Lavoro e professione

Sostenibilità, tutti i vantaggi della day surgery

di Giampiero Campanelli ( direttore chirurgia generale - day e week surgery - Istituto Clinico S. Ambrogio di Milano - Gruppo Osp. S. Donato)

La chirurgia di giorno, anche chiamata day surgery, è senz’altro il più grande vantaggio organizzativo, tecnico e amministrativo per la semplificazione e il risparmio in ambito sanitario, che sia stato proposto negli ultimi anni. In buona sostanza, i pazienti che usufruiscono di tale approccio eseguono in un unico ingresso e quindi in un’unica cartella clinica, esami di routine pre-operatoria, visita specialistica anestesiologica, intervento chirurgico e dimissione in giornata o nell’arco delle 24 ore.

In considerazione del fatto che mediamente la tipologia di interventi chirurgici tipicamente trasferibili in regime di day surgery hanno una durata di ricovero ordinario pari a circa 3 giorni di degenza e che ciascun giorno di degenza costa circa 1.000 euro, è ben evidenziabile questo primo «rozzo» dato in termini di beneficio economico. Ma al di là di questo, se si considera che per riuscire a ottenere una perfetta conduzione a day surgery è necessaria l’applicazione di metodologie e sistemi più «dolci» e meno invasivi, è chiaro che la percentuale di sequele e complicanze è minore, ed è in quest’altro aspetto che va ricercato il vantaggio economico globale. Vero è dall’altro lato della medaglia che questo nuovo approccio, più semplificato, ha avuto come conseguenza l’aumento delle richieste e che quindi in senso assoluto il volume di attività sia aumentato. Mentre dal punto di vista economico è discutibile e difficilmente interpretabile il reale risultato, dal punto di vista del beneficio per il singolo paziente e l’intera società non vi sono dubbi: infatti il semplice dato che deriva dalla soddisfazione di ciascun paziente che rientra a casa dopo la procedura chirurgica, all’affetto dei suoi cari e soprattutto lontano da un ambiente potenzialmente contagioso, già rende ragione dell’enorme progresso. Oltre questo il fatto di riuscire a non appesantire le già drammatiche liste d’attesa presenti un po’ ovunque, soprattutto relativamente alla diagnostica, rappresenta in senso assoluto un enorme vantaggio per tutta la società intera.

Il rapporto fra il vantaggio indubitabile per la popolazione e il dubbio sulla reale «economia realizzata» dalla day surgery va calcolato alla luce della considerazione che in sanità il vantaggio non deve significare esclusivamente un risparmio monetario: infatti il reale risparmio è la perfetta qualità assistenziale che deve quindi tendere a ridurre sequele, complicanze, rimostranze medico-legali e cronicizzazione delle patologie. È in tal senso che va considerata la grande importanza della day surgery che, proprio per le sue caratteristiche intrinseche, deve necessariamente fornire un approccio qualitativo in quanto se è vero che il rapporto medico-struttura-paziente è limitato in termini temporali è anche vero che proprio per questo deve essere più efficace, se non perfetto, in termini qualitativi. Per poter beneficiare di una simile modalità è indispensabile che la struttura che offre la prestazione abbia una perfetta organizzazione dedicata, sia dal punto di vista amministrativo, sia dal punto di vista delle sale operatorie e del personale: golden standard sono quindi le unità autonome dedicate. Infatti è soltanto all’interno di tali unità che possono svilupparsi percorsi e modalità specifiche che al tempo stesso diano un’ottimizzazione dei servizi a disposizione, un risparmio e una grande qualità assistenziale.

Il personale infermieristico va opportunamente addestrato a esercitare un approccio al malato estremamente contenuto in termini temporali, ma estremamente profondo in termini di intensità di rapporto con ciascun singolo paziente, in un turn over veloce ed efficace, ma al tempo stesso empatico e attento. Il chirurgo deve avere a sua disposizione tutte le possibilità tecniche più all’avanguardia per poter provvedere nella maniera meno invasiva possibile alla singola problematica chirurgica, laddove per mini invasiva si intendono non solo dimensione e modalità dei singoli approcci, ma anche e soprattutto considerazione dello stile di vita, dell’età, delle aspettative e delle abitudini di ciascun singolo paziente. È evidente, quindi, che il chirurgo debba essere in qualche modo super specializzato, specialmente in alcune determinate branche, per esempio nella chirurgia addominale. Infatti, tutte le specialità chirurgiche possono avvalersi di tale innovativa struttura organizzativa, dall’oculistica all’ortopedia, dalla ginecologia alla chirurgia plastica, ma è in chirurgia addominale che si è visto e valutato un reale grande progresso: la chirurgia laparoscopica della colecisti, dell’appendice, dell’ernia iatale, così come la chirurgia mini invasiva delle ernie addominali, la chirurgia proctologica, la flebologia sono teoricamente praticabili con tale approccio in oltre l’80% dei casi. In particolare nella chirurgia delle ernie, come è emerso recentemente durante la 1st World Conference on Abdominal Wall Hernia Surgery, tenutasi a Milano nelle scorse settimane con la partecipazione di oltre 3mila chirurghi provenienti dai 5 continenti, tale approccio è largamente fattibile nei casi standard. La figura del chirurgo super specialista è oggi in grado di realizzare una vera e propria “tailored surgery”, cioè una chirurgia su misura.


© RIPRODUZIONE RISERVATA