Lavoro e professione

Stati generali/ De Biasi: subito nella manovra il testo sulla responsabilità medica

«Non credo sia stato giusto emanare un decreto appropriatezza senza discutere contestualmente della responsabilità in campo medico e senza affidare alla competenza e al sapere del mondo medico un ragionamento che fosse in grado di rendere meno burocratico il tema dell’appropriatezza». Lo ha detto la senatrice Pd Emilia Grazia Di Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità, in apertura degli Stati Generali della Professione medica in corso a Roma organizzati dalla Fnomceo (Federazione degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri).
«La revisione della figura medica - ha detto - non può certo significare una sua marginalizzazione ma è anche urgente il riconoscimento delle professioni sanitarie. Sul fronte medico si sta discutendo in queste ore alla Camera il testo sulla responsabilità, mi pare che sia nelle intenzioni inserire nella legge di Stabilità almeno la parte che riguarda la
responsabilità civile, credo che sia opportuno». C’è il rischio, infatti, secondo De Biasi che «il Patto per la Salute Rimanga sulla carta se non riconduciamo a un solo punto l’azione su appropriatezza e responsabilità».

Sul fronte del federalismo la senatrice ha ribadito che «la tutela della salute pubblica è in capo allo Stato. Lo dice chiaramente il dettato costituzionale per come lo abbiamo riformato. L’articolo 117 - ha detto - parla molto chiaramente di disposizioni generali e comuni fra lo Stato e le Regioni, non parla di autonomia e di una devoluzione alle Regioni della Sanità. Il lavoro fra lo Stato e le Regioni deve essere comune e le Regioni devono collaborare fra di loro».

Insomma, «non si può più andare avanti con 21 stati sanitari diversi tra loro, non è possibile ci siano livelli di disuguaglianza così grandi fra regioni nel nostro Paese per cui è il caso, cioè dove si nasce, a determinare la possibilità di essere curati bene o essere curati male, di avere le prestazioni o di non averle: questo è intollerabile, il servizio sanitario è nazionale».


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