Lavoro e professione

Maltrattamento dei bambini: le carenze del Ssn

di Andrea Bollini (Consigliere nazionale del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia ) e Federica Giannotta (responsabile advocacy e programmi Italia di Terre des Hommes)

L'Organizzazione mondiale della sanità, nel suo Rapporto su violenza e salute, ha definito la violenza come un problema globale di salute pubblica. In particolare, il maltrattamento dei bambini (maltrattamento fisico, psicologico, abuso sessuale, trascuratezza, violenza assistita) rappresenta un fattore di rischio di malattia elevatissimo. Fra le conseguenze dell'abuso all'infanzia sono oggi documentate non solo conseguenze fisiche (lesioni, traumatismi, disturbi sessuali, ecc.), disturbi psicologici e psichiatrici, disturbi post-traumatici (Dpts), dipendenze, depressione, disturbi del comportamento alimentare (Dca), ma anche cardiopatia ischemica, cancro, broncopneumopatie croniche, sindrome dell'intestino irritabile e fibromialgie.

Nonostante l'Oms abbia posto da oltre 13 anni la centralità della violenza come problema di salute pubblica mondiale e fornito numerose raccomandazioni per prevenirla, il Servizio sanitario nazionale, che pure registra fra i Livelli essenziali d'assistenza la cura dei bambini abusati, non è riuscito ancora ad elaborare un sistema di intervento precoce sul maltrattamento.

Uno dei motivi di questa grave lacuna può essere il fatto che ad oggi non esiste in Italia un sistema di raccolta dati istituzionalizzato a livello nazionale che certifichi il numero dei bambini presi in carico per maltrattamento dai Servizi sociali nei diversi Comuni, offrendo un meccanismo di monitoraggio costante che riporti la dimensione reale del fenomeno del maltrattamento all'infanzia. Il Comitato Onu sulla Convenzione dei diritti dell'infanzia ha infatti richiamato più volte, negli ultimi anni, il Governo italiano perché si dotasse di questo strumento indispensabile senza il quale non è possibile l'adozione di efficaci politiche di prevenzione e contrasto della violenza a danno dei bambini.

L'Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia realizzata da Terre des Hommes e Cismai per il Garante dell'Infanzia e presentata oggi a Roma dimostra che può essere realizzata una raccolta dati significativa in termini quantitativi e qualitativi con risorse relativamente contenute. Questa indagine evidenzia alcuni dati epidemiologici che fotografano bene anche la situazione delle politiche sanitarie in materia di violenza all'infanzia nel nostro Paese: si interviene tardivamente (quando i bambini sono diventati già grandi e i danni spesso gravissimi) e con marcate differenze territoriali fra Nord e Sud.

Nel Piano nazionale di Prevenzione 2014-2018 vi è finalmente qualche timido accenno all'impatto del maltrattamento sulla salute mentale dei bambini, ma l'argomento è spesso completamente trascurato nei Piani sanitari. Di fatto, in diversi Stati Oms esistono oramai da anni servizi di rilevazione precoce nei reparti ospedalieri di neonatologia e di pediatria, che vanno dallo screening sui casi a rischio all'attivazione di servizi di home visiting e di follow up nella fase post-dimissioni, specie sui casi di certa o sospetta depressione post-partum o di emersione di problematiche genitoriali.

In Italia invece questo sistema preventivo stenta a decollare, nonostante alcune isolate buone prassi: ci si limita, nei casi più gravi ed evidenti, alla segnalazione all'Autorità giudiziaria, mentre sui casi sospetti o più difficili da diagnosticare, rispetto alla presenza dei fattori di rischio, non si hanno gli strumenti per intervenire.

Per attivare un sistema di prevenzione precoce, che assicurerebbe un risparmio per lo Stato di circa 13 miliardi di euro l'anno (si veda l'indagine condotta dall'Università Bocconi per conto di Cismai e Terre des Hommes sui costi sociali della violenza), sarebbe necessario, da un lato, adottare negli ospedali, presso i pediatri di famiglia e presso gli altri servizi sanitari di base, strumenti di screening del maltrattamento nella fascia 0-3 anni.

Dall'altro si dovrebbe garantire la presenza di operatori di home visiting, in raccordo con i servizi sociali, per l'intervento preventivo precoce dei casi ad alto rischio. Il Focal Point italiano dell'Oms in materia di violenza presso il Ministero della Salute, incarico attualmente ricoperto da Maria Giuseppina Lecce, potrebbe costituire un importante punto di riferimento per coordinare questi tipi di intervento.

Tra le raccomandazioni dell'indagine per il Governo e la Conferenza delle Regioni ci sono l'istituzione di un sistema permanente di raccolta dati sul maltrattamento; istituzione di un Piano nazionale di contrasto, prevenzione e cura con l'allocazione di adeguate risorse per le amministrazioni nazionali, regionali e comunali competenti; creazione di un Organismo di Coordinamento interistituzionale sul maltrattamento e, non da ultimo, adozione di Linee Guida nazionali sulla prevenzione e protezione dalla violenza sui bambini e adolescenti, che ancora oggi, incredibilmente, non esistono.

Sulla prevenzione precoce il Cismai, il coordinamento di 80 centri pubblici e privati e centinaia di professionisti che lavorano per la prevenzione del maltrattamento, sta lavorando da anni e ha istituito una Commissione scientifica, che fornirà a breve linee guida. Così come Terre des Hommes ha promosso percorsi di formazione rivolti ai pediatri, che, come dimostrato da una ricerca, hanno difficoltà nel riconoscimento e soprattutto nella denuncia. Non è un caso se in Italia i casi rilevati di Baby Shaken Syndrome (Sindrome da scuotimento) o di Sindrome di Munchausen per procura siano pochissimi in confronto con gli altri Paesi.

Sul fronte della cura e riparazione dell'abuso, il Servizio sanitario nazionale presenta alcune esperienze di eccellenza, in particolare per il settore psicologico e psicoterapeutico, previsto anche dai Lea ma con molta difficoltà attuato. Tuttavia, i servizi e i centri che si occupano di prestazioni sanitarie per bambini vittime di maltrattamento, non possiedono specifiche norme per l'autorizzazione e l'accreditamento. Una grave carenza delle Regioni che precarizza il ruolo di questi servizi, spesso oggetto di rilevanti tagli negli ultimi anni, e che incide sulla qualità dell'offerta ai bambini e alle famiglie.


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