Lavoro e professione

«Ecco il manifesto per la #buonasanità»

di Intersindacale

Le organizzazioni sindacali esprimono apprezzamento per la convocazione da parte del Ministro della Salute e per la disponibilità all'ascolto dimostrata.
Le Organizzazioni sindacali hanno rappresentato al ministro della Salute la gravità per le ripercussioni sulla tutela della salute dei cittadini, del definanziamento della sanità pubblica che ha portato la spesa sanitaria dell'Italia, in rapporto al Pil, al terzultimo posto tra i paesi Ocse a 15, preceduta financo dalla Grecia, facendola precipitare al 21esimo posto nell'indice europeo di gradimento dei consumatori.
Organizzazioni sindacali e ministro hanno concordato sulla necessità di aprire un processo che porti al riconoscimento da parte del Governo del ruolo e del valore del lavoro dei Medici, e degli altri professionisti del Ssn, insieme con quello della sanità pubblica, come grande patrimonio civile e sociale del Paese, riportandoli all'interno della agenda della Politica nazionale.
Il ministro ha altresì dato la propria disponibilità alla attivazione di tavoli tecnici, anche interministeriali, che affrontino le ragioni che oggi rendono insostenibile la situazione dei medici, e dei dirigenti sanitari, per un confronto che porti a scelte strutturali che arrestino il declino del Servizio sanitario nazionale ed il progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro dei professionisti che operano al suo interno.
Contratto e convenzioni, sono da attivare subito, costituendo irrinunciabili strumenti di governo, anche della spesa, e di innovazione organizzativa.

I punti su cui le Organizzazioni sindacali hanno richiamato l'attenzione del Ministro sono:
- l'applicazione della legge sull'orario di lavoro, anche attraverso interventi del Ministero;
- il superamento del precariato, previo puntuale censimento e valutazione dei costi della stabilizzazione;
- un piano per l'occupazione a tempo indeterminato, che copra gli attuali vuoti di organico e garantisca almeno il turn over rispetto ai 22.000 medici previsti in quiescenza nel prossimo triennio, abolendo il tetto di spesa per il personale o derogando per le Regioni il piano di rientro;
- la sospensione degli effetti dell'articolo 9-quater della L.125/2015, o il ritiro del DM 9 dicembre 2015 sull'appropriatezza prescrittiva, e l'impegno ad evitare accanimento sanzionatorio contro i Medici;
- un intervento per salvaguardare il salario accessorio della Dirigenza medica e sanitaria, congelato in maniera illogica dal comma 236 della legge di stabilità;
- la definizione di requisiti di accreditamento omogenei per il settore pubblico e quello privato, per evitare fenomeni di moderno caporalato;
- la riforma del sistema di formazione medica, per renderlo coerente con la programmazione del Ssn e valorizzare il ruolo attivo dei Professionisti che operano nel e per il Ssn, ed evitare un imbuto formativo che crea disoccupazione ed emigrazione dei giovani;
- il contrasto a procedimenti di esternalizzazione dei servizi sanitari.

Nell'attesa di atti e segnali concreti, rimangono in campo le ragioni che hanno condotto alla proclamazione dello Sciopero generale di 48 ore del 17 e 18 marzo.


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