Lavoro e professione

Formazione post lauream nel caos, giovani Anaao e Fimmg in piazza

di Red. San.

La formazione post lauream dei medici ha attraversato quest’anno la tempesta perfetta e Anaao Assomed e Fimmg accendono ancora una volta i riflettori sul problema con una manifestazione domani 28 settembre, a Largo Bernardino da Feltre a Roma. E con loro, idealmente, tutti i Medici che le due associazioni rappresentano.

Centrale il tema della formazione post-laurea dei medici non solo per la dovuta attenzione verso le esigenze dei giovani, ma anche per il suo ruolo di fattore critico della sostenibilità del Ssn. «Mai come quest'anno le disfunzioni solite - si legge ina unota congiunta - si sono intrecciate in una tempesta perfetta: un bando di concorso che ha sforato tutti i tempi previsti consentendo ad un laureato nel luglio 2016 di iniziare il proprio percorso formativo, se va bene, nel 2018, un regolamento beffa punitivo di ogni merito, un ampliamento dell'imbuto che oggi vede 15.000 medici contendersi 7.000-7.500 posti, a fronte dell' inizio della desertificazione di ospedali e territori grazie alla gobba demografica, al blocco del turnover e alla carenza di specialisti, che manda deserti i rari concorsi, e di Mmg che vanifica il diritto al riposo. Inoltre chi nel 2014 ha avuto accesso al corso di Medicina Generale tramite scorrimento delle graduatorie, oggi non potrà finire il corso nelle tempistiche utili per accedere alle graduatorie regionali insieme ai colleghi di corso, analogamente a quanto si verificherà quest'anno».

Rispetto a questa matassa, il nuovo processo di accreditamento delle scuole di specializzazione è di fatto una goccia nell’oceano, senza possibilità di incidere realmente sulle carenze del sistema. «Di fronte alla necessità di rivedere l'intero sistema formativo, inefficiente e costoso, come richiesto da anni, e non solo da noi - proseguono i due sindacati - e come vorrebbe il divario crescente, tra numero di laureati e disponibilità di contratti di formazione specialistica e di Mmg, che lascia migliaia di medici nel limbo della disoccupazione e sottooccupazione, la montagna partorisce il topolino di un restyling dell'accreditamento, discutibile e parziale. Manca ancora una corretta programmazione dei fabbisogni per Regione e per disciplina e un investimento sulla qualità di percorsi formativi oggi deficitari sugli aspetti professionalizzanti e poco adatti a una Medicina in continua evoluzione».

Il problema è innanzitutto sui numeri che non garantiscono nel futuro la copertura dei servizi di assitenza: «Nei prossimi 10 anni avremo una uscita di massa dal sistema sanitario di medici, specialisti e di Medicina generale, per raggiunti limiti di età.
Occorre, pertanto, smettere di giocare con la dignità dei giovani medici - continua la nota - e i destini del sistema sanitario, riconoscendo il diritto di tutti i laureati in Medicina e Chirurgia a completare il percorso formativo, attraverso un consistente incremento del numero di posti per specialisti e Mmg. Il concorso di idee è aperto per trovare le risorse economiche necessarie ma da subito si realizzi la laurea abilitante, anche per evitare sprechi di tempo prezioso. E si valorizzi anche il ruolo delle Regioni, oggi limitato ai costi di un numero marginale di contratti, in merito alla programmazione del numero e della tipologia di specialisti da formare».

Il problema è quindi politico. «Il sistema formativo non è proprietà privata della Università - conclude la nota - perché pretendere che i futuri medici del Ssn siano all'altezza del ruolo professionale che li aspetta è compito di chi, Regioni e Governo, è responsabile della qualità delle cure e della organizzazione del sistema sanitario, in cui numero e qualità professionale dei nuovi medici non sono elemento marginale. Se ogni medico in formazione deve acquisire conoscenze e abilità manuali di progressiva complessità, solo mettendo in rete una serie di strutture, universitarie e del Ssn, ospedaliere e territoriali, a differente complessità clinica ed operativa, nelle quali organizzare una presenza a rotazione, è possibile garantire un percorso formativo adeguato. Il rischio è che il tutto si riduca a cambiare qualcosa per mantenere il sistema come è, continuando a tenere in parcheggio figure professionali essenziali e carenti da oggi per il sistema sanitario».


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