Lavoro e professione

Precariato, Smi: una proposta al Governo in 5 punti

L’ istituzione di un osservatorio che verifichi, regione per regione, l'applicazione uniforme del vigente Dpcm pe rla stabilizzazione dei precari; un nuovo contratto unico che consenta di estendere a tutti i medici adeguati diritti, secondo uno schema che preveda un accesso unico, tempo pieno e tutele crescenti; una legge che stabilizzi l’ anomalia italiana; una diversa gestione delle risorse con una più efficace riorganizzazione del Ssn; la revisione del fabbisogno di medici e del sistema formativo e di accesso alla professione. E’ la ricetta in cinque punti del Sindacato dei medici italiani contro il precariato, che «mina alle basi la tenuta stessa del Ssn». Il messaggio è stato lanciato oggi a Roma nel corso di un Workshop.

Per Pina Onotri, segretario generale Smi, è stato, «un importante momento di confronto perché ha dato voce agli stessi testimoni della precarietà, che hanno raccontato alla Politica le loro difficili e sofferte storie di vita dal punto di vista professionale, ma anche umano e personale».

Sono state anche analizzate le ricadute sui cittadini: «Il turnover causato dai diversi tipi di contratti a tempo - continua Onotri - infatti, rende impossibile una reale ed efficace programmazione, aspetto fondamentale soprattutto per la presa in carico delle nuove domande di salute. È forte il disagio dei pazienti cronici e delle loro famiglie che vedono il loro piano di cura subire continui cambi, a scapito della continuità dell'assistenza e dello stesso rapporto fiduciario».

È stata, quindi, Mirella Triozzi, la responsabile dirigenza medica dello Smi, che ha elencato i numeri del precariato medico: «Oltre seimila i medici che hanno un contratto a tempo determinato e si calcola che siano altri seimila quelli già specializzati con contratti atipici. Ma queste sono solo stime, perché, appunto, la fotografia di questo fenomeno non esiste, perché è una presenza endemica e mutevole e non viene neppure censita dai dati ufficiali dei ministeri competenti. Già questo aspetto dà la grave dimensione del problema».


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