Lavoro e professione

Preiti (Fp Cgil Medici): «Pura illusione combattere l’inappropriatezza con il Dm Lorenzin»

Pensare di affrontare l’inappropriatezza con il controllo di 180 prestazioni è «pura illusione». E’ secca la critica mossa da Nicola Preiti, responsabile Fp Cgil per la medicina convenzionata, al Dm Lorenzin che chiama in causa i medici prescrittori, attuando così quanto previsto dal Dl Enti locali. «Minacciare i medici e pensare di affrontare l’inappropriatezza con il controllo di 180 prestazioni, che dovrebbero essere individuate in un prossimo decreto del ministero della Salute, è pura illusione». spiega Preiti. Che rilancia sul rinnovo della Convenzione, impantanata da oltre un anno e mezzo. «Alla fine sul banco degli imputati - afferma - finiranno soprattutto i medici di medicina generale, se non si cambierà subito l’organizzazione del loro lavoro con una nuova e coraggiosa convenzione. Ma di questo non vi è traccia». Infatti, continua Preiti, «è al medico di famiglia che fa capo sostanzialmente tutta la prescrizione farmaceutica e buona parte della diagnostica territoriale: quasi l’80% delle prescrizioni di risonanza magnetica è effettuato da medici di famiglia e pediatri. E purtroppo il medico di famiglia è vulnerabile per più ragioni alle pressioni esercitate dal paziente. Oltre alle minacce di denuncia, capita che il paziente revochi il medico e lo cambi se questo non prescrive quanto preteso. Magari un esame consigliato dagli innumerevoli centri diagnostici convenzionati che hanno un diverso e “legittimo” punto di vista sull'appropriatezza. E la revoca riduce direttamente il reddito del medico, visto che ancora è legato al numero di scelte che ha in carico e non alle sue attività».

Inoltre, aggiunge Preiti, «il medico di famiglia ha poco tempo: un massimalista con 1.500 assistiti (il 23% ne ha anche di più) ha aritmeticamente 1,6/min a paziente a settimana, e arriva anche a 90 accessi al giorno in ambulatorio. E aggiungiamo che buona parte di questo tempo teorico viene portato via dalle attività burocratiche sempre più gravose. Già con questi tempi visitare un paziente diventa una eccezione, mettersi a discutere, impossibile. Tutto ciò - secondo Preiti - trascina inesorabilmente il medico verso una maggior prescrizione e lo costringe talvolta alla inappropriatezza. L’esercizio della “scienza e coscienza” richiede tempo e un terreno libero da condizionamenti».


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