Lavoro e professione

Due milioni di visite notturne: l’impatto dell’atto d’indirizzo per la Medicina generale sul servizio 118

di Giuseppe De Paola, vicesegretario generale Spes (Sindacato professionisti dell’emergenza sanitaria)

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24 Esclusivo per Sanità24

In queste ore si sono sviluppate numerose polemiche relativamente all’adozione dell’Atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, approvato il 13 aprile scorso dal Comitato di settore Regioni-Sanità.
Senza voler entrare nel merito degli aspetti specifici che questo documento determina sulla figura del Mmg, dal nostro punto di vista è opportuno effettuare una riflessione sulle eventuali ripercussioni che l’applicazione del testo potrebbe produrre sull’assistenza nelle ore notturne ai cittadini italiani e sui servizi di emergenza, 118 ed eventualmente PsS, che dovrebbero vicariare l’attività della guardia medica nei tempi non più coperti dal servizio.
Il testo dell’accordo recita: «I medici delle cure primarie a rapporto orario, nell’ambito dell'organizzazione distrettuale assicurano prioritariamente la loro attività tutti i giorni dalle ore 20 alle ore 24 e nei giorni di sabato e festivi dalle 8 alle 20, al fine di realizzare pienamente la continuità dell’assistenza in favore di tutta la popolazione e per garantire ai cittadini un riferimento preciso cui rivolgersi quando lo studio del proprio medico è chiuso. Nella successiva fascia oraria l’assistenza è assicurata dal servizio di emergenza-urgenza 118».

Per giungere a tale determinazione sono stati sicuramente svolti degli studi su quale sia l’impatto attuale dell’attività della guardia medica negli orari in cui l’attività viene abolita. Così come verosimilmente sono state fatte delle simulazioni su quali potrebbero essere le conseguenze di queste modifiche organizzative sui servizi di emergenza. I dati di cui noi siamo in possesso circa l’attività di guardia medica sono quelli ufficiali del ministero della Salute che, attraverso l'annuario statistico del Ssn, ci dice che nel 2012, ultimo dato (sic!) disponibile, la guardia medica ha effettuato nel nostro paese circa 10 milioni di visite, dato peraltro abbastanza stabile nel decennio precedente. Le tabelle ministeriali ci dicono che l'attività della guardia medica si caratterizza per una estrema variabilità sul territorio nazionale andando dalle 5.422 visite per 100.000 nel Lazio, pari a circa 300.000 l’anno, alle circa 45.174 per 100.000 abitanti della Calabria, pari a circa 900.000 visite anno.
Ora, pur volendo considerare che l’offerta di servizi può generare una domanda in qualche caso impropria, pur volendo tenere presente che gli orari di copertura assistenziale aboliti sono sicuramente quelli meno frequentati dai cittadini, ipotizzare approssimativamente che un 20% di visite venga svolto negli orari che non saranno più attivi ci sembrerebbe abbastanza ragionevole. Il 20% di 10 milioni significano 2 milioni di viste che potrebbero ricadere sul 118 negli orari notturni.

Può il servizio di 118 nazionale, organizzato in modo molto variabile nelle varie regioni, specie per quanto riguarda la presenza medica, farsi carico improvvisamente di un impatto del genere? Le ambulanze medicalizzate del 118 sono notoriamente una minoranza rispetto al totale, è quindi possibile ritenere che potrebbero trovarsi in una certa difficoltà a gestire numeri di questo ordine di grandezza.
Le ripercussioni sui pronto soccorso sono difficilmente ipotizzabili. In linea di principio la valutazione del medico del 118 dovrebbe generare lo stesso numero di accessi al pronto soccorso di quanti ne produca la valutazione del medico di guardia medica. Il timore è che nei casi in cui il servizio medicalizzato del 118 si trovi in difficoltà a gestire le richieste di intervento per la molteplicità delle chiamate, possa scattare l’inevitabile e comprensibilissimo invito a rivolgersi al pronto soccorso più vicino in una misura tutta da verificare, soprattutto nei territori che per caratteristiche orografiche sono meno facilmente coperti dal servizio 118 e in cui le guardie mediche rappresentano l’unico presidio attivo rapidamente consultabile ma anche, paradossalmente, nelle grandi città in cui i pronto soccorso invece sono facilmente raggiungibili.
Altro punto che al momento non appare assolutamente chiaro è quale sia l'impatto sui livelli occupazionali di questi provvedimenti, in un momento storico in cui le possibilità di impiego dei medici, soprattutto dei giovani medici, appaiono, diremmo, contingentate.
Come operatori dell’emergenza siamo quasi geneticamente propensi alle innovazioni organizzative, gestionali e soprattutto culturali e, quindi, non si tratta di fare polemiche sterili su provvedimenti di cambiamento, ma è opportuno che gli stessi siano conseguenti ad appropriate e condivise valutazioni affinché, nel caso specifico, non si possano generare squilibri assistenziali non voluti da nessuna delle parti in causa ma che potrebbero produrre serie ripercussioni sulle attività dei servizi di emergenza del nostro paese, già così tanto sotto pressione come ampiamente noto agli operatori del settore e all'opinione pubblica.


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