Lavoro e professione

Altolà al conflitto d'interesse: protocollo tra Regione Toscana, Università e Ordini dei medici

Fare rete per promuovere un'etica condivisa, nel rispetto della legge anticorruzione 190/2012 e del Codice deontologico dei medici, e contrastare l'insorgere di conflitti d'interesse, sempre in agguato in un pianeta in cui «inevitabilmente le scelte operate nell'ambito sanitario comportano, al di là di ogni altra e diversa responsabilità legata all'agire professionale, un valenza economica che rischia di influenzare direttamente o indirettamente la quantità e la qualità delle conoscenze mediche, delle indagini diagnostiche e delle terapie offerte ai cittadini».

Così nasce il protocollo per la promozione di azioni comuni di responsabilizzazione nei confronti del conflitto d'interesse in sanità e di contrasto ai comportamenti scorretti, che porta la firma congiunta dell'assessore toscano al Diritto alla salute Luigi Marroni, per la Regione, dei rettori delle tre Università toscane (Alberto Tesi, Firenze; Massimo Augello, Pisa; Angelo Riccaboni, Siena) e del presidente della Federazione degli Ordini dei medici della Toscana, Antonio Panti.

Il protocollo impegna i firmatari a promuovere un'etica condivisa, un modello organizzativo, prassi operative, azioni formative e un clima culturale adeguato, la promozione di azioni di informazione, prevenzione, monitoraggio e vigilanza in tema di conflitto d'interesse nella pratica medica. E a fornire ai medici e alle altre professioni coinvolte nell'assistenza un modello operativo di comportamento che possa essere garanzia sulla eticità dei singoli e del sistema. «Non siamo all'anno zero, abbiamo una legge anticorruzione, abbiamo codici etici - chiarisce l'assessore Marroni -. Con questo protocollo abbiamo però voluto fare un ulteriore passo avanti in questa direzione. Riteniamo opportuno che le istituzioni e gli ordini professionali collaborino e costruiscano alleanze, perché siano diffusi e condivisi indirizzi in grado di orientare i comportamenti professionali verso le buone pratiche e la trasparenza dei rapporti, vigilando su eventuali infrazioni delle norme giuridiche e deontologiche e disincentivando le prassi che più espongono a rischi di conflitto di interesse, per la tutela del paziente e del pubblico interesse».
«Iniziative come questa - è il commento di Alberto Tesi - rappresentano occasioni importanti per perfezionare la trasparenza delle nostre istituzioni e offrono a chi vi opera sollecitazioni positive verso una sempre maggiore consapevolezza etica».

«Con questo patto - osserva Antonio Panti - si vuole fornire a tutti i professionisti della sanità un modello di comportamento e di relazioni tra operatori, pazienti ed enti, consentendo ai cittadini di condividere un tale processo di responsabilizzazione. E si vuole promuovere le direzioni e i vertici organizzativi a tutelare la deontologia, inserendo questa tutela tra i criteri di accreditamento».
Le vicende che qualche mese fa hanno scosso la sanità toscana e che hanno visto protagonisti cardiologi che avrebbero ricevuto regali e favori in cambio della scelta di determinati dispositivi medici, e pediatri che avrebbero ricevuto benefit pilotando le madri all'acquisto di latte artificiale di certe ditte, hanno rivelato un costume civile e morale che deve essere contrastato con decisione e profondamente modificato. Le scelte operate in ambito sanitario comportano inevitabilmente una valenza economica. I medici operano in un mondo nel quale gli interessi economici sono di enorme portata, esponendo l'intera categoria alla possibilità del conflitto di interessi. In questo modo, un interesse primario, come la salute del paziente, tende ad essere indebitamente influenzato da un interesse secondario, come il guadagno economico o comunque l'interesse personale. E gli eventuali comportamenti scorretti, seppur numericamente esigui, rischiano di minare la fiducia che il cittadino ripone nei professionisti della sanità. Questi comportamenti vanno isolati, difendendo l'operato di tutti i medici la cui immagine è compromessa da quei casi di sospetta o comprovata illegittimità.