Lavoro e professione

Collegio italiano chirurghi: «Subito una legge sulle responsabilità professionali mediche»

di Nicola Surico (presidente Cic-Collegio Italiano Chirurghi)

Ancora in alto mare la tanto attesa legge sulle responsabilità professionali mediche nonostante i ripetuti solleciti, anche da parte del Collegio italiano dei chirurghi (Cic).
Già a giugno 2014 il Cic aveva incontrato le Commissioni di Camera e Senato e ottenuto che dai tanti disegni di legge presentati, si arrivasse a un testo unificato. Abbiamo, intanto, sottoscritto accordi con importanti associazioni dei cittadini al fine di ottenere un dispositivo che tuteli innanzitutto la salute, garantendo un equo e rapido indennizzo per i veri casi di malpractice, ma che ridia, contemporaneamente, la necessaria serenità al chirurgo mentre svolge interventi di elevata complessità in sala operatoria.

I punti irrinunciabili
Abbiamo già sottoposto al ministro della Salute i dieci punti irrinunciabili perché si possa arrivare a una rapida risoluzione del problema. Tra questi ci sono la definizione dell'atto medico, che in Italia è inesistente; l'implementazione di strutture di risk management in tutte le aziende con un osservatorio nazionale; l'assicurabilità obbligatoria da parte delle aziende sanitarie; la trasformazione della colpa medica in contrattuale per le aziende ed extracontrattuale per il medico.

Negli ultimi anni si è assistito alla nascita della cosiddetta ‘medicina difensiva' il cui dilatarsi, a fronte di un contenzioso sempre più selvaggio, ha comportato una ridondanza di prestazioni inutili e costose, insostenibili sia in termini economici che sociali, distogliendo risorse che, invece, andrebbero destinate al miglioramento delle tecnologie anziché coprire risarcimenti a vantaggio di pochi e a scapito dei più.

La necessità di definire normativamente la natura della responsabilità medica, oltre che dare piena attuazione all'Articolo 32 della Costituzione, servirebbe a coniugare le esigenze del cittadino paziente con quelle altrettanto primarie del professionista e del sistema.

Le norme proposte dal Cic appaiono idonee a tutelare gli utenti del Ssn da “abusi” derivanti da malpractice, ma anche a tutelare e responsabilizzare gli operatori sanitari, i quali devono essere posti in condizione di operare con la necessaria serenità che derivi dalla consapevolezza di non essere esposti ad azioni giudiziarie incontrollate e incontrollabili.

Le proposte del Cic mirano anche a limitare i risarcimenti, ormai esosi, in assenza di tabelle di riferimento in casi di effettiva responsabilità accertata e non presunta.

Gli impatti sul paziente
La normativa che si chiede, riconducendo la responsabilità medica in ambito extracontrattuale, non comporta assolutamente una diminuzione della tutela degli utenti né una violazione dei diritti costituzionalmente garantiti.

L'assenza di un'adeguata normativa e l'abnorme aumento delle polizze assicurative a carico del chirurgo hanno portato anche all'astensione da parte di alcuni dell'esecuzione di interventi ad alto rischio, con importanti ripercussioni sulla salute del paziente.

Alla Legge Balduzzi che aveva previsto, tra l'altro, la depenalizzazione della colpa medica, non sono seguiti i decreti attuativi per limitare il contenzioso medico legale e contenere i risarcimenti e, di conseguenza, i costi delle polizze RC professionali.

Le conseguenze del vuoto legislativo
Il vuoto legislativo ha fatto aumentare in modo esponenziale le richieste di risarcimento, soprattutto da parte di sedicenti studi legali, con chiaro intento speculativo nonché richieste di presunti danni alla scadenza del decimo anno dall'evento.

Contemporaneamente, anche in assenza di sentenza definitiva, viene chiesto dalla Corte dei Conti la rivalsa sui professionisti, il che riaccende altri processi della durata di anni che, a volte, portano al pignoramento delle proprietà dei singoli e, in alcuni casi, persino degli eredi.

Si evince quindi una vera e propria acrimonia nei confronti del medico anche con un certo clamore mediatico per eventi che non riconoscono alcuna responsabilità e che vengono successivamente archiviati o risolti con una assoluzione nel 95% dei casi.

Da tutto questo discerne la necessità urgente di una legge che porterebbe in tempi brevi a una drastica riduzione dei costi imputabili alla medicina difensiva, con recupero di importanti risorse da destinare alle nuove tecnologie, alla sostituzione di strumentazioni spesso obsolete, nonché all'implementazione di organici che, in alcuni ospedali, sono ormai ridotti all'osso a causa del blocco del turn-over o dei piani di rientro regionali. Quest'ultimo aspetto si ripercuote gravemente, a causa di pesanti turni di lavoro, sulla salute psicofisica del chirurgo che può essere tradotto più facilmente in errore.

Da non tralasciare le carenze organizzative e strutturali dei nostri ospedali e di alcune sale operatorie non più rispondenti alle esigenze di una medicina moderna che deve erogare prestazioni di qualità, in sicurezza e in tempi brevi.


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