Lavoro e professione

Specializzazioni, Giovani medici: «Per il concorso nazionale standard omogenei in tutti gli atenei»

Un adeguato sostegno del Miur ai singoli atenei per garantire in tutte le sedi standard omogenei nell’organizzazione del concorso nazionale di accesso alle scuole di specializzazione. Ma anche adeguata formazione del personale vigilante, sedi ampie e attrezzate. E’ quanto chiedono Giovani medici (Sigm) e Comitato mazionale aspiranti specializzandi che esprimono preoccupazione «per la devoluzione alle singole Università delle competenze organizzative del concorso nazionale».

La proposta delle due associazioni è che le Università si raccordino su base regionale o macro-regionale per individuare sedi concorsuali di grandi dimensioni (come avvenuto lo scorso anno nel Lazio alla Fiera di Roma). E rivolgono un appello al Ministero: «Si faccia tesoro dell'esperienza acquisita lo scorso anno accademico, evitando il riproporsi di criticità già note. Il concorso nazionale è un valore che sta innescando un processo di virtuosa discontinuità culturale nella selezione della futura classe dirigente della sanità nel nostro Paese e come tale deve essere ritenuto una priorità da preservare».

«Le recenti modifiche al Dm sul Regolamento concernente le modalità di selezione per l'accesso alle scuole di specializzazione di medicina - spiega una nota congiunta - apportate in maniera unilaterale dal Miur, hanno introdotto il decentramento delle competenze organizzative delle prove di ammissione, che, a differenza della precedente edizione, saranno in capo alle Università. Queste ultime dovranno a loro volta garantire sicurezza, trasparenza e standard omogenei di gestione nello svolgimento delle prove, attenendosi alle indicazioni fornite dal Miur».

Secondo Sigm e Aspiranti specializzandi, il Miur deve giocare un ruolo di coordinamento più incisivo
«In assenza di un chiaro indirizzo politico da parte del Miur - continua la nota - tali modifiche potrebbero dare luogo a degli scenari organizzativi imprevedibili, derivanti dalle diverse specificità logistiche e strutturali che caratterizzano fisiologicamente i singoli Atenei italiani. Lo scorso anno accademico, al netto della gravissima vicenda dell'inversione dei test di area da parte del Cineca, la principale criticità è stata l'eccessiva parcellarizzazione del numero di aule (circa 450) presso cui le prove sono state somministrate».

La scelta fu infatti quella di distribuire i candidati, basandosi esclusivamente sul criterio di residenza, con un conseguente sovraccarico del sistema in almeno 5 regioni: «laddove il numero di candidati da assegnare - spiegano le due associazioni - è risultato superiore al potenziale ricettivo delle sedi universitarie e scolastiche individuate dal Miur nel corso di una rilevazione preliminare».

Il risultato ottenuto, anche se in un numero limitato di sedi attrezzate all’ultimo minuto, è stato una serie scoraggiante di incidenti: black out elettrico, staratura del timer del software, stallo dei pc. Situazioni « che, secondo quanto riferito dai concorrenti, non hanno permesso di garantire standard omogenei di organizzazione. In aggiunta a ciò, sono stati segnalati dei casi in cui concorrenti appartenenti a una stessa coorte di laureati, provenienti da una medesima università, si siano trovati a svolgere le prove in aule piccole, ubicate nella stessa Università presso cui hanno studiato, per di più assieme ai colleghi di corso e sotto la sorveglianza di personale amministrativo operante nell'eguale Ateneo».

Tra le «best practice» segnalate dai candidati quella adottata dal Miur per i residenti nella regione Lazio, che sono stati ospitati presso la Fiera di Roma.

«Chiediamo che il Miur compia ogni sforzo possibile - è l’appello contenuto nella nota congiunta - al fine di garantire un sereno svolgimento delle selezioni, ivi inclusa la presenza delle Forze dell'Ordine in loco. Inoltre, ci aspettiamo che si faccia tesoro dell'esperienza dello scorso anno, estendendo i modelli organizzativi più funzionali e prevenendo le criticità già note, connesse alla complessità della macchina organizzativa ed all'utilizzo del sistema telematico. Riteniamo inoltre prioritario che si stabiliscano standard minimi uniformi di vigilanza, nonché criteri inattaccabili per la distribuzione dei candidati alle sedi ed all'interno delle aule. Si adottino, altresì, procedure chiare e definite per la gestione delle criticità e a tal fine si auspica maggiore attenzione nell'addestramento del personale vigilante»

La sostenibilità finanziaria? «Potrebbe essere garantita dall'insieme delle quote di iscrizione al concorso che i concorrenti versano al Miur», suggeriscono i giovani camici bianchi. « Il concorso nazionale - concludono - è un valore che sta innescando un processo di virtuosa discontinuità culturale nella selezione della futura classe dirigente della sanità nel nostro Paese e come tale deve essere ritenuto una priorità da preservare».


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