Lavoro e professione

Ambiente e salute dei bambini: il vademecum dei pediatri di famiglia

di Barbara Gobbi

Mettere in campo un monitoraggio «costante, integrato e sistematico» degli effetti dell’inquinamento sulla salute dei bambini. Applicare ai bambini il principio di precauzione, adeguando i parametri di inquinamento alla particolare vulnerabilità dell’età pediatrica. Rafforzare «con atti concreti» l’attenzione ai primi mille giorni di vita del bambino. mappare rapidamente le scuole per verificare quali presentano condizioni di inquinamento indoor, anche dovuto a campi elettromagnetici indotti dalle reti wireless. Promuovere l’educazione di genitori e bambini su tutto quanto possa comportare un rischio per la salute dei piccoli: ciò ai fini di scelte consapevoli sulla salvaguardia dell’ambiente come sulla scelta di alimenti, giocattoli, detersivi. Favorire l’uso delle energie rinnovabili e promuovere politiche di sviluppo ecosostenibile.

La Federazione italiana dei pediatri di famiglia scende in campo sull’enorme questione inquinamento-salute dei bambini. Il segretario Giampietro Chiamenti ha infatti consegnato alla ministra della Salute Lorenzin un dossier in cui dopo un’ampia rassegna dello stato dell’arte, mette in fila le sei proposte concrete su cui lavorare. A cominciare da un presupposto, sui cui da qualche anno per altro si sta acquisendo consapevolezza: «Già nel 2006 - si legge infatti nel documento - l’Oms stimava che il 25% di tutte le patologie negli adulti e oltre il 33% nei bambini sotto i 5 anni fosse attribuibile a fattori ambientali “evitabili” e un più recente documento - sempre dell’Oms - stima che a livello mondiale circa 1 su 4 del totale delle morti sia attribuibile al vivere o al lavorare in ambienti malsani». L’inquinamento - prosegue la Fimp - galoppa: «nel giro di pochissime generazioni si è avuta l’immissione massiva nell’ambiente di sostanze chimiche di sintesi, cui si aggiungono quelle provenienti da attività criminali o smaltimento illecito di rifiuti». Per non parlare del sovraccarico di radiazioni elettromagnetiche «altra forma di inquinamento non scevra da rischi per la salute umana».

Ce n’è abbastanza - affermano i pediatri - per alzare gli scudi in difesa dell’età pediatrica, fin dal periodo prima del concepimento e durante la gestazione, quando le sostanze nocive - passando dalla madre al feto - rischiano di compromettere la salute non solo nell’infanzia ma anche durante l’età adulta. «Come pediatri di famiglia - si legge ancora nel documento Fimp - siamo testimoni dei danni sulla popolazione infantile legati alla contaminazione ambientale e alle variazioni del clima». Immediato e ormai “di scuola” il riferimento al caso di Taranto. Qui, si legge ancora, «si registra un aumento del 21% della mortalità per tutte le cause e del 54% nella incidenza del cancro nei bambini da 0 a 14 anni ». Mentre per la terra dei Fuochi il richiamo dei pediatri è al Rapporto Iss che rileva «un quadro di criticità meritevole di attenzione».

Il ruolo dei pediatri. I pediatri di famiglia, in quanto osservatori privilegiati dell’andamento epidemiologico nei bambini, si candidano ufficialmente come punto di riferimento per la diffusione del rispetto dell’ambiente e per la prevenzione dei rischi per la salute, sia verso le famiglie sia nei confronti di tutta la popolazione. Ma chiedono anche di essere «partner attivo per ricerche di tipo osservazionale prospettico per la rilevazione dei danni alla salute dei bambini dovuti a inquinanti. Ricerche che oggi sono «scarse, puntiformi e non sistematiche», precisa il sindacato. Che guarda infine alla formazione «pre e post titolo professionalizzante», non solo dei pediatri ma anche dei professionisti della salute e degli operatori sanitari in genere».


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