Lavoro e professione

Il «peso» delle fratture del femore al centro del congresso degli ortopedici traumatologi

di Sebastiano Cudoni (presidente Otodi - Ortopedici e Traumatologi Ospedalieri D'Italia)

Ogni anno in Italia si effettuano più di 120.000 interventi chirurgici per frattura del femore prossimale negli over 65. Un dato che negli ultimi anni ha registrato un continuo aumento e con una incidenza maggiore nel sesso femminile. Studi recenti indicano che i costi complessivi (costi di ricovero, riabilitazione, pensioni di invalidità e costi indiretti) delle fratture di femore nei pazienti di età superiore a 65 anni ammontano in Italia a 1.200 milioni di euro l'anno. È quindi fondamentale, accanto ad un’attenta valutazione epidemiologica a livello nazionale, adottare un programma che preveda un percorso diagnostico e terapeutico, oltre che riabilitativo, che permetta di limitare al minimo i danni globali derivanti da tale patologia, in primis garantire su tutto il territorio nazionale una percentuale di interventi chirurgici effettuati entro le 48 ore che il Piano nazionale esiti 2016 fissa come obiettivo ad almeno il 60%.
Questo è uno dei tre temi che noi ortopedici della OTODI (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d'Italia) affronteremo, dal 4-6 ottobre, nel corso del 10° TRAUMA MEETING di Riccione: il congresso scientifico di traumatologia annuale più frequentato in Italia. L'evento, che prevede la partecipazione quest'anno di 1.300 ortopedici provenienti da tutt'Italia, è la manifestazione di punta della Società scientifica O.T.O.D.I, che raggruppa 4.000 ortopedici ospedalieri.
La tempestività dell'intervento chirurgico riduce la mortalità a distanza e riduce notevolmente i costi, sia in termini di ricovero ospedaliero, sia collegati a minori esigenze riabilitative conseguenti ad una più precoce ripresa dell'autonomia. Parlando di strategie preventive, accanto a stili di vita adeguati che prevedano una equilibrata alimentazione e una corretta attività fisica, l'utilizzo di farmaci che riducano il riassorbimento osseo tipico dell'osteoporosi post-menopausale è raccomandato. D'altronde, quando una frattura si è già verificata, il trattamento farmacologico con farmaci antifratturativi è in grado di ridurre considerevolmente gli eventi di ri-frattura del femore.
Attualmente, negli ospedali italiani, il 55% delle fratture del femore viene operato entro le 48 ore (indicati nel Piano nazionali esiti 2016 di Agenas). Siamo vicini allo standard del 60%. Garantire un intervento chirurgico tempestivo entro due giorni per la frattura del collo del femore ai soggetti fragili sopra i 65 anni costituisce un evidente beneficio di salute. Inoltre, l'intervento chirurgico tempestivo entro due giorni per la frattura del collo del femore rappresenta anche un vantaggio in termini di risorse impiegate. Negli ultimi 5 anni sono circa 80.000 i pazienti che hanno beneficiato di un intervento tempestivo, di cui 28.000 nell'ultimo anno. Sono state più di 670.000 le giornate di degenza risparmiate, di cui 200.000 nel 2015. La proporzione di interventi entro i due giorni che nel 2010 si attestava al 31%, nel 2015 è passata al 55%, crescendo del 5% anche rispetto al 2014. Per questo indicatore il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell'assistenza ospedaliera ha fissato, come valore di riferimento, lo standard minimo al 60%. A livello intra e interregionale si osserva una notevole variabilità, con valori per struttura ospedaliera che vanno da un minimo dell'1% ad un massimo del 97%. In ogni regione è presente almeno una struttura che rispetta lo standard, fatta eccezione per Campania, Molise e Calabria.
Nel corso del Trauma Meeting di Riccione parleremo anche di fratture periprotesiche, quelle cioè che si sviluppano attorno ad una protesi di anca, ginocchio o spalla, e che riguardano ormai un'evenienza sempre più frequente - 5% circa degli impianti – con numeri elevati in considerazione dell'aumento delle protesi impiantate (circa 180.000 per anno nel nostro Paese). Infine, un argomento più tecnico, le vie chirurgiche di accesso, riguardante le modalità di intervento chirurgico, che sicuramente riscuoterà molto interesse nella platea”.
La nostra O.T.O.D.I., è da sempre impegnata nell'aggiornamento degli specialisti ortopedici, con l'organizzazione di congressi, corsi, promozione di fellowship di giovani colleghi presso centri di riferimento. Non si può avere formazione senza il coinvolgimento vero e convinto dei giovani, che vanno inseriti nella vita societaria a pieno titolo, che bisogna motivare con iniziative dedicate, ma ai quali bisogna anche chiedere uno sforzo nel proporsi attivamente, mostrando appieno tutta la loro capacità di visione della professione ortopedica orientata verso il futuro.
Un ruolo importante che le Società scientifiche sono chiamate a svolgere, dopo l'emanazione della legge Gelli sulla responsabilità professionale, è quella della elaborazione di linee guida in ambito professionale, compito delicato ma istituzionale per le nostre associazioni, già attive in questo, che dovranno essere convogliate in un percorso coordinato dal Ministero della Salute attraverso l'Istituto Superiore di Sanità.
Nei rapporti con gli Enti istituzionali (Ministero, Regioni, Aziende sanitarie), alle Società scientifiche ritengo debba essere richiesto, oltre che un ruolo consultivo, tra l'altro quasi sempre molto marginale, un ruolo propositivo su temi di “politica sanitaria”, che vengono affrontati ormai da tempo soltanto nelle stanze chiuse della politica o, peggio, nelle arene mediatiche. Il nostro ruolo deve essere riaffermato con forza, in un cammino non facile, che ci veda coinvolti con le altre Società a formare un fronte comune con omogeneità d'intenti e di strategie. Riconosco che non sia un percorso facile, ma mi sembra doveroso ricordare che nulla può una singola sigla se non all'interno di un percorso comune condiviso con altri.
E' però fondamentale anche il pieno supporto della comunità scientifica tutta alla salvaguardia del nostro profilo morale oltre che professionale, che tuteli la dignità della chirurgia ortopedico-traumatologica sempre più complessa e difficile.
L'OTODI è nata per questo, affermare la professionalità, ricordare e promuovere lo spirito formativo continuo del mondo ortopedico-traumatologico ospedaliero.
L'evento di Riccione rappresenterà un'occasione unica di confronto tra le varie scuole di traumatologia e gli autori chiamati a relazionare. Parteciperanno anche specialisti stranieri provenienti da altri Paesi europei. Il congresso sarà presieduto da Giorgio Maria Calori, Direttore dell'Unità Operativa di Chirurgia ortopedica e riparativa e risk management dell'Istituto Ortopedico Gaetano Pini-Cto di Milano; Bruno Michele Marelli, Direttore del Dipartimento di Ortotraumatologia generale e Chirurgie ortopediche specialistiche dell'Istituto Ortopedico Gaetano Pini-Cto di Milano e Vincenzo Zottola, Direttore dell'Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dell'Ospedale Sant'Anna di Como.


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