Lavoro e professione

Stepchild adoption/ Chiamenti (Fimp): «Nessuno può parlare in nome e per conto dei pediatri italiani»

di Giampietro Chiamenti (presidente nazionale Fimp)

Nel contesto attuale della discussione politica e sociale sul tema delle adozioni dei bambini in contesti famigliari “non tradizionali”, mai mi permetterei di parlare in nome e per conto dei pediatri italiani dovendo evitare il rischio di smentite, contrapposizioni e strumentalizzazioni che possono riflettere posizioni personali di tipo etico, religioso e politico. A schierarmi in una qualsivoglia direzione su questo tema, complesso e condizionabile dalle implicazioni citate sopra, non potrebbe sorreggermi neppure una letteratura scientifica scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo. Un tema che volendolo affrontare scientificamente dovrebbe essere studiato con molto rigore metodologico e per un periodo osservazionale abbastanza lungo da permettere conclusioni obiettivamente sostenibili. Al contrario posso sottoscrivere quelle affermazioni, condivise e riconosciute da tutti gli esperti in pediatria, neuropsichiatria e psicologia dell’età evolutiva, che riconoscono ai bambini il diritto e l’esigenza di crescere in un contesto di grande affetto e rispetto a loro dovuto dalla nascita fino all'età adulta, senza distinzione di sesso, etnia e residenza.

Di fronte al dibattito che assegna ai pediatri italiani una posizione certificata, come riportato da alcuni organi di stampa, il mio ruolo di Presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che rappresenta circa 6000 degli oltre 7000 pediatri di famiglia operanti in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale, impone la presente dichiarazione.


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