Lavoro e professione

«Caro paziente... basta pazientare, meglio vivere in salute». Riflessioni di mezz’estate per chi cura e chi si cura

di Luca Foresti (amministratore delegato Centro medico Santagostino)

Caro paziente...
innanzitutto dovresti smetterla di accettare di essere chiamato paziente. La parola significa “che sopporta”. Sarebbe nel tuo interesse essere chiamato in altro modo. Vediamo alcune possibilità: utente «chi usufruisce di un bene o di un servizio pubblico», malato «che sta male», sano «immune da malattie». Se ne possono trovare altre. Ma basta “pazientare”. Meglio vivere in salute.
Sì, perché caro paziente, oggi succede che ti occupi della tua salute quando la perdi. E tipicamente è troppo tardi per occupartene.
E quando la perdi ti rivolgi al medico con una aspettativa sulle sue performance quasi divine.

Ti aspetti che capisca sempre ciò che hai, quali esami diagnostici fare e soprattutto che applichi un rimedio magico che ti faccia passare il tuo problema di salute e ti possa far ritornare alla situazione in cui non devi occupartene. Certo, ci sono alcuni casi in cui è proprio così, ma sono sempre meno rilevanti nel rimanere in salute. Perché il tempo in cui gli uomini morivano a causa di virus o batteri, incidenti e mancanza di igiene è largamente passato. Oggi le persone nei paesi sviluppati si ammalano di malattie croniche, solo fastidiose o importanti che siano. E le malattie croniche (cardiopatie, ictus, cancro, diabete e malattie respiratorie croniche), in buona parte ti vengono perché non ti sei occupato della tua salute fino a quel momento. Più precisamente, le malattie croniche hanno cause multiformi, tra cui ad esempio il tuo patrimonio genetico e l'inquinamento ambientale. Ma quelle su cui tu PUOI fare qualcosa si limitano ai tuoi stili di vita e alle attività diagnostiche e terapeutiche che farai.

I medici onesti intellettualmente dovrebbero dirti la verità, e sarebbe un dialogo più o meno di questo tenore: «Caro paziente, tu sei un essere unico ma con parti del tuo corpo condivise da tutti gli esseri umani. Questo mi permette di studiare grandi statistiche di dati su problemi simili avuti da altri pazienti e fare delle ipotesi su cui provare a capire la causa di quello che hai. Ma per farlo dovrei cominciare a pelare la cipolla dei tuoi problemi, prenderti in carico in modo olistico e capire molte cose di te prima di agire e cominciare a somministrare rimedi ai tuoi sintomi. Ma io so che tu non avrai pazienza, non darai tempo e attenzione a questa attività e cercherai attivamente una soluzione che copra il prima possibile i sintomi, disinteressandoti delle cause (quasi sempre al plurale con relazioni di causalità difficili da ricostruire) che li hanno prodotti. E anche nel caso in cui tu sia un paziente molto paziente e che fa questo lavoro con me, non è detto che io arrivi a capire cos'hai e che quindi ti sappia dire cosa fare. Insomma, caro paziente, il mio mestiere è scientifico nel pieno senso della parola, compresi gli infiniti fallimenti di chi fa ricerca prima di trovare soluzioni valide».

Tu sei attento ai sintomi. Soprattutto il dolore. E chiedi che ti vengano tolti.
Il problema è che l'attenzione ai soli sintomi e non alle cause del tuo stare male orienta le tue azioni e interessi. Ma anche quelli del tuo medico, che purtroppo ha imparato cosa ti interessa e ti segue, occupandosi più dei sintomi che delle cause. Il problema principale è che ogni parte del tuo corpo (la più importante delle quali è la tua mente) è interconnessa con ogni altra parte del tuo corpo. Sistemi neuronali, endocrini, immunitari, psichici, si parlano e si influenzano continuamente. Ogni azione su una parte ha reazioni su altre parti. Il corpo compensa continuamente rispetto ai cambiamenti che avvengono e compensando modifica il funzionamento di altre parti del corpo. Senza farla troppo complicata, ogni volta che si agisce in modo deciso su qualcosa che riguarda la tua salute si va a disturbare tutto il resto, in modi spesso imprevedibili e fortemente soggettivi (gli effetti su di te potrebbero essere completamente diversi da quelli su altri). Ecco perché i farmaci hanno effetti iatrogeni (effetti collaterali), nonostante vengano presi per migliorare la salute.

Intendiamoci, ci sono alcuni farmaci che è giusto prendere perché i loro scopi sono largamente più importanti degli effetti collaterali. Per esempio i vaccini. Ma l'approccio secondo cui mano a mano che procedi nella vita utilizzi cocktail di farmaci per poter “silenziare” uno dopo l'altro i vari sintomi che ti spuntano è largamente perdente e capace di aumentare invece che diminuire i tuoi problemi di salute.
Sappi poi che moltissime piccole malattie passano da sole, senza fare assolutamente nulla. Perché il corpo ha una sua capacità di omeostasi molto forte, che tende a riportarlo rapidamente ad uno stato di equilibrio. Basta riposarsi, diminuire lo stress e aspettare.

Gli studi fatti fino ad ora sono unanimi su ciò che tu puoi fare per la tua salute
Cinque cose come le dita della mano:
Non devi fumare
Devi fare attività fisica
Non devi bere troppo alcool
Devi provare poco stress
Soprattutto devi mangiare bene

Sai qual è il problema di queste 5 cose? Che sono tutte dipendenti dalla forza di volontà. E quando stai bene tu non vedi particolari ragioni per esercitare una risorsa scarsa e preziosa come la forza di volontà su qualcosa di cui non vedi il vantaggio immediato. Insomma, scegli la via più facile nel breve termine. E così facendo ti freghi da solo se guardi dall'alto tutta la tua vita. Appunto, come dicevamo sopra, quando con l'età arrivano le malattie che hai costruito negli anni precedenti con i tuoi comportamenti. Certo, a quel punto se cambi stili di vita migliori un po’ la situazione e quindi ne vale la pena. Ma la maggioranza delle malattie comunque si saranno cronicizzate e quindi dovrai gestirle.
C'è poi un altro fenomeno che sta accadendo e che è di difficile digestione per te. Con gli anni la capacità di diagnosticare i problemi aumenta sempre più. Ma la capacità di curare i problemi, la cosiddetta terapia, non ha lo stesso tasso di miglioramento. Siamo quindi sempre più coscienti di essere malati senza avere un miglioramento significativo delle cure. Prendi ad esempio le malattie psichiatriche. Sono il flagello moderno. Depressione, ansia e attacchi di panico sono una tassa enorme sulla qualità della vita dei paesi sviluppati. Sono anche stati introdotti farmaci e tecniche che sulla carta hanno una forte capacità terapeutica. In realtà i numeri ci dicono che sono malattie in esplosione, senza alcun segnale di stabilizzazione o miglioramento. Non abbiamo terapie veramente efficaci. Probabilmente il problema andrebbe affrontato in tutt'altro modo.

E quindi, caro paziente, non c'è scampo?
No, se tu non cambi approccio non c'è scampo. E non c'è molto altro che con brutale onestà possa dirti.
O decidi di stare in salute e te ne occupi un po' ogni giorno. O aspetti di ammalarti e da quel momento la qualità della tua vita sarà molto peggiore. Non abbiamo inventato nessun elisir di lunga vita, ad oggi. Ma possiamo vivere molti più anni in salute rispetto a quanto succeda oggi.


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