Lavoro e professione

Congresso Fimmg, Scotti: «Senza ricambio generazionale in Medicina generale è la fine del Ssn»

di Red. San.

«Non dare soluzione al problema del ricambio generazionale in Medicina Generale determinerà la fine del Ssn». Con questa considerazione tranchant è iniziata la relazione di Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Fimmg, impegnata fino al 7 ottobre nel 74° Congresso nazionale a Domus De Maria (Cagliari) .

Scotti ha ribadito il suo no alla centralizzazione dell’offerta. «Qualcuno pensa che la gestione delle cure primarie di 15.000.000 di Italiani possa essere risolta centralizzando l'offerta. Niente di più falso. Basterebbe considerare che le sole aree metropolitane di 14 città italiane accolgono 21.000.000 di cittadini in poco più del 10% della superficie del territorio italiano per comprendere che nel rimanente 90% (270.000 Kmq) la restante metà dei cittadini italiani non avrà riferimenti sanitari territoriali, avendo già oggi un offerta assistenziale con strutture lontane e non facilmente raggiungibili».

Sulla nuova convenzione, per il segretario nazionale Fimmg «Bisogna chiarire ed è necessario, indispensabile farlo, quale sia il ruolo dell'Acn, quale il ruolo degli Accordi integrativi regionali e, nella visione organica dei due, quale sia il ruolo per il Medico di Medicina Generale». Ad avviso di Fimmg, infatti, l'Acn «deve rappresentare il sistema operativo in cui agiscono i pur differenti software degli Accordi integrativi regionali che però non possono entrare in conflitto con il sistema operativo dell'Acn. Non funzionerebbero. Non possono poter funzionare se vogliamo che sia garantita ad ogni cittadino italiano una Medicina Generale univoca, coerente, equamente accessibile, performante su tutto il territorio nazionale».

Gli strumenti andranno cercati nella prossima legge di bilancio «per obiettivi di finanziamento indiretto sui fattori di produzione della medicina territoriale o meglio della Medicina Generale».

Rispetto all’Acn, il momento potrebbe essere epocale, sottolinea Scotti: «Abbiamo l'eccezionale coincidenza dei rinnovi contrattuali di aree professionali diverse, sia nella convenzionata che nella dipendenza. Se crediamo in un'evoluzione performante dell'azione professionale, questa opportunità non potrà che prevedere i giusti modelli di integrazione tra i professionisti».

E sulla riorganizzazione della Aziende sanitarie siamo esse territoriali, ospedaliere o miste previsto dal Dm 70/2015 non bisognerebbe perdere nell'azione contrattuale la chance di rendere coerente con questo processo «la ricerca di indicatori di integrazione ospedale-territorio e di integrazione tra professionisti svolta in Agenas». «Non si fanno performance da soli. Non si raggiungono risultati di salute da soli».

Riconoscimento sociale, progressione di carriera e risultato reddituale sono «i principi cardine della motivazione di un qualunque lavoratore e gli ambiti su cui stimolare il senso di ricompensa». Categorie valide anche per i Mmg.

E per affrontare lo tsunami della cronicità, va fatta tabula rasa del «vetusto meccanismo organizzativo di una sanità in silos». «Anche su questo si è lavorato - sottolinea Scotti - e si sta lavorando sui tavoli del Ministero e su quelli dell'Aifa; su quest'ultimo contesto permettetemi un grazie alla sensibilità professionale, oltre che umana, del suo Direttore Generale, Mario Melazzini. È arrivato il momento che alcune aree di terapia tornino ad essere patrimonio dell'agito e dell'utilizzo dei medici di medicina generale, soprattutto considerando l'impegno di responsabilità sulla sostenibilità e su appropriatezza delle scelte».


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