Lavoro e professione

Intramoenia, Rossi insiste: «È un’indecenza»

L’intramoenia è «un’indecenza» e come tale va abolita. Il governatore toscano Enrico Rossi ribadisce la propria posizione, malgrado il coro di contestazioni che ha seguito le sue dichiarazioni sulla necessità di porre fine alla libera professione, intramuraria ed extramuraria.

«Ringrazio la ministra Lorenzin per l’apertura che mi fa nel prendere in considerazione le mie ragioni - avvisa Rossi - però rimango della mia idea: abolire la libera professione è ormai una necessità assoluta per salvare la dignità e la credibilità del sistema sanitario pubblico, soprattutto agli occhi dei cittadini. La libera professione intramoenia ed extramoenia è ormai diventata un’indecenza», rilancia oggi in una nota, invitando Lorenzin a farsi coraggio e ad avanzare una proposta.
Rossi precisa di parlare «da presidente di una Regione che ha realizzato tutte le strutture e tutti gli uffici moderni che la ministra denuncia mancare altrove. In Toscana - sottolinea - abbiamo dato alla parola intramoenia il significato che le è proprio: riportare dentro le mura pubbliche delle aziende sanitarie la libera professione e regolarla con atti forti che, ricordo, sono stati impugnati dai sindacati sanitari che hanno regolarmente perso i ricorsi davanti al giudice. Proprio per l’esperienza che abbiamo avuto ribadisco la mia convinzione sulla necessità di superare questo regime. Ci sono medici che con l’attività libero professionale ormai quintuplicano i loro stipendi, perché operano in settori dove è possibile esercitare l’intramoenia. Ci sono altri medici, altrettanto bravi, che non vanno oltre il regolare stipendio sia per scelta, perché preferiscono dedicarsi interamente al malato, sia perché nelle loro specialità è impraticabile l’attività libero professionale. Questo produce sperequazioni e tensioni all’interno del mondo sanitario», denuncia Rossi. «Per le visite specialistiche - incalza - si è registrata una diffusione così forte della libera professione, che viene percepita dai cittadini come una sostanziale privatizzazione della sanità. Infine, con la libera professione, per quante regole si possano mettere, niente potrà far uscire il servizio pubblico dall’imbarazzo di rivolgersi al cittadino con la risposta ormai classica che a pagamento la prestazione si ottiene in pochi giorni mentre nel regime pubblico ordinario occorrono a volte settimane e mesi. Questo è un colpo ferale non solo alla credibilità del servizio sanitario pubblico, ma anche alla stessa dignità e autorevolezza del mondo medico e degli operatori sanitari».

Per Rossi, «ad aggravare il quadro si aggiungano le normative previste per gli extramoenisti, a cui è consentito servire due “padroni” in concorrenza tra loro. In tempi di esaltazione di tutto ciò che è privato, è persino troppo ovvio ricordare che nessun privato consentirebbe ai propri dipendenti di aprire bottega in proprio all'interno delle sue mura, e ancor meno di essere per metà tempo alle dipendenze della concorrenza. Quanto alle liste d’attesa, è evidente che l’attività libero professionale intramoenia o extramoenia finirà per non giovare all’attività ordinaria a cui hanno accesso i cittadini che non possono permettersi di pagare». «In tempi nei quali aumentano la povertà assoluta e relativa - osserva ancora il presidente toscano - l'intramoenia consolida e accentua le disuguaglianze, spingendo in alcuni casi persino a rinviare le cure. L’obiezione di coloro che temono che alcuni professionisti potrebbero allontanarsi a causa dell'impossibilità di svolgere la libera professione è facilmente superabile: basta prevedere contratti speciali ed esclusivi che premino, in base a valutazioni oggettive, i capaci e quelli che lavorano di più, i professionisti migliori.
«Mi creda, signora ministra - conclude Rossi rivolgendosi a Lorenzin - la libera professione intramoenia ed extramoenia è ormai diventata un'indecenza. Conosco bene la situazione, come politico libero e sensibile ai diritti dei cittadini, in particolare al fondamentale diritto alla salute. Credo che anche lei lo pensi. Si faccia coraggio e avanzi una proposta in tal senso».


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