Lavoro e professione

Anestesia e sedazione, specialisti a confronto

di B.Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

L’anestesia generale agli anestesisti, la sedazione procedurale a tutti gli specialisti che abbiano esigenza di praticarla, nell’interesse del paziente. Sia in ambito elettivo (procedure programmate ospedaliere o ambulatoriali) sia sul territorio, anche in strada. Purché si fissino delle linee guida in grado di garantire la sicurezza dell’utente e degli interventi. Su questa direttrice si starebbero orientando le società scientifiche che fanno capo ai clinici impegnati nella loro attività quotidiana - che si tratti di anestesisti, di medici dell’emergenza/urgenza o di neonatologi - in attività il cui numero è «in costante incremento» e per le quali è ancor più necessario, quindi, definire linee guida certe.

Non sono questioni di lana caprina, soprattutto quando si esce dalla logica del “giardinetto privato”. Nei giorni scorsi gli anestesisti, Aaroi Emac in testa, in seguito al decesso presso il centro di fecondazione assistita di Conversano, in una lettera inviata come prima destinataria alla ministra della Salute avevano rivendicato la competenza esclusiva su tecniche di “anestesia mascherata”, declassificate a “sedazione” abbassando così «i livelli minimi di diligenza e prudenza necessari per la sicurezza nei locali non classificati come sale operatorie, senza considerare che il confine tra sedazione e anestesia generale è quantomai labile, se non inconsistente».

Affermazioni che, oltre a richiamare l’attenzione su un problema reale di gestione delle pratiche operatorie e di sicurezza, sembravano dichiarare implicitamente guerra agli altri specialisti. A cominciare dai medici dell’emergenza-urgenza, che vedono inserita la sedazione procedurale tra le “materie” della scuola di specializzazione in Emergenza-urgenza. Anche da loro è arrivata una lettera alla ministra, in cui si sottolinea appunto la crescente diffusione delle tecniche di sedazione e l’importanza che esse permangano come patrimonio acquisito nell’iter formativo dei medici che le praticano.

Da qui la proposta sia di un “tavolo ministeriale paritetico” sul tema della sedazione procedurale, sia a livello locale per la produzione di protocolli operativi che prevedano la formazione continua degli operatori.


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