Lavoro e professione

Appropriatezza/ Ecco il documento con cui Fimmg boccia il Dm Lorenzin

di B.Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

Per la Fimmg «il modello di Dm proposto» è «non accettabile». Tanto che «ci si riserva di agire per contrastarne la determinazione e la sua approvazione con tutti gli strumenti in nostro possesso, coinvolgendo anche i nostri pazienti in una azione di sostegno alle nostre motivazioni».
È una vera e propria dichiarazione di guerra quella lanciata dal sindacato dei medici di famiglia guidato da Giacomo Milillo, che oggi ha inviato - prima e per il momento unica tra le sigle che rappresentano i camici bianchi - al ministero della Salute il commento rischiesto da Beatrice Lorenzin sulle 208 prescrizioni “inappropriate”, e perciò foriere di sanzioni economiche per i medici che dovessero disattendere alle indicazioni.
Nelle due pagine di “osservazioni” messe a punto da Silvestro Scotti, che per la Fimmg ha seguito la partita, si conferma la linea già espressa nei giorni scorsi e su cui si ritrovano quasi compatte tutte le sigle. Con la rilevante eccezione dei radiologi. «Gli unici insieme agli anestesisti - tiene a sottolineare Scotti - che per legge hanno la capacità di valutare e quindi di rifiutare di effettuare una prestazione, se la considerano non appropriata rispetto al quesito diagnostico che il Mmg o il pediatra sono tenuti a inserire nella ricetta».

Cinque le motivazioni con cui la Fimmg “cassa” la bozza di documento: impossibile dare un contributo professionale/scientifico alla evoluzione/rivalutazione del Dm, vista la carenza di documentazione fornita; inaccettabile «sul piano professionale e assistenziale» la scelta di condizionare per forza di legge il diritto/dovere del medico di libertà di cura del proprio paziente; assenza di un contestuale e appropriato sistema di prevenzione ed educazione sugli stili di vita, «alla base di ogni possibile intervento di razionalizzazione del sistema che così sarebbe capace di produrre salute come soluzione ad eccessi di sanità e non, come appare, razionandone l’offerta sanitaria»; assoluta mancanza di considerazione del «processo elaborativo diagnostico che è caratterizzato da una valutazione complessiva del medico»; infine, sul piano specifico della medicina di famiglia, «appare non tollerabile un messaggio di valutazione di appropriatezza troppo spesso sottoposto ad approvazione specialistica, oltretutto senza chiarimenti rispetto alle caratteristiche contrattuali di appartenenza dello specialista ovvero di struttura pubblica o anche soggetto privato».


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