Lavoro e professione

Art. 22, le proposte di Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Fpl Medici sulla formazione: «No all’accesso nel Ssn senza specializzazione»

«L’accesso dei medici alla formazione specialistica, compresa la medicina generale, deve partire dalla definizione prioritaria del fabbisogno del personale medico nel Ssn necessario per garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini. Questo comporterà un verosimile aumento dei posti disponibili nella formazione specialistica anche in considerazione della prevista uscita dal mondo del lavoro di gran parte dei medici sia dipendenti che convenzionati nei prossimi 10 anni, considerata l’età media elevata».

In questo quadro Massimo Cozza (Fp Cgil medici), Biagio Papotto (Cisl medici) e Roberto Bonfili (Uil medici) lanciano una proposta sul ddl ex art. 22 del Patto per la salute: «Superare le attuali modalità di accesso alle scuole di specializzazione - si legge nella nota congiunta - e ai corsi di formazione in medicina generale, consentendo l’abilitazione insieme al diploma di laurea e prevedendo un test unico nazionale di accesso al Ssn». Lo comunica una nota congiunta che riporta la proposta relativa alla lettera b) della bozza del ddl delega sottoscritta da Fp Cgil Medici Cisl Medici Uil Fpl Medici.

«Riteniamo - scrivono i sindacalisti - che vada superato l'attuale meccanismo che vede il medico poter partecipare a più test per specialità e per la medicina generale, in quanto il meccanismo delle scelte plurime non consente l'utilizzo di tutte le borse disponibili a causa degli scorrimenti difficilmente gestibili, e per le iniquità delle graduatorie regionali per la medicina generale».

La proposta, pertanto, al fine di assicurare più trasparenza e meritocrazia, e per una chiara, facile e rapida assegnazione di tutti i posti disponibili, prevede un’unica graduatoria nazionale, con la scelta da parte dei vincitori della specialità e della sede in ordine di graduatoria. «In alternativa - aggiungono Cozza, Papotto e Bonfili - riteniamo che possa garantire gli stessi risultati anche la presenza di graduatorie uniche per ciascuna specialità, compresa la medicina generale, con possibilità di partecipazione al test nazionale ad una sola specialità, con scelta da parte dei vincitori della sede in ordine di graduatoria. In questa seconda ipotesi prevediamo comunque l'obbligo di utilizzare tutte le borse che rimanessero disponibili, in seguito a un basso numero di domande, con l'assegnazione ai medici a richiesta secondo l'ordine di graduatoria».

Insomma, i luoghi della formazione, certificati, «devono essere individuati nell’ambito dei servizi del Ssn, e non solo all'interno dei Policlinici, per consentire una maggiore formazione sul campo, e più esperienza pratica al medico in formazione. Le Regioni o Aziende individuate nel percorso formativo delle specializzazioni dovranno inoltre partecipare con un incremento delle borse di studio».

Secondo Cgil, Cisl e Uil medici pur nell'ambito della graduale assunzione di responsabilità da parte dello specializzando, «il percorso formativo deve essere realmente tale, con l'affiancamento anche negli ultimi anni di corso di un tutor, vietando in modo esplicito la possibilità di utilizzare il medico in formazione per coprire le carenze di organico, al posto del medico strutturato, sia esso universitario che ospedaliero».

«Riteniamo invece sbagliato - sottolineano - l’accesso al Ssn e nel privato accreditato senza specializzazione, introdurre clausole aggiuntive regionali ai contratti di formazione, così come la trasformazione degli attuali contratti di formazione in contratti a tempo determinato, seppure solo negli ultimi anni di corso. In primo luogo riteniamo che il cittadino abbia il diritto ad essere curato da medici che hanno acquisito una professionalità specialistica completa. In secondo ordine eventuali contratti regionali aggiuntivi o sostitutivi darebbero inevitabilmente luogo a un impegno degli specializzandi nelle attività assistenziali istituzionali in sostituzione dei medici strutturati, e senza i requisiti di qualità della formazione, a partire dalla costante presenza del tutor. Si tratterebbe di tempo lavoro sottratto alla formazione, con la paradossale conseguenza che una volta specializzato, il medico avrebbe minori possibilità occupazionali, essendo una parte dei posti disponibili occupati nei fatti da altri specializzandi. Gli stessi medici precari avrebbero minori possibilità di stabilizzazione in quanto una parte dei posti del Ssn nelle Regioni sarebbero occupati da tempo di lavoro degli specializzandi. La formazione deve invece rispettare requisiti di qualità a tutela dei cittadini e degli stessi medici».

Le stesse proposte sarebbero da applicare per la formazione e l’accesso dei medici veterinari e dei dirigenti sanitari, a partire dalla retribuzione delle scuole di specializzazione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA