Lavoro e professione

Sanità spezzatino regionale, medici in ansia e Ssn a rischio soffocamento: i camici bianchi verso la manifestazione del 28 novembre

«C’è enorme preoccupazione, i medici non sono più sereni nello svolgere il proprio lavoro e la Sanità è a pezzi, anche nel senso che c’è ormai un’intollerabile diseguaglianza tra le Regioni. Denunciamo questa politica che vede la Sanità solo come un costo e non un settore su cui investire. Chiediamo di essere ascoltati». Il grido d’allarme lanciato dalla presidente della Federazione dei medici Roberta Chersevani denuncia il «silenzio assordante» del Governo. È drammatico il tono scelto dai camici bianchi riuniti a Roma sotto l’ombrello Fnomceo per gridare per l’ennesima volta le proprie ragioni e rilanciare la manifestazione di sabato 28 novembre a Roma, alle 15, a piazza Santi Apostoli.

Il punto, ha sottolineato il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise, «è che si vuole distruggere il Ssn per asfissia, privandolo man mano di risorse, in un disegno che va sempre di più verso la realizzazione di un sistema privatistico, mai però chiaramente enunciato».
Dura anche la posizione del segretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Giacomo Milillo: «La stragrande maggioranza dei cittadini già oggi è costretta e rinunciare alle cure per i costi, ciò è drammatico. A fronte di ciò, il silenzio del governo e del ministero è assordante e non può essere compensato da piccoli provvedimenti o da una Legge di Stabilità in cui si mettono dei contentini». “No” dunque, denuncia Milillo, «alla “politica dei biscottini”, di fronte alla quale dopo la sciopero generale già proclamato per il 16 dicembre, ne seguiranno degli altri».

Per Riccardo Cassi (Cimo), «tra le cose su cui il governo dovrebbe rimettere mano con più urgenza c’è il Titolo V della Costituzione, perché per adesso lo ha fatto solo parzialmente. C’è bisogno, infatti, che lo Stato garantisca effettivamente, su tutto il territorio nazionale, gli stessi diritti ai cittadini. Fino adesso, invece, è intervenuto soltanto aggravando la situazione, con piani di rientro che hanno aumentato le tasse e ridotto i servizi. Se le Regioni si dimostrando storicamente incapaci, allora, lo Stato deve poter intervenire decisamente per poter risolvere i problemi. Quanto alla manifestazione di sabato, non si tratta di una mobilitazione intersindacale, ma della professione medica per tutto il Ssn. La salute dei cittadini è un dato complesso e va assolutamente ricreato un rapporto di fiducia tra i medici e i cittadini».

A pochi giorni dalla manifestazione nazionale, i sindacati vogliono dunque lanciare un messaggio chiaro ai cittadini: non si tratta di una protesta corporativistica, bensì della difesa del nostro Ssn universalistico riconosciuto tra i migliori al mondo, ma che a breve potrebbe non garantire più cure e assistenza proprio a quei cittadini che hanno minori possibilità o alle nuove generazioni. Un rischio dinanzi al quale è necessaria una «forte mobilitazione». Per questo, in vista della manifestazione di sabato, i sindacati rilanciano anche l’hashtag: #iomimobilitoetu.


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