti anni fa e nessuna deve prevalere su nessun'altra. La parola magica, la chiave del futuro, è fare rete e collaborare. Ognuno con le proprie competenze che devono e possono, la ricerca lo sottolinea, crescere e cambiare perché l'evoluzione dell'assistenza lo richiede».