Lavoro e professione

Formazione dei medici: nell’Omnibus si cambia. Testa a testa Commissione Sanità-Bilancio. De Biasi (Pd): «Solleviamo il tema politico»

di Rosanna Magnano

Duello al sole sulla formazione dei camici bianchi tra le Commissioni Igiene e sanità e Bilancio del Senato. La contesa è su un pacchetto di emendamenti sostenuto dal Governo (dai risarcimenti per le sperimentazioni sui farmaci alle nuove professioni sanitarie) al ddl Omnibus a firma Lorenzin, che dopo mesi di stallo ha ripreso il suo iter al Senato, in dirittura d’arrivo entro fine febbraio, dal momento che i lavori della XII in questi giorni saranno concentrati sulle unioni civili.

Tra le modifiche approvate, in prima linea c’è la proprosta 7.12 sulla formazione dei medici specializzandi con un rafforzamento del ruolo clinico dei giovani . Sullo sfondo la definizione di una nuova rete formativa per i camici bianchi, con il dibattito aperto sull’ex art. 22 del Patto per la salute :«Abbiamo deciso di andare avanti con una piccola disobbedienza nei confronti della Bilancio - spiega la presidente della XII, Emilia Grazia De Biasi (Pd) relatrice del provvedimento e firmataria dell’emendamento 7.12 - per sollevare il tema politico». Tra gli emendamenti approvati dalla XII anche modifiche per introdurre l’approccio di genere nel riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e nell’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza.

L’emendamento all’art 7 del ddl prevede un comma 3 sul varo di un decreto interministeriale Miur-Salute per stabilire « le linee guida in materia di svolgimento della attività teoriche e pratiche dei medici in formazione specialistica, anche per ciò che attiene alla graduale assunzione di compiti assistenziali e all’esecuzione di interventi, in modo particolare per quelli connessi al biennio conclusivo del corso, nei limiti previsti dalla normativa vigente».

Sulla base di queste linee guida dovranno conformarsi gi accordi tra le università e le aziende sanitarie. Ma, come si legge ormai sempre più spesso nei testi normativi sanitari, «Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». «Noi lo abbiamo messo lì - continua DeBiasi - ora vediamo come va. L’obiettivo è che Miur e Salute trovino un accordo serio con le Regioni per aprire nuovi spazi nella formazione e garantire agli specializzandi un percorso che rafforzi la pratica clinica. Certo la Bilancio ha detto di no perché sostiene che l’operazione non possa essere a costo zero e che il lavoro in più vada retribuito. E ci sono i sindacati che giustamente frenano perché temono che sia tutto un pretesto per rattoppare le carenze degli organici. Ma una soluzione va trovata e intanto alziamo il livello del confronto».

Lo stesso emendamento propone un comma 4 per istituire «nelle Regioni in cui ha sede una scuola di specializzazione, degli Osservatori regionali per la formazione medico-specialistica di cui all’articolo 44 del decreto legislativo 368/1999». L’obiettivo è quello di «assicurare il monitoraggio dei risultati della formazione, in coerenza con gli standard previsti» .

Rafforzato lobbligo di verifica sul programma di formazione individuale. «La disponibilità del programma di formazione individuale, di cui all’articolo 38 del decreto legislativo 368/1999, e la conseguente verifica condotta di concerto con i responsabili delle strutture in cui si svolge la formazione costituiscono adempimenti obbligatori e requisiti per il prosieguo delle attività della scuola di specializzazione».

Giovani medici Sigm: «Bene il percorso professionalizzante, no allo specializzando tappabuchi»

Il Segretariato italiano giovani medici (Sigm) - favorevole a un percorso didattico maggiormente professionalizzante - mette però le mani avanti sul rischio che lo specializzando diventi una sorta di jolly da utilizzare per colmare le lacune sul personale. «Riconduco l'iniziativa della senatrice De Biase - sottolinea il presidente del Sigm Andrea Silenzi -alla discussione dell'ex art. 22 del patto per la salute che proprio poche settimane fa ha ripreso il suo corso e che mantiene, anche nella nuova versione, l'obiettivo primario di spostare energie “in formazione” a supporto delle carenze strutturali delle aziende del Ssn».

«Nel dettaglio, per il comma 3 vedo cose positive - continua - per quanto riguarda la volontà di regolamentare un terreno ad oggi deserto, quello del percorso didattico professionalizzante dei medici specializzandi che, continuamente, mostra le proprie lacune nel non prevedere step chiari di acquisizione di skill e assunzione di responsabilità nel lasso di tempo che separa l'entrata in specializzazione dal momento dell'acquisizione del titolo di medico specialista».

Quindi disco verde alla promozione di “linee guida” , tuttavia «male se questo si traduce nel dire che al terzo o quarto anno il giovane medico è ormai autonomo in alcune prestazioni tanto da poterlo mandare a tappare buchi nella piante organiche di aziende che non dovrebbero erogare formazione. Il fatto che si specifichi che il tutto è a invarianza di fondi mi sembra un richiedere uno sforzo aggiuntivo senza alcun tipo di ritorno».

Sugli osservatori, «Il comma 4 sembra ignorare che nel Dm di riordino dello scorso anno sia stata prevista l'introduzione degli indicatori di qualità (ovvero performance) per selezionare le strutture universitarie, ospedaliere e territoriali che posseggono i requisiti per essere accreditate a far parte di una rete formativa, ad oggi rimasta su carta nonostante l'interessamento di un Osservatorio Nazionale che ne ha approvato l'utilizzo proprio nella riunione di un paio di settimane fa. Il monitoraggio della qualità è sacrosanto ed è bene ribadirlo (se questo è l'obiettivo) ma ecco…mi sembra ridondante ».


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