Lavoro e professione

Onaosi contro l’ipotesi soppressione: grave errore di valutazione

di Lucilla Vazza

S
24 Esclusivo per Sanità24

Onaosi al bivio del futuro? Liquidata per poi essere assorbita in veste nuova dall’Inps? Ancora è poco più di un’ipotesi, ma quel che è chiaro è che la più antica cassa di previdenza delPaese non ci sta a “morire” da un giorno all’altro. E non ci stanno i medici, che compatti nei giorni scorsi hanno alzato la voce per difendere la loro cassa, che con il collegio per gli orfani di Perugia è un’istituzione storica della professione e della cultura medica. Di fatto, oggi sono oltre 163mila i contribuenti che “foraggiano” l’ente, che infatti non pesa sui bilanci pubblici.

E dunque, sabato scorso, il Consiglio d’amministrazione Onaosi ha formalizzato nero su bianco una richiesta di chiarimento alle istituzioni in cui si dichiara di «non comprendere quale sia il motivo della soppressione della Fondazione e del conferimento delle sue funzioni all'Inps, previsto dalla proposta di disegno di legge della Commissione Bicamerale di controllo degli enti previdenziali privatizzati».

Perché l’ente «è strumento di forte aggregazione di una categoria e, senza nulla chiedere allo Stato, provvede alle criticità dei suoi membri creando lavoro (più di 200 dipendenti) reddito e soprattutto coesione sociale, in un momento in cui l'individuo è sempre più solo di fronte allo strapotere di centri finanziari ciechi e brutali».

In pratica il Cda, che si dichiara trasparente nel suo operato e rigoroso nella gestione patrimoniale, ci va giù pesante e spiega: «Solo un clamoroso errore di valutazione o peggio una miope volontà d’impadronirsi di un capitale accumulato in più di 100 anni da medici, odontoiatri, veterinari, farmacisti, può aver spinto la Commissione Bicamerale a decretare la fine di un'esperienza virtuosa».

È l’avvio di un braccio di ferro tra governo e cassa? Occorre fare un passo indietro. A gennaio è stata depositata la sentenza della Consulta (n. 7/2017 ) che aveva bocciato la legge sulla spending review (decreto 95 del 2012), voluta dal governo Monti e che riguarda da vicino le casse previdenziali. La decisione salva i risparmi delle buone gestioni sancendo il principio che i soldi delle casse private debbano rimanere nella disponibilità degli enti. Laddove la spending di Monti chiedeva che questi risparmi migrassero allo Stato. i giudici hanno reso più forti i diritti delle casse stesse e indicato una rotta precisa, perché questi soggetti sono privati e non vivono di finanza pubblica, ma delle quote degli iscritti, che vanno salvaguardati.

Del resto, da anni sulla testa dell’Onaosi incombe una mannaia. È stato definito ente inutile, poi salvato, perché fondamentalmente è in salute e con i conti a posto. La storia non finisce qui...


© RIPRODUZIONE RISERVATA