Lavoro e professione

Fondazione Gimbe: appropriatezza dei test diagnostici, qualità della ricerca prima di tutto

di Fondazione Gimbe

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Ministeriale 9 dicembre 2015 sull'appropriatezza prescrittiva ha riacceso le polemiche sulla libertà decisionale del medico, senza andare al cuore del problema. Ovvero che una prescrizione non può essere dicotomicamente classificata come appropriata/inappropriata perché esiste una categoria intermedia di dubbia appropriatezza influenzata dalle zone grigie della ricerca, dalla variabilità di malattie e condizioni e dalle preferenze e aspettative di cittadini e pazienti.

«Senza entrare nel merito delle singole prestazioni inserite nel decreto appropriatezza – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è certo che la ricerca sull'accuratezza dei test diagnostici è ancora ben lontana dagli standard metodologici dei trial clinici che valutano l'efficacia dei trattamenti. Di conseguenza, la qualità delle evidenze su cui basare decisioni cliniche e criteri di appropriatezza delle prestazioni diagnostiche è molto bassa».

Infatti, è ben documentato che gli studi di accuratezza diagnostica descrivono in maniera inadeguata o addirittura omettono gli elementi essenziali dei metodi, rendendo difficile se non impossibile sia la valutazione critica che la possibilità di ripetere lo studio. Inoltre, i risultati possono essere riportati in modo selettivo, oppure interpretati con ingiustificato ottimismo, riducendo il valore della ricerca diagnostica.

«Si tratta di comportamenti e omissioni dei ricercatori che condizionano negativamente le revisioni sistematiche e le linee guida per la pratica clinica – continua il Presidente – e considerato che oggi il dibattito sulla responsabilità professionale riparte giustamente dalle linee guida, occorre tenere presente che le raccomandazioni sui test diagnostici, molto più di quelle terapeutiche, sono influenzate dalla scarsa qualità della ricerca».
Questo alimenta l'accettazione acritica di numerose tecnologie diagnostiche, non sempre più accurate di quelle già in uso, sprecando preziose risorse e, a volte, peggiorando gli esiti di salute.

«Considerato il costante impegno per migliorare qualità metodologica, etica, integrità, rilevanza e valore sociale della ricerca clinica – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha realizzato la versione italiana di STARD 2015 e QUADAS-2, strumenti destinati rispettivamente a migliorare il reporting degli studi di accuratezza diagnostica in fase di redazione degli articoli scientifici e la valutazione critica degli studi pubblicati».


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