Lavoro e professione

Opg, infermieri in allarme, Ipasvi: «Nelle Rems mandati allo sbaraglio»

Allarme sicurezza nelle Rems (residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria), aperte dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e che di fatto rischiano di trasformarsi in moderni manicomi senza regole certe: il personale del Ssn impegnato in queste strutture è in prima linea, ma manca la fomazione e il nuovo contratto nazionale. Ma questa trasformazione ha un prezzo che stanno pagando in primis gli infermieri e gli operatori che sul fronte della sicurezza lanciano l’allarme.
«I nostri professionisti – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi – sono di fatto mandati allo sbaraglio, senza formazione specifica né tutele contrattuali o di legge che prevedano misure preventive e cautelative del danno. Eppure su di loro, come sui medici al lavoro nelle Rems, ricade la massima parte del lavoro di assistenza».
«Le aziende sanitarie - spiega Gennaro Marino, infermiere che dal 1997 è in servizio presso l'Opg di Aversa ed è membro del gruppo di lavoro costituito dalla Federazione Ipasvi per monitorare la governance clinica organizzativa di questi nuovi scenari - hanno reclutato nuovo personale, non tutte però hanno provveduto a formarlo (ma anche quello già in organico). Si tratta soprattutto di infermieri e altri operatori alla prima esperienza lavorativa e/o privi di esperienza in ambito psichiatrico e penitenziario. Infatti molte Regioni e aziende pur di rispettare la tempistica dettata dalle norme hanno disatteso quanto indicato dal decreto, che già prevedeva l'obbligo formativo da parte delle Asl con il supporto del ministero della Giustizia, per il personale dedicato per le Rems».
Le tutele mancano, quindi, anche perché manca una formazione adeguata e un contratto che le preveda e con il passaggio dall'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale dell'assistenza agli ex internati, è stato messo tutto nelle mani del personale Ssn che nel suo contratto collettivo non ha alcuna previsione per questo tipo di casistica.
«Subito il nuovo contratto, quindi - sollecita Mangiacavalli - facendo il punto di tutte le norme che dal 2009 (scadenza dell'ultimo accordo) a oggi, sono intervenute cambiando il panorama dell'assistenza e del lavoro dei professionisti. E va cambiata anche la formazione, oggi ancora legata a vecchi schemi che non permettono di attuare quel nuovo modello di organizzazione manageriale e clinica proprio di situazioni patologiche gravi emergenti e di cronicità».


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