Lavoro e professione

L’appropriatezza secondo Fnomceo

di B.Gob.

Criteri di erogabilità distinti da quelli di appropriatezza, che è patrimonio della professione e che peraltro non può certo essere ricondotta solo all’assistenza territoriale. Parte da queste premesse la lettera molto circostanziata che la Fnomceo - a firma della presidente Roberta Chersevani e del presidente degli odontoiatri Cao Giuseppe Renzo - ha inviato alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin e per conoscenza al capo di Gabinetto Giuseppe Chiné e al Dg Programmazione sanitaria Renato Botti. La Federazione si impegna - quando riprenderanno le riunioni in sede di tavolo tecnico con il ministero - a ridefinire i contenuti del decreto per la parte che riguarda i criteri di derogabilità e, per quanto attiene alla condivisione di una circolare, mette le mani avanti: nelle more della ridefinizione dei contenuti del decreto - che avverà nei prossimi mesi in sede di nuovi Lea - l’attuale vigenza va intesa come fase sperimentale e perciò ogni ipotesi di sanzione va esclusa e comunque concordata con le rappresentanze della professione. Non solo: la Federazione chiede che siano definite le modalità di esclusione dei pazienti cronici e invalidi dalle disposizioni imposte dal decreto e che il medico prescrittore possa limitarsi, vista l’impossibilità tecnica di inserire nella ricetta le “note” previste dal decreto, a «formulare un quesito diagnostico, che tenga conto dei contenuti del decreto nell’ambito della buona pratica clinica».

Poi, si passa alla segnalazione di una serie di criticità di cui dovrà tenere conto la circolare esplicativa. Una per tutte, la definizione di “sospetto oncologico”, che «andrà ridefinita» e «non può comunque essere considerata esaustiva, dovendo il processo diagnostico tenere conto di indicazioni, segni e seintomi che è impossibile ricondurre a una semplificazione standardizzata». Mentre «per quanto attiene alle indagini di laboratorio - segnalano ancora dalla Fnomceo - il decreto appare ridondante di indicazioni a volte ovvie, a volte superflue e a volte errate».

Poi, le pulci alle indicazioni contenute nel decreto, per le prestazioni odontoiatriche. E qui scatta l’allerta prevenzione:«Seppure la salute dei cittadini e una corretta razionalizzazione della spesa vadano di pari passo - spiega Giuseppe Renzo - un depotenziamento della prevenzione secondaria (terapie tempestive prima dell’insorgenza di complicazioni) nel lungo periodo non permette di ridurre in maniera incisiva la spesa e al contenpo causa una drastica, quasi assoluta, riduzione del servizio al cittadino». In sintesi, attacca la Cao, di fatto il decreto esclude la popolazione generale (che non rientra nelle categorie di protezione indicate) dall’assistenza odontoiatrica. Oggi la popolazione generale che non rientra in categorie di protezione gode di un’assistenza odontoiatrica in compartecipazione con il Ssn: « questa fascia - spiegano ancora i dentisti Cao - perderebbe tale assistenza e si vedrebbe riconosciuta solo la visita odontoiatrica e il trattamento immediato delle urgenze odontostomatologiche. (...) Resta il fatto che queste terapie non possono essere parziali o semplificazioni non essendo certamente etico o deontologico intraprendere e non completare una terapia». Infine, la proposta: rivalutare il numero delle prestazioni presenti nel nomenclatore conservando quelle essenziali e includendo solo la riabilitazione protesica di base».


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