Lavoro e professione

Slow Medicine, via al 3° meeting “Choosing Wisely International”. Indagini su medici, pediatri e cittadini: dialogo con i pazienti strategico per l’appropriatezza

di Sandra Vernero (vicepresidente Slow Medicine, coord. progetto “Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”)

Anticipazione. Parte domani a Roma (11-13 maggio) il terzo meeting dei referenti di Choosing Wisely International, di cui Slow Medicine è parte con la campagna “Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”. Nato negli Stati Uniti e ora diffuso in tutto il mondo, il movimento Choosing Wisely ha l'obiettivo di favorire il dialogo dei medici e degli altri professionisti della salute con i pazienti e i cittadini su esami diagnostici, trattamenti e procedure che molto spesso non sono necessari e rischiano anzi di arrecare danni ai pazienti. Nel corso del meeting, e nell'incontro del 10 maggio tra alcuni importanti esponenti internazionali e la rete italiana, è previsto che vengano presentati i risultati di recenti indagini effettuate in Italia, che dimostrano l'importanza di questo tema anche nel nostro Paese.

L’indagine con Fnomceo
Una recente indagine online, ancora inedita, condotta in collaborazione tra Slow Medicine e Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e alla quale hanno partecipato più di 4mila medici italiani, ha evidenziato che per il 93% dei medici rispondenti l'effettuazione di esami e trattamenti non necessari rappresenta un problema molto o abbastanza serio, e che il 44% afferma di ricevere dai pazienti richieste di esami e trattamenti non necessari almeno ogni giorno o più volte la settimana. Il 51% dei rispondenti ritiene che la necessità di sicurezza rappresenti una causa maggiore del fenomeno, mentre il timore di sequele medico-legali è ritenuta causa maggiore dal 33%. Per quasi l'80% dei rispondenti i medici sono nella posizione più adatta per affrontare il problema, solo per il 7% lo sono le aziende sanitarie e per il 5% il governo. Tra gli strumenti indicati dai medici per risolvere il problema appaiono nell'ordine: avere più tempo per parlare con i pazienti (88%), avere del materiale che li aiuti ad affrontare la questione con i pazienti (84%), una riforma della responsabilità professionale (83%).

Pediatri Acp: le 5 raccomandazione sugli esami a rischio inappropriatezza
Anche l'Associazione Culturale Pediatri (Acp), sempre in collaborazione con Slow Medicine, ha condotto una recente indagine presso i propri iscritti riguardante le 5 raccomandazioni su esami e trattamenti a rischio di inappropriatezza definite da Acp nell'ambito del progetto “Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”. Hanno risposto 344 pediatri, e anche in questo caso si è evidenziata l'importanza del fenomeno del sovrautilizzo: circa il 24% dei rispondenti, ad esempio, reputa difficile seguire la raccomandazione Acp di evitare l'utilizzo routinario di cortisonici inalatori nelle infezioni delle alte vie respiratorie del bambino, o quella di non prescrivere antibiotici in caso di infezioni verosimilmente virali come sinusite, faringite o bronchite. Quest'ultima raccomandazione è anche quella maggiormente ritenuta (dal 46% dei rispondenti) più difficile da accettare da parte dei familiari dei pazienti. Per contro, la stragrande maggioranza (più del 90%) dei pediatri rispondenti è dell'idea che l'applicazione di tutte le 5 raccomandazioni Acp ridurrebbe in modo significativo il fenomeno del sovratrattamento.

Indagine con Altroconsumo: la parola ai cittadini
Infine, è stata condotta in questi ultimi mesi anche una indagine online presso i cittadini da parte dell'associazione Altroconsumo, di Partecipasalute, laboratorio di ricerca medica e coinvolgimento dei cittadini dell'Irccs Mario Negri, e di altre associazioni di pazienti e cittadini: “Esami, farmaci e prescrizioni: dite la vostra!”. L'indagine, cui hanno risposto complessivamente più di 2.000 persone, riguardava la relazione medico-paziente e la richiesta/prescrizione di esami e trattamenti non necessari. Dai risultati dell'indagine, la relazione medico-paziente appare buona: più del 70% dei rispondenti dichiara di essere in grado, durante la visita, di rivolgere al medico le domande che ritiene necessarie, e più del 50% ritiene che la decisione alla fine venga condivisa tra medico e paziente. A due terzi delle persone capita di richiedere un esame o un farmaco che il medico non ritiene necessario e, dopo le spiegazioni del medico, più del 70% rinuncia alla richiesta. Capita anche, per più di ¼ dei rispondenti, che sia il medico a prescrivere un esame o un farmaco ritenuto non necessario dal paziente. La maggioranza dei cittadini (più dell'80%) è consapevole del fatto che vengano utilizzati nella pratica clinica esami e trattamenti che non apportano benefici ai pazienti.

Il programma del meeting a Roma
Anche alla luce di questi risultati emerge la rilevanza dell'incontro di Roma dei referenti di Choosing Wisely International, organizzato per l'11, 12 e 13 maggio da Slow Medicine con il contributo di Fnomceo, di Ipasvi, delle società scientifiche e del Sindacato nazionale di area radiologica (Sirm, Snr, Airo, Ainr) e di Altroconsumo, e che sarà ospitato dal Centro di formazione dell'Area Radiologica. L'incontro, coordinato da Wendy Levinson, docente dell'università di Toronto, presidente di Choosing Wisely Canada e leader di Choosing Wisely International, con la partecipazione dei referenti di 17 Paesi e di un rappresentante dell'Ocse, prenderà in esame e metterà in rete tra loro le iniziative già in atto nei diversi Paesi, per affrontare su scala globale il fenomeno del sovrautilizzo di esami e trattamenti facendo leva sul dialogo e sull'alleanza tra professionisti, pazienti e cittadini.


© RIPRODUZIONE RISERVATA