Lavoro e professione

Nuovo triage/ Mangiacavalli (Ipasvi): «Applicazione possibile solo con lo sblocco delle “competenze”»

di B.Gob.

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La revisione delle linee guida sul triage segna un’«evoluzione auspicata e positiva, che facilita l’adozione e la trasparenza dei percorsi di Pronto soccorso, dà contezza della valutazione del paziente e gli garantisce equità di trattamento e qualità delle cure. Inoltre, si prevede una forte valorizzazione degli infermieri, cui viene riconosciuto uno spazio di autonomia e responsabilità che soprattutto le norme europee, in questo momento, ci stanno riconoscendo». Barbara Mangiacavalli, presidente Ipasvi, promuove a pieni voti il nuovo triage ma avverte che il modello sarà attuabile solo a patto di sciogliere - «finalmente», aggiunge - il nodo competenze. Quello che a suo avviso certifica il nuovo ruolo del nursing. Certo che il Pronto soccorso è un utile banco di prova e terreno di coltura, spiega Mangiacavalli, ma servono «passi istituzionali decisivi».

Il Pronto soccorso è uno degli ambiti assistenziali in cui l’integrazione con il medico è maggiore
Certamente. Tutto il momento dell’emergenza-urgenza, sia territoriale che ospedaliera, è momento di grande integrazione professionale nella quotidianità e nella pratica. Purtroppo in Italia abbiamo un sistema organizzativo-istituzionale il quale, per così dire, «zoppica» nel riconoscimento formale di questa integrazione. Che, voglio sottolinearlo, è un’integrazione al rialzo, in grado di valorizzare entrambe le professioni.

Sta pensando al comma 566 della Stabilità 2015?
Senz’altro. Quel comma porta con sé un documento già vidimato dai ministeri della Salute, delle Finanze e dal Miur: un testo che aspetta di essere inviato alla Conferenza Stato-Regioni e che formalizza l’evoluzione delle competenze specialistiche degli infermieri. Intanto, fa partire un percorso, sia sulla formazione specialistica sia su quella professionale. Identifica sei aree coerenti con l’evoluzione dei bisogni di salute dei cittadini di questi ultimi anni - cure territoriali e della cronicità, emergenza-urgenza, area medica, area chirurgica, area pediatrica e materno infantile, area della salute mentale e delle dipendenze. Vengono così individuati percorsi che sono la giusta continuazione di una formazione di base.
Ma l’iter verso il via libera è stato interrotto e neanche il comma 566 - la fonte primaria che si diceva fosse indispensabile per legittimare le nuove competenze - fino a oggi ha consentito di superare l’impasse. Nel frattempo, paradossalmente il nostro governo ha ratificato la direttiva Ue sul riconoscimento delle qualifiche professionali dove per gli infermieri si attestano le stesse aree di competenza previste dalla bozza di accordo che attende il via in Stato-Regioni.

Dunque, quanto saranno rapidamente applicabili a suo avviso le nuove linee guida sul triage?
Dipende da quanto coraggio avrà il ministero della Salute. Fin quando terrà nel cassetto la bozza di documento sulle aree di competenza specialistica degli infermieri, per le Regioni sarà difficile implementare modelli di questo tipo, perché il ricorso è sempre dietro l’angolo. È un circolo vizioso: Regioni e singole aziende sperimentano, però poi devono fare i conti con una componente medica che non è la maggioranza ma è ancora affezionata a regole anacronistiche dell’organizzazione del lavoro delle professioni sanitarie e di risposte ai bisogni di salute.


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