Lavoro e professione

Quali prospettive per un nuovo Ccnl della dirigenza del ruolo sanitario

di Giuseppe Montante (vicesegretario nazionale e responsabile politiche contrattuali Anaao Assomed)

Il recente Accordo su aree e comparti, nonché le interviste della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin e del presidente del Comitato di Settore Sanità, Massimo Garavaglia, accrescono la sensazione che la stagione contrattuale si stia avvicinando anche per il settore Sanità pubblica. Dinanzi alla possibile prossima apertura della contrattazione viene spontaneo chiedersi: in quali condizioni ci si appresta a questa nuova trattativa? Nella realtà attuale sono pessime, soprattutto per quanto riguarda la certezza attuativa delle norme contrattuali e legislative vigenti e le condizioni di lavoro esistenti.

(Leggi la proposta Anaao )

Negli ultimi 10 anni il livello di attuazione corretta delle norme dei contratti nazionali nelle aziende, nonché il peso dei carichi di lavoro individuali, sono peggiorati in modo esponenziale. Tutto questo è accaduto in modo sempre più sistematico con la complicità delle Regioni, le stesse che al livello nazionale con la loro firma hanno approvato il Ccnl che contiene le norme che fanno poi volutamente violare nelle aziende. In conseguenza di ciò, in premessa alla prossima contrattazione nazionale si porrà il problema di creare condizioni di vera certezza attuativa che ridiano credibilità alla rappresentanza delle Regioni al tavolo di trattativa con le organizzazioni sindacali. In caso contrario non si comprende per quale motivo si dovrebbe firmare un Ccnl con le Regioni che fino a ora hanno dimostrato di non avere la forza o la voglia di garantirne l’attuazione.

La previsioni di aumenti contrattuali del Def 2016 (0,4% della massa salariale = 300 euro lordi circa annui) e l’intervista al presidente Garavaglia pubblicata sul n. 4 di “Dirigenza Medica” (periodico Anaao Assomed) ci permette anche di comprendere che le prospettive delineate per un nuovo Ccnl sono anch’esse, almeno in fase iniziale, pessime. Dall’intervista risulterebbe chiaro che le Regioni, per non scontentare i “campanili”, con elevato cinismo politico intenderebbero scaricare le conseguenze della loro inefficienza programmatoria ed organizzativa sui dipendenti della sanità, piuttosto invece di ottimizzare la rete degli ospedali e dei servizi sanitari territoriali in termini di efficacia e di sicurezza clinica e lavorativa. Una delle priorità più importanti per le stesse Regioni sarebbe l’introduzione con il nuovo Ccnl dei dirigenti medici e sanitari di deroghe ordinarie alle norme legislative europee sui riposi giornalieri e sulla durata dell’orario di lavoro al fine di ricostruire le condizioni di minore tutela preesistenti prima del 25 novembre 2015. Tutto questo per risparmiare sulle assunzioni e in dispregio della sicurezza clinica e di salute nei riguardi dei pazienti e dei lavoratori.

Altre priorità per le Regioni sarebbero l’introduzione di semplificazioni delle norme contrattuali nazionali e delle modalità di costruzione dei fondi contrattuali che, da una esplicitazione più approfondita, risulterebbero essere lo strumento utile per ridurre il baluardo di tutele che ancora resiste al livello nazionale dinanzi alla prepotenza attuativa aziendale. Per i fondi contrattuali che alimentano la retribuzione accessoria, le minori tutele nazionali facilmente si tradurrebbero o in una riduzione dell’entità economica di questi fondi per contribuire a ripianare il deficit di bilancio ovvero nello storno di una parte di questi per usi impropri.

Le Regioni vorrebbero anche cambiare l’attuale modello contrattuale vigente per renderlo più simile a quello esistente nel mondo delle aziende private. L’ipotesi da loro ipotizzata sarebbe quella di prevedere un contratto nazionale molto snello e limitato ai principi di tutela di base, lasciando la definizione del grande corpo delle norme contrattuali generali alla contrattazione periferica mediante dei veri e propri contratti di II° livello e non solamente contratti attuativi di norme del Ccnl. Questi contratti aziendali deciderebbero buona parte delle norme contrattuali e i finanziamenti necessari per la loro attuazione verrebbero stornati da quelli attualmente gestiti dal Ccnl, in antitesi al modello contrattuale nel mondo del privato, dove i contratti aziendali sono invece finanziati con soldi delle aziende, aggiuntivi a quelli nazionali.

Tralasciando per il momento il finanziamento del Ccnl, ancora solamente ipotizzato, per l’Anaao altri sono gli argomenti da affrontare.

La proposta Anaao. L’attuale scarsa credibilità contrattuale delle Regioni e delle aziende sconsiglia fortemente di rinunciare alle uniche certezze fino ad ora presenti nelle norme e nelle tutele del Ccnl. L’ipotesi di introduzione di contratti aziendali di II° livello potrebbe essere attuabile a fronte di stanziamenti economici aziendali aggiuntivi a quelli determinati dal Ccnl per i fondi contrattuali e comunque nel rispetto di norme regolamentari nazionali. Per quanto riguarda le deroghe ai riposi e ai limiti di orario di lavoro queste potranno essere attuate a tempo limitato solamente per particolari condizioni straordinarie previste dal Ccnl.

Inoltre il Ccnl dovrà prevedere: un nuovo modello di carriera del dirigente del ruolo sanitario a doppio sviluppo (uno prevalentemente gestionale ed uno prevalentemente professionale, con identica dignità), la definizione di criteri generali mediante cui individuare i modelli organizzativi standard delle attività sanitarie, a tutela della sicurezza clinica per i pazienti e della salute per il personale ed un nuovo sistema premiale per i medici, più specifico alle loro peculiarità. In considerazione di quanto sopra espresso, ci auguriamo pertanto che le dichiarazioni di questi giorni da parte di esponenti della parte pubblica rientrino nella solita ritualità precontrattuale e ben diverse siano invece le loro proposte al momento opportuno e su questa prospettiva indirizzeremo i nostri sforzi. L’atto di indirizzo del Comitato di Settore sarà la cartina di tornasole di tutto ciò e c’è da augurarsi per il Ssn che non sia per i sindacati della dirigenza del ruolo sanitario politicamente irricevibile per i suoi contenuti.


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