Lavoro e professione

Perché Sanita24

di Roberto Turno


Alla già nutrita schiera di quotidiani digitali del Sole-24 Ore, si affianca da oggi un nuovo progetto editoriale: Sanità24. Un quotidiano digitale aggiornato in tempo reale, con tutte le informazioni dedicate utili agli operatori del settore. Con i fatti e le cronache principali della giornata, ma anche, se non soprattutto, con gli approfondimenti, i documenti, le analisi nostre e dei nostri esperti. E i commenti delle "grandi firme" del settore che ci daranno spesso il loro contributo.
L'obiettivo, come è nel dna del Sole-24 Ore, è quello di dare ai lettori e in via riservata agli abbonati, informazioni pratiche su tutti gli aspetti che coinvolgono tutti coloro che operano a largo raggio "in nome e per conto" del Servizio sanitario nazionale. Nelle strutture pubbliche come nelle imprese che a vario titolo, e spesso con gran peso economico, partecipano e concorrono all'azienda Ssn. Dunque: leggi e provvedimenti di varia natura, giurisprudenza, lavoro, fisco, ricerca, scienza e medicina, gestione, management, formazione, attività parlamentare. Con focus nazionali e regionali sui vari argomenti che tratteremo giorno per giorno. Questo sarà infatti l'ampio campo d'azione-informazione che vuole caratterizzare la nostra nuova iniziativa. Uno sguardo a tutto tondo sull'attività e sui problemi delle professioni, della gestione delle aziende sanitarie pubbliche, come del variegato universo delle imprese.
Una scommessa in più per il gruppo Sole-24 Ore, che rinsalda l'attenzione per un settore vitale e decisivo della convivenza sociale come delle attività economiche e d'impresa che lavorano in sanità. Un universo, il Servizio sanitario nazionale, che è anche fattore cruciale per la tenuta (o meno) della spesa pubblica e di un welfare in rapido cambiamento. Per il nostro gruppo, significa rafforzare una presenza già oggi solida nell'area sanità-salute: con il settimanale Il Sole-24 Ore Sanità, i corsi di management e di formazione, l'attività editoriale con i libri. E naturalmente l'informazione quotidiana del nostro quotidiano, da sempre attento allo svolgimento amministrativo, a quello parlamentare-legislativo, organizzativo delle pubbliche amministrazioni.
La sanità naturalmente non poteva sfuggire, né mai è sfuggita, a questa attenzione. Quella sanità (nel suo insieme pubblica e privata) che poi rappresenta la quarta impresa d'Italia e dunque un possibile volano per lo sviluppo, ma che è anche spesso zona (quasi) franca di sprechi e corruzione. Che è terreno dell'eccellenza medica e industriale, ma anche non raramente preda della burocrazia e della malpractice. Sono mille e mille infatti volti e i risvolti, i meriti e i demeriti, della sanità pubblica. Che però resta un caposaldo fondamentale della convivenza sociale e civile, per di più costituzionalmente tutelato, benché l'universalità non sia uguale dappertutto e vada in generale man mano riducendosi senza più dare l'ormai impossibile "tutto a tutti".
Capitolo decisivo della spesa pubblica, il Servizio sanitario nazionale, oltreché del diritto alla salute. E dunque da maneggiare con cura estrema . Tanto più oggi, ai confini della più grande crisi economica e finanziaria mondiale, con risorse pubbliche sempre più limitate e, dunque, con problemi di sostenibilità complessiva del welfare vecchio stampo. Non sono un caso le sfiancanti manovre che in questi anni hanno colpito il Ssn per oltre 30 mld di euro. Manovre ripetute, all'insegna della lotta agli sprechi, di una spending review mai abbastanza, e abbastanza utilmente, praticata davvero. Come sta per accadere alla vigilia dell'ennesimo taglio - 2,35 mld - che Governo e Regioni decideranno insieme proprio domani. Se mai basteranno e non ne porteranno altri anche l'anno prossimo.
Spendere bene, però, non può significare banalmente non sprecare e risparmiare. Vuole dire spendere con qualità, non cancellare diritti sacrosanti (e costituzionali), preservare i più fragili e chi più ne ha bisogno. Non è un caso l'abbandono o il rinvio delle cure di milioni di italiani, perché non possono permettersele più . Effetto della crisi, ma anche di un Ssn che non sempre tutela tutti, allo stesso modo e alla stessa latitudine. Ecco, questo un Paese civile non può e non deve permetterselo mai.


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